Giorgio Armani occupa la terza posizione nella classifica degli italiani più ricchi del 2019 stilata dalla nota rivista americana Forbes; lo stilista è dietro Leonardo Del Vecchio fondatore di Luxottica e Giovanni Ferrero, proprietario dell’omonima azienda leader del settore dolciario.
Giorgio Armani: vita e carriera
Nato a Piacenza l’11 luglio 1934, Giorgio Armani si trasferisce a Milano dopo la seconda guerra mondiale per poi diplomarsi nel 1953 al Liceo Leonardo Da Vinci. A quel punto intraprende gli studi in medicina: frequenta l’università per tre anni prima di essere chiamato per il servizio militare; dopo aver lavorato per qualche tempo alla Rinascente come vetrinista e commesso sceglie di dedicarsi completamente alla moda.
Nel 1965 è assunto da Nino Cerruti per cui disegna una linea del marchio Hitman: è solo il primo passo di una lunga gavetta che lo porta nel 1975 a fondare l’azienda Giorgio Armani Spa. Nel 1981, invece, apre sempre a Milano il primo storico negozio Emporio Armani. Nel 1982 conquista la copertina di Time: è il momento della definitiva consacrazione (l’onore era stato concesso solo a un altro stilista, quarant’anni prima, Cristian Dior). Oggi, sono oltre 2mila i punti vendita Armani sparsi per 46 paesi del mondo. Armani però non può essere considerato solo un marchio: nel tempo si è affermata come una vera e propria icona dello stile e dell’eleganza.
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Quanto guadagna Armani?
Giorgio Armani, sempre per Forbes, oltre a essere il terzo italiano più ricco e attualmente anche il 140esimo uomo più ricco al mondo. Il patrimonio dello stilista, stando alla rivista specializzata, dovrebbe attestarsi tra gli 11 e i 12 miliardi di dollari. Cifre che ne fanno anche lo stilista più ricco al mondo: niente male per un imprenditore partito con 10 milioni di lire reperiti grazie alla vendita della propria auto (già nel 1976, secondo anno di attività, i ricavi ammontavano a 569 milioni di lire).
Invece, il fatturato della Giorgio Armani Spa, nel 2018, è arrivato a quota 2,109 miliardi di euro, 3,806 considerando anche i ricavi indotti dalle licenze. Entrambi i dati sono in calo rispetto al 2017 ma bisogna considerare un considerevole aumento degli investimenti in ottica razionalizzazione di marchi. Una scelta che di solito determina una flessione nel breve periodo ma che indica una riqualificazione della rete distributiva e un rinnovamento del modello di business che a lungo termine si rivela spesso vincente. Il gruppo Armani ha comunque un patrimonio netto di 2,064 miliardi (152 milioni di utile netto).