L’ex europarlamentare di Forza Italia Lara Comi è stata arrestata per una vicenda di tangenti, insieme all’amministratore delegato dei supermercati Tigros Paolo Orrigoni e al direttore generale di Afol Metropolitana Giuseppe Zingale. I primi due sono agli arresti domiciliari, mentre il terzo è finito in carcere. La questione è una branca dell’indagine “Mensa dei Poveri”, mentre l’ordinanza è stata firmata dal gip Raffaella Mascarino su richiesta dei pubblici ministeri Silvia Bonardi, Luigi Furno e Adirano Scudieri. Le accuse rivolte nei confronti dei soggetti sono di corruzione, finanziamento illecito e truffa. Gli arresti arrivano 6 mesi e 7 giorni dopo i 43 fermi relativi al primo filone dell’indagine.
Lara Comi ai domiciliari per tangenti: il fatto
Come spiega Il Fatto Quotidiano, Lara Comi si ritrova indagata per corruzione “rispetto a una consulenza che l’avvocato ligure Maria Teresa Bergamaschi ha incassato dalla Afol di Zingale” ed è inoltre accusata di due truffe nei confronti del Parlamento europeo, da cui si è allontanata lo scorso maggio a seguito degli arresti relativi alla prima fase dell’inchiesta.
Una delle due truffe riguarda “la retrocessione in contanti di parte dello stipendio di un suo ex addetto stampa”; l’altra concerne l’iscrizione di Nino Caianiello nel suo staff, coinvolto nel meccanismo delle tangenti. Altra accusa rivolta nei confronti della donna riguarda infine un finanziamento illecito di 31 mila euro percepito tramite una consulenza fittizia fornita a una società del presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti, e per la quale è stata emessa falsa fatturazione.
Come si legge nell’ordinanza di arresto firmata dal gip Raffaella Mascarino, “dall’esame degli elementi indiziari emerge la peculiare abilità che l’indagata Comi ha mostrato di aver acquisito nello sfruttare al meglio la sua rete di conoscenze al fine di trarre il massimo vantaggio in termini economici e di ampliamento della propria sfera di visibilità” dal ruolo pubblico che ricopriva.
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L’intercettazione
Stando a quanto riportano gli inquirenti, Lara Comi sapeva di essere nel loro mirino e di poter finire sotto indagine. I media stanno riprendendo una conversazione intercettata della Comi con l’avvocato e collaboratrice Maria Teresa Bergamaschi avente come oggetto una versione da fornire a giornali e magistrati: “Oggi io dirò che non ho mai preso 17 mila euro, non ho mai avuto consulenze con Afol né di società a me collegate che non esistono”. Alla Bergamaschi, inoltre, la Comi consiglia di usare Telegram perché “più comodo”, soprattutto perché permette di distruggere i messaggi. “Se dovessero chiamarti non rispondere né al telefono né agli sms, poi ti spiego”, conclude l’ex eurodeputata.
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Le parole dell’avvocato difensore di Lara Comi
Dopo la notizia dell’arresto, si è pronunciato anche l’avvocato difensore di Lara Comi, Giampiero Biancolella. “L’unica preoccupazione per la mia cliente è la salute dei suoi genitori”. Il padre di Lara Comi, infatti, in mattinata ha subito un intervento delicato e tutto ciò è avvenuto “mentre i giornalisti scrivono dell’arresto della figlia”.