Conto corrente: scattano i controlli del Fisco e Inps sulle cifre e sull’Isee
Conto corrente: scattano i controlli del Fisco e Inps sulle cifre e sull’Isee
In tempi di pandemia i bonus e i contributi economici alle più disparate categorie professionali e a chi il lavoro l’ha perso, non sono mancati. Negli ultimi provvedimenti del Governo Draghi sono state previste nuove agevolazioni e sono stati potenziati aiuti già attivi, come il reddito di cittadinanza e il reddito di emergenza. Ma attenzione a fare i furbi e a dichiarare il falso: infatti, forse non tutti sanno che Agenzia delle Entrate ed Inps hanno recentemente unito le forze contro i “furbetti” che domandano aiuti legati alla crisi da pandemia.
Di seguito vogliamo scoprire proprio questo: qual è il meccanismo dei controlli e quali sono le conseguenze a dichiarare volontariamente il falso o in ipotesi di errore non voluto? Vediamolo.
Conto corrente e controlli del Fisco: come funziona l’accertamento
Lo abbiamo appena anticipato: l’Amministrazione finanziaria su input del Governo ha appena attivato una rete di controlli a tappeto. Nel mirino coloro che hanno beneficiato o stanno beneficiando dei sostegni economici del Governo Draghi: è necessario infatti che da un lato vi siano tutti i requisiti richiesti dalla normativa: dall’altro è necessario invece un soggetto ‘controllore’, che faccia luce sull’effettivo possesso dei citati requisiti. Così si spiega l’aumento dei controlli su conto corrente ed ISEE dei consumatori destinatari dei bonus e sostegni economici: verificare che non ci siano irregolarità o false dichiarazioni. Ma ci si potrebbe domandare come nel dettaglio l’Agenzia delle Entrate verifica l’onesta di ciascun contribuente.
Ebbene, i controlli – svolti in primis sul conto corrente del beneficiario dei bonus e dei contributi – attengono al saldo e alla giacenza media del soggetto, che fa richiesta o ha fatto richiesta dei benefici e contributi a fondo perduto. Infatti, chi fa domanda sa o dovrebbe sapere che, prima di redigere la domanda, deve obbligatoriamente richiedere l’aggiornamento della propria condizione reddituale, per poter attestare l’effettiva situazione economica in cui si trova il soggetto stesso e il nucleo familiare.
Ecco perchè, nel contesto delle verifiche sul conto corrente, ha rilievo il cosiddetto Isee, sul quale più volte ci siamo soffermati in passato. Di detto indicatore assume importanza soprattutto la parte legata ai dati che il soggetto che fa domanda per i bonus, autodichiara e che dunque saranno oggetto di possibili, anzi probabili, controlli fiscali.
Il discorso però si allarga e va oltre al conto corrente in sè. Infatti, le verifiche si estendono ai libretti postali e i depositi: perciò ne consegue che occorre stare molto attenti e non fare errori, in modo da non insospettire il Fisco e spingerlo a verifiche più approfondite.
Da rimarcare infatti che il 2021 è un anno che ha assegnato al Fisco poteri più pervasivi e in grado di analizzare la situazione economica del contribuente in ogni minimo dettaglio. E’ da comprendere la ragione di ciò, in relazione alla lotta all’evasione fiscale ed, ora, anche ai ‘furbetti’ che cercano di ottenere gli aiuti dello Stato in maniera indebita. Ecco perchè quest’anno i controlli del Fisco vanno a toccare anche saldo complessivo e giacenza media del privato cittadino correntista.
E’ chiaro che colui che dovesse incappare in queste verifiche, sarebbe tenuto a dare tutte le spiegazioni del caso, su eventuali dati contradditori o necessitanti di chiarimenti. Infatti, l’Inps potrebbe certamente individuare divergenze tra quanto indicato sul modello Isee e le effettive somme di denaro che sono depositate in banca o alle poste.
Fisco e Inps uniscono le forze attraverso lo scambio dei dati dei contribuenti
All’inizio abbiamo ricordato che questi controlli sono diventati molto più accurati, e ciò anche perchè Agenzia delle Entrate e Inps oggi collaborano ampiamente tra loro, per scovare chi intende aggirare le norme sugli aiuti economici. Pertanto, se in un primo tempo Anagrafe tributaria e l’Inps svolgevano controlli esclusivamente per verificare l’esistenza di un conto corrente e di depositi postali, ora in controlli valgono anche per il saldo contabile. Anzi, è necessario dichiarare altresì il valore di un conto cointestato con il dichiarante ed il valore di un conto non cointestato.
Non stupisce dunque che le autorità finanziarie abbiano fatto sapere che “Nell’ipotesi in cui siano presenti nel patrimonio mobiliare del componente, per cui si fornisce l’elemento di riscontro, un conto cointestato con il dichiarante e un conto non cointestato dovrà essere necessariamente indicato il valore del conto non cointestato. In caso di più conti non cointestati dovrà essere indicato, se disponibile, uno tra quelli con valore positivo“.
In buona sostanza, si tratta di un combinazione di attività tra Inps e Amministrazione finanziaria. L’ente previdenziale spedirà al Fisco tutti i dati che attengono a redditi, patrimoni e codici fiscali dei contribuenti, che richiedono il modello ISEE da compilare. Ciò allo scopo di confrontare questi elementi con gli elementi presenti all’Anagrafe tributaria ed all’Anagrafe dei conti correnti: è chiaro che per questa via si vuole scovare più facilmente l’eventuale irregolarità.
In buona sostanza, oggi i contribuenti ‘furbetti’ rischiano molto di più se si rendono responsabili di difformità, omissioni o false dichiarazioni, per cercare di ottenere indebitamente un aiuto economico dallo Stato.
Che succede in caso di errore involontario?
Tuttavia, il contribuente può anche commettere uno sbaglio, che rende comunque irregolare la sua dichiarazione. La legge, ovviamente, distingue tra false dichiarazioni ed informazioni riportate erroneamente. In caso di falsità ossia di dolo e di precisa volontà di aggirare le norme in materia, gli artt. 75 e 76 del Testo Unico sulla Documentazione Amministrativa, D.P.R. 445/2000, dispongono sanzioni penali e pecuniarie. Il codice penale stesso dispone anche la pena della reclusione. Com’è logico pensare, saranno proprio i controlli incrociati sul conto corrente ed altri elementi, sopra accennati, che faranno eventualmente emergere il dolo o il mero sbaglio nella compilazione dei dati.
Chi sbaglia può correggere tramite due modalità distinte:
- o corregge la dichiarazione erronea, presentando un Isee nuovo;
- oppure compila una nuova DSU, rettificando la parte indicata erroneamente.
Per concludere, non deve stupire che in caso di accertamento di dolo e dunque di precisa volontà di aggirare le norme per intascare illecitamente il beneficio, la falsa dichiarazione darà luogo alla perdita del contributo economico. Quest’ultimo sarà dunque revocato e la cifra intascata dovrà essere riconsegnata allo Stato.
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