Riders, Procura di Milano: vanno subito assunti dalle aziende di food delivery
Riders, Procura di Milano: vanno assunti dalle aziende di food delivery
I riders, ossia i ciclofattorini che consegnano cibo a domicilio, debbono poter contare su un contratto di lavoro parasubordinato perchè come afferma la Procura di Milano, non sono “schiavi ma cittadini, vanno assunti 60mila rider”.
L’indagine era iniziata a Milano nel luglio del 2019, a partire da incidenti stradali in cui si sono trovati coinvolti i riders. Ma piano piano, questa inchiesta si è ampliata, tanto che oggi gli inquirenti possono inquadrare nel dettaglio un’organizzazione del lavoro dei riders, che – in non pochi casi – non rispetta affatto i fondamentali diritti dei lavoratori, sconfinando nel vero e proprio sfruttamento. Vediamo un po’ più nel dettaglio.
Riders e tutela dei loro diritti: arrivano le sanzioni
La citata inchiesta milanese ha coinvolto tantissimi rider, interrogati in queste settimane per avere tutte le informazioni utili a valutare la vicenda. Anzi, si può tranquillamente dire che nei faldoni ci sono ormai 60mila “posizioni” di ciclofattorini, sparsi in tutta la penisola.
E proprio in ragione di quanto emerso nei fatti, sono state comminate ammende, nei confronti delle società gestiscono il lavoro dei ciclofattorini o riders (Uber Eats, Glovo-Foodinho, JustEat e Deliveroo), per un totale di circa 733 milioni di euro. Dette sanzioni sono fondate sulle violazioni delle norme sulla salute e sulla sicurezza del lavoro.
Non solo: sono state iscritte nel registro degli indagati sei persone, tra amministratori delegati, legali rappresentanti o delegati per la sicurezza delle quattro multinazionali citate. Come a dire che si tratta di un sistema consolidato e ramificato, quello dello sfruttamento dei lavoratori, che riguarda – trasversalmente – un po’ tutto il mondo del food delivery.
Le parole del Procuratore di Milano Francesco Greco sui riders sono assai chiare: “Non è più il tempo di dire che sono schiavi, ma è il tempo di dire che sono cittadini“. Questi ha poi annunciato dei verbali in cui si impone alle società la tempestiva assunzione di circa 60mila lavoratori impegnati in tutta Italia nell’attività giornaliera di consegna cibo a domicilio.
Greco inoltre, specifica che i riders: “Dovranno essere assunti come lavoratori coordinati e continuativi“. In altre parole: dovranno passare dallo status di lavoratori autonomi e occasionali a quello di parasubordinati.
Alle 4 società citate, è stato dato un tempo pari a 90 giorni per mettersi in regola e così consentire l’estinzione del reato. Se così non sarà, saranno emessi decreti ingiuntivi e il procedimento giudiziario andrà avanti, con assai probabili conseguenze ancora più gravi.
L’inchiesta in corso e gli accertamenti fiscali
Non è finita qui: infatti, oltre al profilo della violazione dei più elementari diritti dei lavoratori, la Procura di Milano ha ufficializzato le attività di accertamento fiscale, di competenza del nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza milanese. Un fascicolo ad hoc è già stato aperto per quanto riguarda l’azienda Uber Eats; ma ne arriveranno sicuramente anche per altre aziende. Il Procuratore Greco ha infatti sottolineato che si tratta anche di controllare se “sia configurabile una stabile organizzazione occulta dal punto di vista fiscale“.
Il Procuratore Greco, nella conferenza stampa fissata per fare il punto della “prima fase” della maxi inchiesta milanese, ha ricordato che i riders – durante il periodo della pandemia – stanno svolgendo una funziona essenziale per tutta la cittadinanza, giacchè si occupano di consegnare celeremente il cibo a domicilio, permettendo a “molte imprese di non chiudere“. Anzi, il PM intende mirare ad un “approccio giuridico”, che consenta di tutelare finalmente tutti i diritti dei riders in quanto lavoratori.
Greco inoltre ha aggiunto che nel nostro paese i riders “hanno un trattamento di lavoro che nega loro un futuro“, aggiungendo poi che “Hanno un permesso di soggiorno regolare, ma non permettiamo loro di costruirsi una carriera adeguata”.
Concludendo, non resta che attendere gli ulteriori sviluppi di questa intricata vicenda, che vede coinvolti riders, aziende di food delivery e procura di Milano. Al centro i diritti di una categoria sempre più vasta di lavoratori.
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