Le prove Invalsi sono in questi giorni al centro di accese polemiche. La notizia recente è infatti che queste prove sono state sospese per quanto riguarda le secondi classi delle scuole superiori: lo ha stabilito il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, attraverso una ordinanza ad hoc. Le ragioni sono riconducibili, com’è facile immaginare al protrarsi della pandemia e delle restrizioni da lockdown.
In buona sostanza, il calendario aggiornato alla decisione ministeriale comporta dunque per la seconda elementare la prova cartacea di italiano giovedì 6 maggio; la prova di lettura esclusivamente per classi campione, giovedì 6 maggio; la prova di matematica mercoledì 12 maggio. In quinta elementare le prove sono in ogni caso cartacee e sono previste: inglese: mercoledì 5 maggio, italiano: giovedì 6 maggio, matematica: mercoledì 12 maggio. Come accennato, non sono mancate le critiche: i sindacati hanno già annunciato uno sciopero per giovedì prossimo.
Prove Invalsi: che cosa sono e a che servono
Prima di soffermarci un po’ più nel dettaglio sulle polemiche di questi giorni, vediamo un po’ più da vicino che cosa sono le prove Invalsi e dunque che finalità hanno. Ebbene, in breve, esse rappresentano lo strumento utilizzato per rilevare e misurare periodicamente il livello di apprendimento degli studenti italiani. Gli standard delle prove sono definiti a partire dalle indicazioni ministeriali.
Le prove Invalsi prevedono lo svolgimento di test di italiano e matematica (e lingua inglese per le classi quinte). Non solo: la normativa altresì prevede la somministrazione di un questionario anonimo.
Non è difficile intuire perchè vengono svolte queste prove: la loro finalità è valutare, in specifici momenti chiave del ciclo scolastico, i livelli di apprendimento degli studenti delle scuole italiane, in relazione allo sviluppo di alcune competenze fondamentali in Italiano, in Matematica e in Inglese, che la normativa in materia prevede siano possedute da tutti i ragazzi. L’utilità di questi test è data dal fatto che grazie all’elaborazione dei risultati delle prove, il Ministero dell’Istruzione può ottenere oggettive indicazioni per la valutazione a livello di classe, di istituto, regionale e nazionale. Anzi, per questa via i risultati sono comparabili fra scuole o aree geografiche differenti e, in virtù di particolari tecniche statistiche, da un anno all’altro.
Inoltre, le prove Invalsi devono essere somministrate esclusivamente negli istituti scolastici, in presenza di un docente somministratore: ecco perchè è stato ritenuta opportuna la sospensione.
Le reazioni delle sigle sindacali: sciopero e richiesta di un confronto con il Ministero
La citata scelta del Ministero dell’Istruzione ha condotto a polemiche accese, da parte di diverse sigle sindacali della scuola. Come accennato all’inizio, è stato infatti indetto uno sciopero nei prossimi giorni. D’altronde, il comunicato emesso dalle sigle sindacali non lascia dubbi circa la loro mancata condivisione della decisione ministeriale, sopra ricordata. Di seguito le parole più rilevanti dei Cobas della scuola:
“Nei giorni scorsi il ministro Bianchi ha preso la decisione di annullare le prove standardizzate Invalsi nelle classi seconde delle scuole secondarie di secondo grado. La decisione prende atto della difficile situazione delle scuole e del tormentato anno didattico che è stato vissuto con grande fatica da studenti, insegnanti e genitori, rendendo decisamente fuori luogo la somministrazione di test come se tutto fosse come due anni fa. È evidente che le prove che sono state elaborate per raccogliere dati in una situazione di normale didattica non possono essere ragionevolmente proposte nel contesto presente. Se però appare assennata e condivisibile la decisione per queste classi, risulta francamente incomprensibile la conferma contestuale di tutte le altre prove Invalsi, quelle rivolte ai maturandi, agli studenti delle scuole secondarie di primo grado, alle bambine e ai bambini di quinta e seconda elementare. Da una parte osserviamo una presa d’atto della drammaticità dell’emergenza che la scuola italiana sta vivendo, ma allo stesso tempo risulta evidente un’ostinazione burocratica a confermare nei marosi della pandemia i rigidi assolvimenti della scuola pre-pandemica!”.
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In buona sostanza, le sigle sindacali vogliono la sospensione di tutte le prove Invalsi, almeno per il 2021. Anzi, i Cobas rilanciano l’idea di un tavolo con cui confrontarsi con il Ministero, per quanto attiene alle modalità di valutazione nella e della scuola italiana. I sindacati infatti rilevano che “Il sistema messo a punto dall’Invalsi in questi anni a fronte di ingenti spese ha prodotto dati di conoscenza della scarsa affidabilità e utilizzabilità per migliorare la scuola nazionale, a prezzo di pesanti effetti controproducenti sulla didattica e sull’organizzazione della scuola“.
Concludendo, ecco spiegate le ragioni di uno sciopero ad hoc il 6 maggio, ossia la data della prova Invalsi di italiano in seconda e quinta elementare, chiedendo alla generalità dei lavoratori del settore scolastico di attivarsi per il ritiro dei test.
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