Riforma del Fisco secondo Draghi: Irpef, semplificazione e lotta all’evasione
Riforma del Fisco secondo Draghi: Irpef, semplificazione e lotta all’evasione
Il neo premier Mario Draghi, dopo avere incassato un ampio consenso prima al Senato e poi alla Camera, si appresta ad affrontare i maggiori problemi che affliggono l’Italia, insieme alla squadra di Governo. Tante le questioni aperte: vaccinazione e lotta ai nuovi contagi, fisco, lavoro, scuola e non solo. Uno degli argomenti che sicuramente terrà banco nelle prossime settimane è e sarà la riforma del Fisco, l’ennesima.
Emerge la necessità di procedere a una riforma organica e complessiva, coinvolgendo anzitutto esperti in materia fiscale. La prossima riforma del Fisco – secondo la ricetta Draghi – non deve essere il prodotto del lavoro di politici, ma di tecnici, ossia di esperti in questa complessa materia, che diano luogo ad una revisione di ampio respiro. Vediamo più nel dettaglio.
La prossima riforma del Fisco deve essere ampia, strutturata ed unitaria
Per il neo Presidente del Consiglio, il tema della tassazione in Italia è così delicato, articolato e complesso, da richiedere un intervento di riforma drastica, e non per singole parti. Infatti, come ha ricordato in Parlamento lo stesso Draghi: “non bisogna dimenticare che il sistema tributario è un meccanismo complesso, le cui parti si legano una all’altra. Non è una buona idea cambiare le tasse una alla volta. Un intervento complessivo rende anche più difficile che specifici gruppi di pressione riescano a spingere il Governo ad adottare misure scritte per avvantaggiarli. Inoltre, le esperienze di altri paesi insegnano che le riforme della tassazione dovrebbero essere affidate a esperti, che conoscono bene cosa può accadere se si cambia un’imposta. Ad esempio la Danimarca, nel 2008, nominò una Commissione di esperti in materia fiscale. La Commissione incontrò i partiti politici e le parti sociali e solo dopo presentò la sua relazione al Parlamento“.
In particolare, il neo Premier si concentra dunque sull’esempio danese del 2008, per dar luogo ad una robusta riforma del Fisco in Italia, che renda finalmente le regole armoniche tra loro, non arzigogolate e agevolmente comprensibili a chiunque.
Tuttavia, lo stesso Draghi ha anche ben presente che quanto realizzato dai danesi alcuni anni fa, in buona sostanza, non ha fatto altro che riprendere le linee essenziali della riforma del Fisco italiana, avutasi ad inizio degli anni ’70 e compiuta da figure tecniche.
Circostanziate e puntuali le parole del Premier sul tema della riforma del Fisco, degli esempi da seguire e delle linee metodologiche da adottare per realizzarla: infatti in Danimarca “Il progetto prevedeva un taglio della pressione fiscale pari a 2 punti di Pil. L’aliquota marginale massima dell’imposta sul reddito veniva ridotta, mentre la soglia di esenzione veniva alzata. Un metodo simile fu seguito in Italia all’inizio degli anni Settanta del secolo scorso quando il Governo affidò ad una commissione di esperti, fra i quali Bruno Visentini e Cesare Cosciani, il compito di ridisegnare il nostro sistema tributario, che non era stato più modificato dai tempi della riforma Vanoni del 1951. Si deve a quella commissione l’introduzione dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e del sostituto d’imposta per i redditi da lavoro dipendente. Una riforma fiscale segna in ogni Paese un passaggio decisivo. Indica priorità, dà certezze, offre opportunità, è l’architrave della politica di bilancio“.
In buona sostanza, una efficace riforma fiscale è sola che può aiutare il Paese a risalire la china, ed è utile non soltanto in sè, ma anche perchè di supporto ad altri rilevanti settori, come ad esempio la politica di bilancio e il delicato tema del lavoro.
Revisione Irpef, principio di progressività e rinnovata lotta all’evasione fiscale
Più nel dettaglio, Mario Draghi sembra voglia affrontare, una volta per tutte, la questione Irpef – ossia la nota imposta sul reddito delle persone fisiceh – dando luogo ad una profonda revisione di questa tassa. Soltanto così è davvero possibile, da un lato, semplificare e razionalizzare il prelievo fiscale e, dall’altro, diminuire il carico fiscale, nel pieno rispetto del principio di progressività, un altro dei capisaldi della riforma del Fisco, secondo il Premier Draghi.
Sulla stessa linea della semplificazione e della trasparenza, il Presidente del Consiglio intende rinnovare con ancora maggiore forza la lotta contro l’evasione fiscale, la quale deve rappresentare un ulteriore tratto distintivo della futura politica in materia di tasse e riforma del Fisco. Anzi, secondo l’ex Presidente della BCE, è necessario spingere verso metodi innovativi come i meccanismi premiali a favore di chi usa i mezzi di pagamento elettronici (il bonus cashback ne è un esempio) e i nuovi limiti all’utilizzo del contante, nella finalità di contrastare il reato di riciclaggio.
Concludendo, se è vero che – in tema di riforma del Fisco – uno dei capisaldi è proprio il principio di progressività, è altrettanto vero che detta dichiarazione di principio, da parte di Mario Draghi, accogliendo le richieste di chi vuole una riduzione delle tasse, al contempo non va in direzione della Lega, che sostiene l’utilità della cd. flat tax. Quest’ultima, infatti, ha natura più proporzionale – ossia tutti pagano la stessa percentuale, redditi bassi e alti – che progressiva – paga di più chi guadagna di più, come è appunto oggi. Non resta che attendere le prossime settimane, per capire come il nuovo Governo si muoverà, anche in relazione a questo tema, e quale sarà il metodo di lavoro adottato. Fin d’ora però, pare chiaro che non si potrà prescindere dall’apporto di figure tecniche e da esperti, per dar luogo ad una riforma del Fisco davvero strutturale e sistematica.
SEGUI TERMOMETRO POLITICO SU GOOGLE NEWS
Hai suggerimenti o correzioni da proporre?
Scrivici a redazione@termometropolitico.it