Dimissioni Conte: cosa succede adesso? Prossime tappe e scenari
Dimissioni Conte: cosa succede adesso? Prossime tappe e scenari
Dimissioni Conte: in questi momenti il Presidente del Consiglio, dopo aver annunciato che questo governo è arrivato al Capolinea in CdM, è diretto al Colle per consegnare l’incarico nelle mani del Capo dello Stato. Cosa succede adesso? Le prossime tappe e i possibili scenari.
Dimissioni Conte: si apre la “crisi al buio”
Dimissioni Conte: alla fine, il Presidente del Consiglio ha preferito non rischiare di finire in minoranza al Senato nella votazione sulla relazione sullo stato della Giustizia che giovedì avrebbe dovuto tenere il Guardasigilli Bonafede (naturalmente adesso è saltata). Le stime volevano l’esecutivo intorno a soli 150 voti a Palazzo Madama, ben sotto la maggioranza fissata a 161. Per prendere le redini della situazione in mano Conte poteva solo anticipare gli eventi, cioè riconsegnare l’incarico a Mattarella: l’ipotesi non piaceva molto all’inquilino di Palazzo Chigi ma il pressing di Pd ed M5S deve essersi fatto troppo forte.
L’eventualità preferita dal Presidente del Consiglio Conte, dopo la crisi “informale” dovuta all’uscita dal governo di Italia Viva, era quella di sostituire i voti dei renziani con quelli di un nuovo gruppo formato dai cosiddetti “volenterosi”. Tuttavia, le trattative degli ultimi giorni non si sono concluse positivamente: soprattutto i centristi, a partire da Tabacci passando per quelli dell’Udc, hanno insistito per la formalizzazione della crisi, passaggio fondamentale per coagulare una nuova maggioranza intorno al Conte ter, il terzo esecutivo guidato dall’avvocato pugliese nella medesima legislatura. Detto ciò, Conte sperava di salire al Quirinale con una lista dei ministri già pronta o comunque con delle certezze sui nomi “costruttori”. Non sembra avere nessuna delle due cose.
Le possibilità di vedere un Conte ter
Per questo si parla di crisi al buio: Conte, innanzitutto, non può essere certo di ottenere un nuovo mandato esplorativo da Mattarella. Qualora lo ricevesse, il che sembra in ogni caso molto probabile, dovrà andare in Parlamento a cercare una maggioranza senza poter fare dei conti ben precisi sulla consistenza della compagine a suo favore. Per esempio, non è escluso che per inaugurare un Conte ter, oltre a una ridistribuzione degli incarichi che coinvolga i “volenterosi”, si debba riprendere il dialogo con Italia Viva. I renziani si sono dimostrati compatti quando Conte pensava di poter contare su diversi “delusi” dallo “strappo” dell’ex sindaco di Firenze. Inoltre, pare che le trattative – con al centro anche la legge elettorale, per quanto gli “azzurri” smentiscano – siano tuttora in corso con Forza Italia.
Insomma, per quello che si può sapere al momento, da mercoledì mattina partirà un nuovo giro di consultazioni tra Presidente della Repubblica e partiti. Andranno più speditamente se Conte avrà mostrato a Mattarella di poter contare su una maggioranza stabile, più lentamente se i numeri non saranno solidi. L’ipotesi di molti analisiti è che Conte non otterrà subito un incarico vero e proprio ma piuttosto un cosiddetto pre-incarico per mostrare al Colle di avere un sostegno “convincente”. Nel caso in cui fallisse, Mattarella dovrà affidare l’incarico di formare un governo a un’altra personalità politica o istituzionale: difficilmente arriverebbe a Pd e 5 stelle (i nomi che circolano di più quelli di Franceschini e Di Maio), potrebbe essere il momento per il Colle di “scongelare” la giurista Marta Cartabia.
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