Vaccinazioni coronavirus: la ricetta Draghi per farne di più
Ormai insediatosi a tutti gli effetti, il Governo Draghi deve occuparsi nel merito e con estrema attenzione del piano vaccinazioni coronavirus. L’intenzione è quella di fare presto ed accelerare l’iter che, finora, ha proceduto a rilento, attirando le critiche degli osservatori e di non pochi esponenti politici sfavorevoli alla linea Conte.
In effetti, se al momento la vaccinazione non costituisce un obbligo generalizzato per tutti i cittadini, è anche vero che andrebbe assicurato a chiunque il diritto ad una rapida vaccinazione, o almeno secondo tempistiche congrue. In particolare, il piano Draghi prevede il coinvolgimento diretto della Protezione Civile, onde porre un rimedio alla confusione prodotta dalle Regioni. Vediamo allora più nel dettaglio il piano vaccinazioni coronavirus.
Vaccinazioni coronavirus: cambia il Capo della Protezione civile ma non solo
L’ex Presidente della BCE non ha avuto difficoltà a notare che ogni possibile discorso di ripresa economica del Paese, passa da una efficace e tempestiva campagna di vaccinazioni coronavirus, ben distribuita e ramificata sull’intera penisola. Si punta ad un cambio di passo molto deciso, nell’obbiettivo di somministrare non meno di 600mila dosi al giorno.
Come anticipato, il nuovo Governo deve anche affrontare la questione delle Regioni, che finora non sono state efficaci nel garantire il prosieguo delle vaccinazioni coronavirus, viaggiando ad un ritmo incostante e con differenze significative da una zona del territorio all’altra. Ciò che si vuole ottenere è invece uniformità e capillarità delle vaccinazioni.
Il rischio, insomma, è che tra qualche mese le Regioni, messe di fronte ad un numero (fortunatamente) enorme di vaccini da somministrare, vadano in tilt per incapacità di gestire il meccanismo. O almeno, questo è il timore – neanche tanto velato – di Mario Draghi.
Due le novità ai vertici degli organi che si occupano di gestire dall’alto il piano vaccinazioni coronavirus. Per volontà del Premier, infatti, Franco Gabrielli – vale a dire l’ex capo della Polizia – è stato nominato sottosegretario ai servizi e non è affatto escluso che possa ottenere dallo stesso Draghi la delega per la sicurezza nazionale. Per questa via, Gabrielli avrebbe in pratica il ruolo di super-commissario, nell’intenzione di assicurare una miglior gestione del piano vaccinazioni coronavirus.
Non solo: la seconda novità – sebbene in realtà si tratti di un ritorno – è Fabrizio Curcio, di nuovo Capo della Protezione civile.
Come detto, l’obiettivo designato è quello di garantire almeno mezzo milione di dosi di vaccino al giorno: se questi numeri fossero raggiunti, vi sarebbe un’impennata delle somministrazioni e la concreta possibilità di chiudere la campagna addirittura entro la fine dell’anno.
Draghi e l’Europa: la spinta a fare presto
Mario Draghi, da uomo delle istituzioni anche europee, non ha mancato di rilevare – in ambito UE – la necessità di essere più pronti e rapidi nella fase delle vaccinazioni coronavirus. Non solo si tratta di garantire un miglior funzionamento del meccanismo a livello nazionale, ma anche e soprattutto di poter contare su coordinamento strategico di qualità, a livello europeo.
Recentemente la Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen ha ammesso le responsabilità, le colpe e gli errori degli stessi vertici dell’Unione, che sarebbero stati traditi dall’eccessivo ottimismo sul tema vaccinazioni coronavirus e dai sottovalutati problemi produttivi.
Mario Draghi ha dunque raccomandato di fare presto e di spingere ad una più efficace sinergia tra le istituzioni, anche a livello comunitario. Per esempio, secondo il Premier bisogna accelerare anche per quanto riguarda le pratiche burocratiche di autorizzazione del vaccino americano Jonhnson&Johnson, da parte dell’EMA, ossia l’Agenzia Europea del farmaco. Draghi spinge per anticipare i tempi ed avere l’ok entro i primi giorni di marzo, e non metà mese come ipotizzato in precedenza.
La Protezione Civile a guidare il piano vaccinazioni
A livello interno, la coppia formata dai citati Curcio e Gabrielli dovrebbe assicurare nuovo vigore alla campagna vaccinazioni coronavirus, mettendo in secondo piano il ruolo, finora scarsamente convincente, delle Regioni.
D’altronde, quella di mettere la Protezione Civile al vertice dell’organizzazione della campagna vaccinale appare una scelta coerente con la storia della stessa Protezione Civile, molto spesso efficace nelle emergenze nazionali affrontate in passato dall’Italia. Detta struttura può infatti avvalersi di grande esperienza nella logistica e di ben 300mila volontari sparsi per la penisola e coordinati dai dipartimenti regionali.
Tuttavia, la fase concreta della somministrazione vaccini per iniezione sarà ovviamente spettante al personale sanitario, compresi i medici di base, come abbiamo già avuto modo di notare. E, per questo ambito, permane la gestione regionale.
Concludendo, la variabile maggiore resta però quella del numero di dosi disponibili: senza un incremento sostanziale di esso, diventa impensabile completare la campagna vaccinazione coronavirus entro l’anno.
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