Crisi di governo: esecutivo politico o tecnico, differenza e cosa cambia

Pubblicato il 5 Febbraio 2021 alle 12:11 Autore: Guglielmo Sano
Crisi di governo: esecutivo politico o tecnico, differenza e cosa cambia

Crisi di governo: esecutivo politico o tecnico, differenza e cosa cambia

Crisi di governo: dopo il mancato accordo tra l’asse M5S-Pd-LeU e i renziani di Italia Viva, il Presidente della Repubblica Mattarella ha dato l’incarico di formare un nuovo esecutivo all’ex Presidente della BCE Maria Draghi. Una figura di “alto profilo” ma di certo non un politico in senso stretto (anche se da sempre legato alle stanze dei bottoni italiane, europee e mondiali).

Crisi di governo: cos’è un governo tecnico?

Crisi di governo: quando le forze parlamentari non riescono a trovare un’intesa e, quindi, a coagularsi in una maggioranza alla Camera e al Senato, il Presidente della Repubblica – cui spetta il compito di nominare il Presidente del Consiglio e i singoli ministri su indicazione di quest’ultimo – può scegliere di affidare l’incarico di formare un esecutivo a un personaggio di prestigio o comunque di riconosciuta competenza non diretta espressione dei partiti in Parlamento. Questo è anche il caso di Mario Draghi.

Nel corso dei decenni, sono state diverse le personalità non provenienti dalla politica che si sono insediate a Palazzo Chigi in momenti di particolare difficoltà per il paese: non di rado, pur potendo contare sul sostegno dei partiti in modo trasversale (da ricordare che nessun governo – a meno di casi particolari come il governo di minoranza o dell’astensione – può restare in carica senza avere la maggioranza dei voti a Montecitorio e Palazzo Madama), hanno scelto per la propria squadra degli esperti in singole materie e non dei parlamentari o comunque degli esponenti partitici.

A cosa serve un governo tecnico?

Crisi di governo: in sostanza un esecutivo formato da tecnici serve per risolvere problemi specifici, talvolta prendendosi la responsabilità di fare scelte difficili e impopolari, in momenti di profondo disaccordo sulle soluzioni da attuare da parte dei partiti in Parlamento. Per esempio, il governo di Ciampi tra l’aprile ‘93 e il maggio ’94 risolse il rebus della riforma elettorale introducendo il sistema maggioritario, il governo Dini (gennaio ’95-maggio ’96) riuscì a varare una profonda riforma delle pensioni, infine, il governo Monti (novembre 2011-aprile 2013) affrontò una crisi del debito pubblico praticamente senza precedenti.

Posto questo, l’esecutivo che potrebbe essere presto inaugurato da Mario Draghi più che tecnico si dovrebbe definire di larghe intese, visto che molto probabilmente includerà forze politiche di tutti gli schieramenti anche dal punto di vista degli incarichi, o del Presidente (visto che il suo nome è stato indicato esplicitamente dal Capo dello Stato). In questo senso, potrebbe assomigliare più al governo Letta che agli esecutivi Ciampi, Dini e Monti.

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L'autore: Guglielmo Sano

Nato nel 1989 a Palermo, si laurea in Filosofia della conoscenza e della comunicazione per poi proseguire i suoi studi in Scienze filosofiche a Bologna. Giornalista pubblicista dal 2018 (Odg Sicilia), si occupa principalmente di politica e attualità
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