7 punti governo Draghi: vaccini, scuola, fisco. Ecco i dossier principali
Che il governo Draghi non sia nato per durare si vede dai profili messi opportunamente a ricoprire cariche finalizzate a investire le risorse in modo giusto ed equilibrato. Un governo che, passata la tempesta, sarà lieto di passare la palla agli elettori. Questa, almeno, è l’impressione iniziale data dalla squadra di governo annunciata lo scorso weekend dal nuovo premier Draghi. Bisognerà pertanto porre mano al Recovery Plan e prendere alcuni decisioni fondamentali su alcuni aspetti, come Alitalia ed ex Ilva, ma anche le decine di milioni di cartelle fiscali pronte a partire, senza dimenticare gli altri punti delicati del lavoro, il divieto dei licenziamenti e il prolungamento della cassa integrazione, il piano vaccinale, la scuola, poi le riforme, dal fisco passando per le pensioni. Andiamo a vedere punto per punto.
Il piano vaccini
L’obiettivo del nuovo governo capitanato da Draghi è quello di avere come principale riferimento una piattaforma unica nazionale e la Protezione Civile nuovamente coinvolta. Guardando strettamente ai numeri si punta ad almeno 300-400 mila vaccinazioni al giorno, facendo entrare nella partita anche i medici di famiglia, mentre a giugno arriverà il tanto atteso vaccino italiano Reithera.
Il governo Draghi e la riforma fiscale
Dalla revisione delle aliquote all’abolizione della flat tax. Cos’ha in mente l’esecutivo Draghi sul tema fiscale e delle tasse? Plausibile una supplementare riduzione del cuneo fiscale, sempre considerando la progressività dell’imposta, mentre si continuerebbe la guerra contro l’evasione fiscale. La chiave sta però nell’attrarre gli investimenti: una fiscalità meno articolata, complessa e burocratica potrebbe essere miele per gli investimenti.
Governo Draghi punta su green e tecnologia
La transizione energetica da un lato, digitale dall’altro. Sarà un governo “ambientalista”, che attuerà politiche improntate a un’economia circolare, cercando di segnare la strada per realizzare gli obiettivi europei. Il 37% del Recovery Plan sarà proprio investito su questo punto chiave e sarà gestito dal ministro Roberto Cingolani. Green e tecnologia (se ne occuperà il ministro Colao) viaggeranno assieme per dare al Paese un futuro sostenibile. A dare man forte ci penserà anche il ministero delle Infrastrutture presieduto dal ministro Giovannini. Sono questi i tre nomi che gestiranno gran parte delle risorse del Recovery, se non quasi tutte. Sotto l’aspetto tecnologico si punta al completamento della rete a banda larga e al 5G, nonché la digitalizzazione dell’intero sistema scolastico e il cablaggio di ogni territorio.
Scuola e istruzione
Potrebbe essere introdotto il parametro di valutazione complessiva del lavoro e del valore degli insegnanti, mentre quasi certa è il ruolo di primo piano che sarà ricoperto dalla formazione digitale. Non mancheranno poi interventi per compensare i vuoti di cattedra.
La giustizia
Altro tema che sarà affrontato (se ne occuperà la ex presidentessa della Corte Costituzionale Marta Cartabia) sarà quello della giustizia civile, altro ostacolo agli investimenti. Altro aspetto importante (ma molto delicato viste le reticenze degli esponenti del M5S) è quello della prescrizione.
Opere pubbliche
Tema centrale è anche quello delle opere pubbliche, la cui lentezza italica è ormai leggendaria. Si è parlato e si parla ancora di modello Genova, con un ponte ricostruito in soli due anni grazie alle diverse deroghe. Sono oltre 50 le opere urgenti pronte a partire.
Il governo Draghi e le pensioni
Sarà il tema di fine anno: l’obiettivo è trovare una misura che sostituisca Quota 100, sfruttando magari le risorse risparmiate garantisca quella flessibilità necessaria ad alcune categorie di lavoratori (gravosi, tra tutti) ed eviti lo scalone di 5 anni che si verrebbe a creare dal 1° gennaio 2022. Per il resto Bruxelles ci guarda e l’obiettivo sarà ridurre la spesa pensionistica. Se ne occuperà il ministro Orlando, che dovrà rivedere in meglio anche il reddito di cittadinanza.
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