Cannabis legale? Fino a qualche anno fa non lo era. Un breve excursus nella legalità della marijuana
Cannabis legale? Fino a qualche anno fa non lo era. Un breve excursus nella legalità della marijuana
Il tema della legalizzazione della cannabis è attualmente molto caldo in Italia e in tutto il mondo: numerosi Stati si stanno avvicinando a questa apertura e perfino il nostro Paese potrebbe arrivare a dei risultati inaspettati.
Ora la cannabis sativa industriale è legale in molti paesi d’Europa, tanto che comprare cannabis light online e su altri siti specializzati è un’abitudine di milioni di persone che acquistano prodotti a base di CBD.
Perché la cannabis light era illegale?
L’illegalità della marijuana risale all’America nei primi anni del Novecento.
A quei tempi, l’erba veniva consumata prevalentemente dai messicani e da altre minoranze etniche (e ben poco dagli americani). Con la rivoluzione messicana la popolazione del Messico iniziò a spostarsi negli Stati Uniti, tramandando l’abitudine del fumo a numerosi cittadini locali.
I messicani, però, non erano ben visti negli USA e il consumo di cannabis (unito agli effetti psicoattivi della pianta) accrebbe il terrore e la diffidenza da parte degli americani.
Le numerose leggende metropolitane che nacquero sull’erba furono supportate dalle campagne di H.J. Anslinger, funzionario statunitense già ispettore durante il proibizionismo degli alcolici.
In breve, la convinzione che la marijuana portasse allo squilibrio mentale e a pesanti episodi di violenza, le pressanti idee di Anslinger e le richieste dei cittadini statunitensi portarono il presidente degli USA Franklin D. Roosevelt a firmare il Marijuana Tax Act (1937), che rese la canapa illegale negli Stati Uniti.
Da qui, il proibizionismo e le leggende sulla cannabis si diffusero in tutto il mondo; nel 1938 entrò in vigore la revisione della Convenzione internazionale sull’oppio, trattato internazionale per il controllo del traffico di stupefacenti: se le sostanze proibite dalla Convenzione erano cocaina e oppio, la revisione incluse anche la cannabis e le sostanze da essa derivate.
Gli Stati aderenti furono numerosi: tra questi troviamo anche l’Italia.
La cannabis ebbe la batosta finale con la Convenzione unica sugli stupefacenti (1961), trattato internazionale che proibì la produzione e la diffusione di determinate sostanze, tra cui la cannabis. L’unica eccezione venne fatta per gli scopi medico-scientifici.
Il proibizionismo degli USA aveva dunque influenzato quasi tutto il mondo, rendendo la canapa impossibile da produrre anche a livello industriale.
Eppure, si tratta di una pianta dagli utilizzi pressoché infiniti.
Gli usi della pianta di canapa (e i motivi che hanno portato gli Stati a rivedere la sua demonizzazione)
La canapa è una pianta millenaria che, prima del proibizionismo, trovava largo uso non solo a scopo ricreativo e terapeutico ma soprattutto a scopo industriale.
Fino agli anni Cinquanta l’Italia era il secondo Paese produttore di canapa al mondo per quantità – secondo solo alla Russia – e il primo per la qualità delle fibre lavorate, ma dopo la Convenzione unica sugli stupefacenti tutto ciò dovette finire.
Un mercato immenso andato letteralmente in fumo. La produzione di canapa e derivati si fermò irrimediabilmente e venne sostituita dalla lavorazione del petrolio, del cotone e dall’abbattimento degli alberi.
Infatti, i Paesi produttori di canapa rinunciarono alla produzione di:
- Alimenti (tra cui farine, semi e prodotti da forno. I cibi a base di canapa hanno valori nutritivi eccellenti)
- Carta di canapa (la fibra di questa pianta è bianca e, al contrario della cellulosa derivata dagli alberi, non ha bisogno di sbiancanti chimici)
- Materiali impiegati nella bio-edilizia
- Bio-plastiche
- Indumenti e prodotti tessili in generale
E molto altro ancora.
L’impiego della canapa a livello industriale è una pratica eco-sostenibile; inoltre, la coltivazione di questa pianta permette di bonificare i siti inquinati, riducendo nettamene le sostanze inquinanti presenti nell’aria ma soprattutto nel terreno.
Ecco perché, nel 2009, l’Unione Europea ha deciso di porre fine al proibizionismo della cannabis non psicoattiva. L’Italia ha poi regolato la coltivazione e l’uso della canapa legale con la legge 242/2016, in vigore dal 1° gennaio 2017.
Cannabis light: legalità, impieghi e commercio
Nel 2009, il Consiglio dell’Unione europea e la Commissione europea hanno avviato un regime di aiuti dedicato alla canapa industriale, regolamentando la produzione e la lavorazione della pianta.
In particolare, la cannabis legale in Europa è quella con tasso di tetraidrocannabinolo (THC) inferiore allo 0,2%. Il THC è infatti il cannabinoide psicoattivo della canapa che rende euforici, altera la percezione della realtà e, in particolari situazioni, può rendere dipendenti dai propri effetti.
Tutto ciò non avviene con la canapa light a bassissimo contenuto di THC, con CBD come cannabinoide prevalente, non psicoattivo e forte oggetto di studio per via dei suoi effetti benefici.
Dopo qualche anno dalla decisione dell’Unione Europea, l’Italia ha regolamentato la filiera agroindustriale della canapa con la legge 242 del 2 dicembre 2016.
Nello specifico, si possono coltivare le tipologie di canapa iscritte nel Catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole al fine di ottenere:
- alimenti e cosmetici;
- semilavorati quali fibra, canapulo, polveri, cippato, olio, carburanti, per forniture alle industrie e alle attività artigianali di diversi settori, compreso quello energetico (solo per l’autoproduzione energetica aziendale);
- coltivazioni dedicate ad attività didattiche, dimostrative e di ricerca di istituti sia pubblici che privati;
- materiale organico destinato ai lavori di bioingegneria o bioedilizia;
- coltivazioni destinate al florovivaismo;
- materiale destinato alla pratica del sovescio;
- materiale volto alla fitodepurazione per la bonifica di siti inquinati.
Negli ultimi anni, i progressi sulla legalità della cannabis sono stati davvero enormi. Ora attendiamo ulteriori sviluppi dalla Conferenza Nazionale in merito alle sostanze stupefacenti.
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