Perseverance: partita la storica missione su Marte. Perché è speciale?
Perseverance: partita la storica missione su Marte. Perché è speciale?
Il rover della Nasa Perseverance ha attraversato a lungo lo spazio prima di atterrare nella serata di ieri, giovedì 18 febbraio 2021, su Marte. La missione dovrebbe permettere di ottenere nuove e importanti informazioni sul Pianeta Rosso. D’altra parte, proverà a farlo in un modo mai tentato prima.
Perseverance: un lungo viaggio cominciato l’estate scorsa
Il gorsso rover (più o meno delle dimensioni di un SUV) della Nasa Perseverance è atterrato su Marte intorno alle 22 di ieri, giovedì 18 febbraio 2021. È stato un momento storico, non solo per gli studiosi: infatti, il rover della Nasa è attrezzato per raccogliere dei campioni di suolo marziano e riportarli sulla Terra per essere analizzati.
Il luogo scelto per la missione, ricerca dopo ricerca, sembra poter riservare diverse sorprese per quanto riguarda la “vita” sul pianeta rosso. Il viaggio di Perseverance è cominciato intorno alle 14 del 30 luglio 2020 dalla base di Cape Canaveral ed è finito 203 giorni e 470 milioni di chilometri dopo in un cratere largo quasi 50 milioni di chilometri denominato Jezero.
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Una missione alla ricerca della vita su Marte
Perseverance svolgerà gran parte della sua missione proprio nel cratere Jezero (significa “lago” in molte lingue di ceppo slavo). Le ricerche su Marte hanno portato alla luce come il cratere potrebbe aver ospitato un fiume sfociante, appunto, in un lago. Insomma, si tratterebbe del posto giusto per cercare tra i sedimenti dei batteri o comunque tracce “fossili” di vita biologica.
Detto questo è presto spiegata l’importanza di Perseverance: per la prima volta nella storia, un rover potrebbe consentire di portare indietro dei campioni di suolo marziano. Nel dettaglio, Perseverance dovrebbe raccogliere 43 provette, queste saranno immagazzinate e conservate in attesa di una successiva missione che le recupererà per riportarle sulla Terra. Il materiale raccolto dovrebbe restare integro e incontaminato per almeno 20 anni: in questo lasso di tempo le agenzie spaziali, con la Nasa in testa, contano di preparare un recupero in sicurezza.
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