Vaccinazione covid e il paradosso degli avvocati: il caso
Vaccinazione covid e il paradosso degli avvocati: il caso
La vaccinazione covid procede a rilento e non mancano alcune incongruenze degne di considerazione. Il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Roma fa infatti notare una situazione paradossale, con una nota diretta al Ministro della Giustizia, al Ministro della Salute e al Presidente della regione Lazio. Si tratta dell'”assurdo di una vaccinazione a macchia di leopardo sul territorio nazionale, dove capita che gli avvocati siano già considerati categoria a rischio nelle Regioni Sicilia e Toscana e non invece altrove come, ad esempio, a Roma e nel Lazio, nonostante fin da dicembre abbiamo chiesto, sia come COA di Roma e sia come Unione degli Ordini Forensi del Lazio, di procedere alla vaccinazione degli iscritti quanto prima per assicurare continuità al servizio primario della Giustizia“. Insomma, come se non bastasse tutto il resto, si somma ora questa contraddizione che vede al centro coloro che esercitano la professione forense.
Vaccinazione covid avvocati: le polemiche e la nota del COA di Roma
La vaccinazione covid per gli avvocati è argomento discusso e sul tavolo, ma c’è chi fa notare che non vi è invece ancora alcuna data certa per la vaccinazione covid di malati cronici, disabili e ‘caregiver’. Da qui altre polemiche, relative alla nuova apertura delle prenotazioni agli avvocati, che possono domandare la somministrazioni delle dosi AstraZeneca, sommandosi a forze dell’ordine, personale scolastico e altri membri del sistema giudiziario (nell’età tra i 18 e i 55 anni, come previsto per questo vaccino). Si tratta di una situazione di disomogeneità di trattamento, nei confronti della quale urge un rimedio.
Non solo: il Presidente del consiglio dell’Ordine degli avvocati di Roma, Antonino Galletti, nella citata nota, ha fatto notare un paradosso che riguarda, invece, la sola categoria degli avvocati: “Sia a Palermo, sia a Firenze e sia a Roma, gli avvocati svolgono le medesime attività professionali, frequentano aule d’udienza affollate, visitano i detenuti, incontrano una pluralità di assistiti, contribuiscono – come parte essenziale – a garantire la giurisdizione e il diritto di difesa oggetto di protezione finanche costituzionale“. In pratica, gli avvocati come categoria complessivamente considerata sono esposti più di altri al rischio di contagio da coronavirus: ciò implicherebbe una vaccinazione covid, attuata in modo tempestivo e capillare su tutto il territorio, senza distinzioni territoriali.
Il paradosso degli avvocati categoria a rischio in base alla regione
Ma veniamo proprio al paradosso citato, per il quale: “un avvocato romano, che pure può essere chiamato a partecipare un’udienza in presenza a Palermo o a Firenze non è vaccinato, a differenza dei colleghi di quel Foro. Il punto dunque non è chi vaccinare prima e chi dopo fra le categorie a rischio e all’interno della medesima categoria fra le varie Regioni, ma procedere a un intervento organico che riguardi tutto in modo uniforme il territorio nazionale, per evitare che, almeno su temi delicati come questi, il diritto alla Salute e il diritto alla Giustizia, vi siano sperequazioni e si riproducano situazioni grottesche come quella già tante volte denunciata nei mesi scorsi relativa ai provvedimenti organizzativi ed alle linee guida assunte nei vari uffici giudiziari, dove ogni sezione, ufficio e finanche ogni singola cancelleria hanno dettato prescrizioni autonome e del tutto scollegate le une dalle altre“.
Ecco spiegato il perchè della nota indirizzata ai Ministeri: gli avvocati chiedono un tempestivo e dettagliato intervento delle autorità preposte, onde permettere l’inizio di un campagna di vaccinazione covid certamente volontaria, ma resa possibile su tutto il territorio nazionale, senza distinzione tra avvocati considerati a rischio in una regione, e non a rischio in un’altra. Nell’ambito della nota citata, viene altresì richiesto un intervento coerente anche in riferimento a tutti gli operatori del settore, ossia impiegati, cancellieri e magistrati operanti nei tribunali sparsi per la penisola.
Concludendo, non resta che attendere le prossime settimane, per capire se le autorità nazionali agiranno con maggiore capillarità e tempestività nella campagna di vaccinazione covid, e non solo in riferimento alle categorie a rischio.
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