Recovery plan: l’UE impone nuove tasse per finanziare il Recovery fund. Quali sono?
In questi ultimi mesi, l’argomento Recovery plan è diventato uno dei più discussi. Con esso si intende – in buona sostanza – un dettagliato programma di riforme strutturali, piani di crescita ed investimenti, che il Governo nazionale deve redigere, per rilanciare il paese. Il Recovery plan è essenziale, giacchè senza di esso non si possono ottenere gli aiuti e le risorse del Recovery fund (o Next Generation EU). Inoltre le riforme strutturali citate debbono seguire le linee guida europee.
In questa delicata situazione, l’UE ha appena reso noto che serviranno nuove tasse europee, per coprire i costi del Recovery fund. Vediamo quali sono.
Recovery plan e nuove tasse UE: la decisione del Consiglio europeo
La decisione del Consiglio europeo n. 2053 del 2020, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea L 424 del 15/12/2020, ha infatti disposto l’introduzione di 4 nuovi prelievi fiscali, per individuare le risorse per il Recovery fund e aiutare i paesi che ne avranno bisogno, Italia compresa. Insomma, non basta solo il Recovery plan nazionale.
La finalità è quella di aumentare dello 0,6% fino al 31 dicembre 2058, quelle che sono le entrate dirette UE, ossia le risorse proprie. Infatti, anche Bruxelles ha subito gli effetti negativi della crisi da pandemia e conseguente lockdown: ecco perchè si sta muovendo per coprire le passività legate all’emissione dei recovery bond.
Secondo i conti effettuati dagli uffici delle Istituzioni UE, le nuove tasse europee per il Recovery fund avranno un gettito totale pari a circa 22 miliardi di euro ogni anno. Cifre non esigue, se si pensa che si tratterebbe di quasi il 12% del totale delle entrate del bilancio UE. In buona sostanza, l’Unione mira ad una redistribuzione del gettito a favore della pluralità degli Stati membri che la compongono. Così si assicurerebbe una risposta concreta ai vari Recovery plan presentati dagli Stati UE.
Nuove tasse UE per finanziare il Recovery Fund: ecco quali sono
In particolare, sono state individuate quattro nuove tasse, mirate specificamente a coprire i costi del Recovery fund, stanziato successivamente alla presentazione dei Recovery plan. Vediamole in sintesi:
- plastic tax sui rifiuti di imballaggi di plastica non riciclati. Questo contributo, versato da ogni Stato membro, sarà quantificato in rapporto alla quantità di rifiuti di imballaggi di plastica che non saranno riciclati. Si tratterebbe di circa 7 miliardi di euro per il Recovery fund, tenuto conto di un’aliquota di prelievo corrispondente a 0,80 euro per kg;
- imposta sulle emissioni di CO2 con una quota del 20% dei proventi delle aste del sistema Ue di scambio;
- imposta sulle società, vale a dire un’aliquota del 3% sulla nuova base imponibile consolidata comune. Si tratta di un serie di norme comuni per quantificare gli utili imponibili delle società situate nell’Ue. Ogni Stato, in buona sostanza, tasserà la quota degli utili di sua spettanza alla propria aliquota d’imposta nazionale – e non è da escludere a priori l’introduzione di un’aliquota di prelievo UE. Questa tassazione dovrebbe comportare circa 12 miliardi di euro all’anno a favore del bilancio UE;
- contributi basati sull’Iva semplificata: la percentuale che gli Stati UE trattengono a titolo di spese di riscossione diminuirebbe dal 20% per divenire pari al 10%, con un conseguente aumento degli introiti UE pari a circa 25 miliardi di euro ogni anno.
Concludendo, non resta che attendere i prossimi sviluppi in tema di Recovery plan, Recovery fund, e nuove tasse previste dall’Unione: tutto lascia pensare che, anche in considerazione di una crisi economica che non accenna a diminuire, le citate tasse saranno formalmente introdotte in tempi non lunghissimi.
SEGUI TERMOMETRO POLITICO SU GOOGLE NEWS
Hai suggerimenti o correzioni da proporre?
Scrivici a redazione@termometropolitico.it