Bonus, Rem, Ristori: cosa può saltare con la crisi di governo
La crisi dell’esecutivo, aperta in questi ultimi giorni, desta preoccupazioni non soltanto per l’aspetto evidentemente politico ma, anche per quello che concerne tutti programmi iniziati dalla precedente formazione (sia in riferimento al Governo Conte 1 sia a quello uscente Governo Conte bis), in merito all’emergenza economica e di ripresa causata dall’epidemia da coronavirus. Il 2020 è stato un anno intenso di attività politica per il Governo e il Parlamento, che hanno provveduto a realizzare numerose disposizioni tra sussistenza per le imprese, casse integrazioni straordinarie, bonus e decreti Ristori.
Bonus, Rem, Ristori: cosa salta con la crisi di governo
Durante l’emergenza, oltre alle Leggi di Bilancio ordinarie del 2020 e 2021, sono stati portati avanti il Decreto Cura Italia del mese di marzo e il Rilancio di maggio.
Il Paese, privo di un assetto governativo “nella pienezza delle sue funzioni”, si ritrova così a subire dei rallentamenti circa i cosiddetti dossier, alcuni dei quali riguardano le misure preventive anti – Covid, altri i sostenimenti per fronteggiare l’indebolimento economico.
Tali leggi sono caratterizzate da alcune specialità: non soltanto la numerosità ma anche e soprattutto la complessità e la ricchezza dei provvedimenti, che hanno avuto necessità di numeri decreti attuativi molto elevati: si pensi che gli interventi anti – pandemia fanno riferimento a 504 decreti attuativi, di cui 358 devono essere ancora approvati.
Si stima che il tasso di attuazione delle riforme varate dal Governo Conte bis corrisponda al 32 % ma, se vengono considerati entrambi i Governi, la quota ottiene il 40,5 %.
Decreto Ristori 5 e Reddito di emergenza
La strada degli aiuti economici, che erano in attesa, dopo lo scostamento delle Leggi di Bilancio da 32 miliardi, rischia di scontrarsi verso importanti complicazioni: in particolare, il Decreto Ristori 5 doveva contenere le misure di sussistenza delle partite IVA oltre ai contributi a fondo perduto per le chiusure.
Come ricorda il Ministro dell’Economia e delle finanze Roberto Gualtieri, il decreto Ristori 5 prevedeva le seguenti misure:
- provvedimento sulla Naspi.
- Intervento da un miliardo e mezzo per la decontribuzione degli autonomi.
- Nuovo periodo di cassa integrazione per le imprese colpite dalla pandemia.
Non solo: molti cittadini, rimasti senza entrate, erano in attesa delle misure urgenti di sostegno quali il Reddito di Emergenza, la ulteriore proroga della Naspi e altri bonus interessati.
Il Rem, all’inizio della pandemia, era stato confermato per un’ulteriore proroga di due mesi e la data di giorno del pagamento dipenderebbe dal giorno in cui è stata inviata la richiesta; comunque, l’accredito da parte dell’Inps avviene sempre dalla seconda parte del mese in poi.
Le modifiche legate al Rem riguarderebbero, come precisa la Ministra Catalfo, sia l’erogazione ad altri due mesi come già precedentemente accennato sia alcune modifiche strutturali del Reddito di cittadinanza per aggregare anche gli attuali percettori del Rem.
Cassa Integrazione e Bonus
Il tempo delle consultazioni comporta rallentamenti anche per ulteriori norme messe sul tavolo: tra queste, l’ampliamento di altre 26 settimane per quanto riguarda la Cassa Integrazione. Fino a qualche giorno fa, le intenzioni dichiarate dal Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli affermavano la volontà di “[…] garantire alle imprese la prosecuzione della cassa integrazione gratuita, senza costi aggiuntivi”, in vista delle scadenze a marzo dei blocchi di licenziamento e delle 12 settimane di CIG previste dalla Legge di Bilancio 2021.
Non solo: il governo stava procedendo anche con la riforma degli ammortizzatori ovvero il capitale utile per poter fronteggiare a fine marzo la situazione in merito allo sbloccamento dei licenziamenti. Il progetto iniziale della riforma consisteva nell’idea di coprire la spesa con i fondi europei e poi con un aumento della contribuzione a carico delle imprese; tuttavia ciò non è idealizzabile poiché non è possibile utilizzare i soldi del Recovery Found e non risulta essere un’idea fattibile neppure quella di aumentare i costi sui datori di lavoro. All’interno del Decreto Ristori 5 inoltre era prevista anche la proroga Naspi e come sempre sostenuto dalla Ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, l’arrivo sarebbe previsto fino a fine anno.
La paralisi dell’Irpef e l’assegno unico
A trovarsi in un destino molto complicato e incerto è la riforma dell’Irpef: le ultime parole a tal proposito, sono rilasciate da Leu con la richiesta di “congelare le audizioni” portate avanti dalle Commissioni Finanze di Camera e Senato.
Invece l’iniziativa per l’assegno unico per ciascun figlio a partire dal settimo mese di gravidanza della madre e fino al 21esimo anno di età si basa in una quota universale con in più una parte variabile, oltre a delle maggiorazioni che partono dal terzo figlio o figlio disabile; a volere l’oggetto dell’obbligazione, introdotto all’interno della Legge di Bilancio 2021, è stata la dimissionaria ministra per la Famiglia, Elena Bonetti.
La proroga dei blocchi delle cartelle esattoriali
All’interno del Decreto Ristori 5, o anche pensato come atto autonomo, era previsto una proroga inerente alla proroga dei blocchi delle cartelle esattoriali: si fa riferimento all’arrivo di 50 milioni di atti dopo il blocco avvenuto lo scorso anno e che erano stati “congelati” per tutto il mese di gennaio.
La questione riguarda la possibilità di prorogare il blocco all’invio di cartelle fiscali: il governo stava lavorando in merito all’idea sia di scaglionare l’invio delle cartelle e sia di introdurre una nuova forma di rottamazione per poter dare un ulteriore sostegno ai contribuenti.
Ulteriori incertezze per le opere pubbliche
Oltre a Bonus, Rem, Ristori, Fisco, la crisi di governo pone dei grandi quesiti anche intorno ai grandi dossier delle opere pubbliche: a cominciare da Alitalia alle autostrade. I sindacati hanno infatti richiesto una commissione d’urgenza: Giuseppe Leogrande, commissario straordinario della compagnia ha sottolineato le gravi condizioni di criticità e la difficolta finanziaria su cui sta navigando l’azienda, colpita dai grandi ritardi nella distribuzione degli stipendi. Altri dossier caldi vedono protagonisti la produzione della Whirpool di Napoli, all’interno della quale la classe operaia rimane un “baluardo contro l’eversione”.
Non solo Whirpool: il Governo deve trovare un’altra soluzione anche per il futuro sull’Ex Ilva di Taranto: una crisi che bloccherebbe l’inizio di un nuovo progetto per l’impianto, di natura green che ancora però deve essere messa in pratica, visto che è presente soltanto l’operazione finanziaria, portata da Invitalia.
E ancora, il caso Mps: il Tesoro deve lasciare la banca a un nuovo corso, oggi infatti è un super azionista di maggioranza con il 64, 2 %; un ulteriore rallentamento comporterebbe conseguenze su tutto l’iter di cessione della banca.
Gli scenari che si attendono sotto tutti appesi ad un filo: la crisi di governo è iniziata con numerosi provvedimenti lasciati in stand – by: dal decreto ristori alle linee riguardanti il contenimento Covid19: a lanciare un ulteriore stato di preoccupazione è Roberto Gualtieri, ministro dell’Economia, evidenziando già nei giorni precedenti che senza un governo in grado di operare non potrebbe compattarsi per chiedere alle Camere un ulteriore scostamento “da almeno un punto e mezzo di Pil” corrispondenti a circa 24 miliardi, per poter intervenire sui danni causati dalla pandemia, e la richiesta inoltre, per fondi alla sanità per il consolidamento dell’acquisto dei vaccini.
Valeria La Duca
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