La vittoria a Parma del grillino Federico Pizzarotti ha certificato sommariamente due cose. La prima riguarda la fine della verginità politica del Movimento 5 Stelle. Con l’elezione a sindaco di un loro candidato, ora i grillini sono attesi alla verifica sul campo. Dalle parole si passa ai fatti. Dietro all’ampio consenso ricevuto dalle urne si nasconde, infatti, una grande fiducia nel progetto di Pizzarotti. In seconda analisi si evidenzia viepiù l’agonia in cui versano i “vecchi” partiti, nessuno escluso. Gli esponenti di Pd, Pdl e Lega hanno cercato di minimizzare la déblacle elettorale nascondendosi dietro a: giochi di parole (Bersani: “A Parma abbiamo non vinto”); a scelte politiche sbagliate (Alfano: “Abbiamo sbagliato candidati e paghiamo il sostegno a Monti”); e a scandali giudiziari (Maroni: “Noi castigati da paghette e lauree”). Tutti però evitano il raffronto con il vero vincitore di queste amministrative: Grillo.
[ad]Ignazio La Russa addirittura tenta di intestare la vittoria del M5s al Pdl: “Tra la sinistra e Grillo a Parma probabilmente avrei votato Grillo. Il centrodestra a Parma ha votato Grillo” ha dichiarato davanti alle telecamere del Tg3. Bersani invece spiega così la sconfitta del candidato Pd a Parma: “Ci sono comuni come a Parma e a Comacchio dove noi abbiamo non vinto perché vorrei ricordare che Parma e Comacchio erano governati dal centrodestra. Ho sentito La Russa compiaciuto perché a Parma hanno votato Grillo e so che Grillo pone domande a cui rispondere ma non è corretto interpretare il voto amministrativo solo in questa chiave”. Infine, Maroni, vede in Grillo, la figura di un Bossi ai primordi della sua avventura politica: “Non vorrei fare l’errore di chi agli inizi degli anni Novanta diceva che Lega era solo un fenomeno di protesta o fenomeno passeggero”.
Rinnovare – Grillo è diventato quindi l’uomo nuovo nell’agone politico italiano. Un uragano capace, forse, di mandare in soffitta la Seconda Repubblica con i suoi vecchi e imbolsiti protagonisti. Ma per paradosso può diventare “indirettamente” colui che ha risvegliato dal torpore Pd, Pdl e Udc. Gli esponenti della cosiddetta “strana maggioranza”, dopo la batosta elettorale, sembrano essersi risvegliati dal lungo sonno in cui erano immersi da anni. Nell’aria c’è voglia di cambiamento. Da via dell’Umiltà si chiede a gran voce “Rinnovamento”. L’esponente del Pdl, Maurizio Lupi vuole “facce nuove”. Il suo collega di partito Osvaldo Napoli aggiunge: “Bisogna ripartire dal territorio”.
Dello stesso parere il leader in pectore della Lega, Maroni: “Ci vuole un ricambio generazionale e un rinnovamento profondo”. Concetti che trovano eco anche dall’altra parte della barricata. “Bisogna spingere sull’acceleratore dell’innovazione” dichiara senza mezzi termini l’ex segretario del Pd Walter Veltroni. “Dobbiamo rinnovare e rinnovarci” rilancia Beppe Fioroni. A Largo del Nazareno addirittura vagheggiano di andare alle prossime elezioni con un listone civico nazionale guidato da Roberto Saviano. A quanto pare Beppe Grillo e il suo movimento hanno fatto scuola.