Crisi di governo: trattative su posizioni ancora distanti. Cosa si sa al momento
Crisi di governo: le trattative in vista della formazione di un nuovo esecutivo sono ancora in corso. Restano distanti le posizioni dell’asse M5S-Pd-LeU e di Italia Viva: in teoria, oggi il Presidente della Camera Fico dovrebbe recarsi al Colle per riferire l’esito del suo mandato esplorativo.
Crisi di governo: posizioni ancora distanti
Crisi di governo: prosegue il dialogo tra M5S-Pd-LeU e Italia Viva. A quanto sembra le posizioni tra le parti sono ancora distanti: il Presidente della Repubblica Mattarella aveva chiesto di risolvere l’impasse entro oggi, martedì 2 febbraio, ma servirà sicuramente più tempo al Presidente della Camera Roberto Fico per concludere il suo mandato esplorativo. In pratica, pare che bisognerà aspettare almeno un giorno in più (se non fino alla fine della settimana) per sapere se la frattura del Conte Bis è stata ricomposta.
La discussione si sta svolgendo, innanzitutto, sui “contenuti”, sugli impegni programmatici che Renzi vorrebbe messi nero su bianco. In questo senso l’attivazione del Mes per sostenere il sistema sanitario e gli investimenti nel quadro del Recovery Plan rivestono un ruolo fondamentale. Tra i temi trattati al tavolo della “vecchia” maggioranza anche la giustizia, la legge elettorale, le politiche attive per il lavoro, la gestione dell’epidemia e naturalmente una ridistribuzione degli incarichi di governo compreso il nome del Presidente del Consiglio.
Spazio anche a bicamerale riforme e no allo spacchettamento di ministeri
Crisi di governo: insomma, le trattative si stanno svolgendo su un ampio spettro di argomenti. Anche e soprattutto per questo è difficile raggiungere un’intesa in tempi brevi. Per quanto riguarda il Mes, per esempio, i renziani ne chiedono l’attivazione, anche parziale, incontrando la netta opposizione dei 5 stelle e una tiepida apertura dei Dem che, d’altra parte, ritengono sia meglio cercare altri fondi per la Sanità pubblica. Poi si è posta un’altra questione spinosa quella del Reddito di cittadinanza: da Italia Viva si chiede di declinarlo totalmente in chiave reinserimento lavorativo con particolare attenzione agli investimenti (qui entrano in gioco le risorse Ue), dai 5 stelle e Pd si rilancia proponendo una riforma strutturale degli ammortizzatori sociali e l’introduzione di salario minimo ed equo compenso.
Sul tavolo anche la legge elettorale da declinare in senso proporzionale (elemento importantissimo per Italia Viva quello della soglia di sbarramento): i 5 stelle a questo punto punterebbero alla reintroduzione delle preferenze e ai 18 anni per votare al Senato. Quindi, i renziani propongono di inaugurare una bicamerale delle riforme, che coinvolga in modo centrale l’opposizione di centrodestra, per modificare il sistema parlamentare in senso monocamerale, introdurre l’istituto della sfiducia costruttiva, cambiare le regole della decretazione di urgenza e riequilibrare le competenze tra Stato e regioni (Titolo V della Costituzione).
Tanto, troppo, di cui discutere per chiudere in fretta un accordo senza considerare che bisogna affrontare anche il tema della ridistribuzione degli incarichi di governo. Su questo Italia Viva ha sempre chiesto “discontinuità”: difficilmente, però, riuscirà a spodestare Conte da Palazzo Chigi (anche se continua a tirare per la giacca Draghi). Di certo, il partito di Renzi otterrà un cambio di passo in alcuni ministeri chiave, Giustizia e Istruzione i più papabili seguiti dal Viminale (mentre sembra blindato Gualtieri). Spacchettare i dicasteri, così da “accontentare più persone”, sarebbe “un errore triste”, ha commentato sull’argomento lo stesso ex sindaco di Firenze.
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