Gigi Riva compie 75 anni. Un uomo a capo di un intero popolo
“Quando vedevo la gente che partiva alla otto da Sassari e alle undici lo stadio era già pieno, capivo che per i sardi il calcio era tutto. Ci chiamavano pecorai e banditi in tutta Italia e io mi arrabbiavo. I banditi facevano i banditi per fame, perché allora c’era tanta fame, come oggi purtroppo. Il Cagliari era tutto per tutti e io capii che non potevo togliere le uniche gioie ai pastori. Era la mia terra, ero arrivato all’età di diciotto anni. All’epoca ci mandavano i militari puniti. In continente ci chiamavano pastori o banditi, oggi fanno a gara per farsi le vacanze qui“
Il 7 novembre 1944 nel piccolo paese di Leggiuno in provincia di Varese nasceva uno dei giocatori italiani più forti di sempre: Gigi Riva. La sua è una storia che resta molto particolare. Perché Riva non è stato un semplice calciatore che ha scritto la storia, ma lo si può definire a tutti gli effetti un singolo uomo a capo di un intero popolo, quello sardo.
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Gigi Riva: la Sardegna al di sopra di tutto
A Cagliari Rombo di Tuono ci è arrivato nel 1963, disputando il campionato di Serie B. A fine stagione arrivò la promozione in massima serie e cominciò di conseguenza la sua leggenda. La squadra rossoblu in pochi anni si trasformò in una delle più grandi potenze del calcio italiano, riuscendo a contrapporsi ai grandi club, quelli del nord. Questo lo diciamo perché ai tempi le divisioni fra nord e sud erano ben più nette rispetto ad oggi e una squadra del meridione pareva impossibile potesse raggiungere certi risultati.
La storia il Cagliari la scrisse al termine del campionato 1969/1970, quando si laureò campione d’Italia, il primo titolo per una squadra del sud. Quell’anno per Riva rischiò di diventare leggendario, se non fosse per quella maledetta finale di Coppa del Mondo persa per mano di un Brasile che si dimostrò ancora più forte della nostra super Nazionale dell’epoca.
“Per valere un miliardo di lire io la domenica che cosa dovrei fare? Almeno due gol a partita!”.
Subito dopo quel Mondiale, la Juventus decise di voler acquistare a tutti i costi Gigi Riva. I bianconeri arrivarono ad offrire addirittura un miliardo di lire al Cagliari per accaparrarselo, ma fu lui in prima persona a rifiutare. Cagliari era diventata la sua prima casa e nemmeno una cifra spropositata per l’epoca riuscì a fargli cambiare idea. Nonostante diversi brutti infortuni occorsi in quelle annate, Riva continuò a giocare ad altissimi livelli con la formazione isolana che, tuttavia, dopo la vittoria del tricolore si ridimensionò nelle stagioni successive, riuscendo comunque a tornare in Europa nel 1972.
Quello che colpì maggiormente fu sempre e comunque il suo rapporto con la Sardegna. Per il popolo sardo diventò in breve tempo qualcosa in più di un semplice giocatore della squadra più rappresentativa e quel qualcosa lo rappresenta anche ai giorni nostri, nonostante siano passati oltre quarant’anni. Dopo un’infanzia difficile passata anche per il collegio, Riva trovò nel pallone la sua via di fuga e nell’isola la sua casa, tant’è che anche dopo il ritiro dal calcio giocato avvenuto nel 1976, Cagliari ha rappresentato e rappresenta tuttora la sua quotidianità e residenza fissa.
E anche livello nazionale è sempre stato dipinto come uno dei giocatori più forti della storia ed è tuttora il miglior marcatore dell’Italia. A discapito di una carriera che poteva essere dorata, Gigi Riva ha sempre preferito restare umile – forse anche fin troppo – rimanendo un esempio difficile da emulare ai giorni nostri, dove il portafoglio e la gloria personale fanno sembrare storie simili pura fantascienza.