Le elezioni in Iran e le contestazioni del voto
[ad]Vi sono poi i cosiddetti seggi mobili, per gli anziani, gli invalidi, i militari e altre persone che, per vari motivi, non possono recarsi materialmente al seggio: Khalaji fa notare come quest’anno tali seggi siano circa dieci volte maggiori (in numero) delle ultime elezioni. Chiaramente è facile intuire come anche queste “postazioni mobili” siano difficilmente controllabili e potenzialmente soggette a manipolazioni di sorta. Così come è da notare che, per la preferenza sulla scheda, non si possa segnare con un simbolo il nome del candidato prescelto, ma si debba per forza scriverne il nome. Ora, essendovi in Iran circa il 20% di analfabeti, questi si fanno aiutare da volontari reclutati tra i Basij, sicuramente schierati più con i conservatori che con i riformisti. Non sarebbe impossibili,e dunque, anche in questo caso, manipolare il voto e scrivere sulla scheda il nome del candidato presidenziale che si vuole, praticamente all’insaputa dell’elettore analfabeta.
Queste erano le preoccupazioni principali che aleggiavano nell’aria già prima delle elezioni, scaturite semplicemente dall’analisi del sistema elettorale iraniano e dalle sue falle. Se effettivamente Ahmadi-Nejad abbia ricorso a degli espedienti per manipolare il risultato delle urne, per il momento non è dato saperlo. Probabilmente, molti analisti concordano, il Presidente avrebbe vinto le elezioni senza la necessità di ricorrere a brogli elettorali, ma con un margine molto inferiore di distacco rispetto a Mousavi e, forse, in un secondo turno di ballottaggio. Che Ahmadi-Nejad sia ancora popolare al livello da essere rieletto dalla maggioranza degli iraniani non appare inverosimile, quanto invece, gli occhi degli Iraniani, è apparso inverosimile che si sia trattato di un semi-plebiscito. Ciò detto, nessuno, neanche il regime, probabilmente si sarebbe aspettato una reazione da parte dell’elettorato di Mousavi così decisa e plateale. Nessuno si aspettava di vedere cortei di centinaia di migliaia di persone riversarsi nelle strade di Teheran e nessuno si aspettava di trovarsi di fronte ad una repressione così dura, stile Tienanmen.