Gamers contro brokers, e un finale che non piacerà ai primi
Un articolo che non vorrei scrivere, ma purtroppo quelli in giacca e cravatta hanno la tendenza a vincere sempre.
GameStop, oltre a essere un’azienda che vende videogiochi e oggettistica relativa, è anche un luogo di ritrovo per appassionati del settore, dove fermarsi a chiacchierare, provare qualche gioco, chiedere consigli e magari fare amicizia. Insomma, è la roccaforte emotiva della comunità nerd 30-40 mondiale. In un giorno qualsiasi, su Reddit, salta fuori che l’azienda GameStop se la passa male. Un po’ a causa del Covid19 che non invoglia a uscire, un po’ perché ormai i videogiochi si comprano online.
In borsa, gli investitori stanno scommettendo sul suo fallimento (detto short), e scommettono sulle scommesse di fallimento. Il valore delle azioni di Gamestop crolla. Se arrivano a 0, Gamestop fallisce. L’immagine dei broker di Wall street in completo gessato e cravatte jacquard che distruggono la roccaforte del gaming è potentissima: ci vanno di mezzo le disuguaglianze, l’odio sociale e generazionale.
I gamers si coalizzano per fare uno short squeeze.
Migliaia di persone qualsiasi comprano azioni Gamestop a prezzi gradualmente crescenti, fino a portare il prezzo delle azioni a +450%. Il motto è semplice: comprate azioni e non vendetele mai. L’azienda che prima aveva un valore di capitalizzazione di un miliardo di dollari, ora ne vale 30. Questo fa sì che alcuni azionisti iniziali di Gamestop diventano ricchissimi: ad esempio, una persona che aveva 100 milioni di euro di azioni ora si trova con 3 miliardi.
Gli investitori che avevano scommesso sul fallimento di Gamestop hanno dovuto fuggire in fretta e furia dopo aver perso tra il 100% e il 450% dei soldi che avevano scommesso, rimettendoci decine o centinaia di milioni. Quindi sono tutti felici, la comunità dei semplici cittadini ha “lanciato un messaggio” ai cattivi investitori di Wall street. Tutti, chi più chi meno, applaudono, è stata “beffata Wall street”.
Purtroppo è una vittoria di Pirro, perché i problemi arrivano adesso.
Gamestop, che valeva un miliardo, ora ne vale 30. Adesso tutti gli investitori in gessato shorteranno sull’azienda, perché è ovvio il prezzo delle sue azioni scenderà. È matematico. Se prima magari scendeva del 20-30%, ora scenderà del 200% o più, per tornare a livelli normali. Tutti quei gamer che hanno comprato le azioni a prezzi assurdi tipo 20, 50 o addirittura 100 dollari perderanno gran parte dei soldi, e saranno i più fortunati.
Se hai messo 1000 dollari e te ne ritrovi 100, ti scoccia ma la faccenda finisce lì.
Ma per portare Gamestop a simili valori significa che sono stati riversati fiumi di soldi. È difficile credere che 300 milioni di persone abbiano messo 100 euro a testa, è più probabile che 30,000 persone ne abbiano messe 100,000 sull’onda dell’entusiasmo e all’idea di arricchirsi. Solo che ci sono buone probabilità quei soldi non li avessero davvero, ma li avessero ingigantiti con la marginazione: azioni a prestito per cui metti solo una parte dei soldi e gli altri ti vengono anticipati.
In questo caso, quando il valore delle azioni di Gamestop crolleranno, i gamers perderanno sulla base del valore delle azioni, non dei soldi che hanno messo effettivamente. Se hai comprato 100,000 dollari di azioni investendo solo 10,000 dollari e le azioni perdono il 90%, tu non hai perso 9,000 dollari; ne hai persi 90,000 a debito.
Ci saranno persone che perderanno risparmi, casa, macchina, e i soldi andranno dritti dritti in tasca a quegli investitori che adesso stanno shortando con ancora più aggressività, perché se prima ipotizzavano la fine di Gamestop, ora ne hanno la certezza matematica.