Pensione anticipata: no secco dei Sindacati a Tridico. I motivi
Pensione anticipata: no secco dei Sindacati a Tridico. I motivi
Il settore pensioni e la riforma del settore inclusa la pensione anticipata saranno argomenti clou nei prossimi mesi. Sono attese infatti novità assai significative, che mirano a modificare radicalmente il sistema pensionistico italiano da qui ai prossimi anni.
Anzi, la discussione – con il passare delle settimane – sta diventando sempre più intensa e calda. In particolare, negli ultimi giorni i sindacati hanno preso parola, rispondendo con un secco no alla proposta del Presidente Inps Tridico, relativa ai pensionamenti in due tranche. Vediamo un po’ più nel dettaglio i contenuti della vicenda e, dunque, perchè il tema della riforma pensione anticipata è così spinoso.
Pensione anticipata: Cgil, Cisl e Uil contro il presidente dell’Inps
Non deve affatto stupire: l’intensificazione della discussione sulle novità da introdurre al sistema pensionistico italiano è inevitabile. Mancano infatti ormai pochi mesi all’addio a quota 100, già certificato dal Recovery Plan italiano, come già abbiamo avuto modo di notare. Urgono insomma novità in tema di pensioni, che possano assicurare un futuro e sicurezza economica alle giovani generazioni.
In questi giorni, Tridico ha insistito sulla proposta di pensione anticipata ‘a rate’, secondo il meccanismo che segue, diviso in due tappe:
- il lavoratore va in pensione al compimento di 62-63 anni con il metodo contributivo;
- per la quota retributiva, sarebbe necessario aspettare il compimento dei 67 anni di età anagrafica.
Il punto è che i sindacati più rappresentativi (Cgil, Cisl e Uil) non approvano per nulla la soluzione in tema di nuova pensione anticipata, prospettata da Tridico. Mentre si registra una compatibilità di visione tra Lega e sindacati, per quanto riguarda quota 41 anni di contributi.
Roberto Ghiselli, segretario di Cgil ha infatti spiegato che il sindacato non approva affatto l’introduzione di sistemi che sarebbero, secondo il sindacato, penalizzanti per quanto attiene al calcolo dell’importo della pensione. E’ insomma un no secco alla tesi della divisione in due dell’assegno.
Anche l’opinione di Ignazio Ganga (segretario Cisl) sulla ipotesi di pensione anticipata prospettata da Tridico, è sulla stessa linea: “Non ci sembra idonea l’idea di una pensione pagata in due rate. La flessibilità in uscita è comunque un’esigenza colta da tutti, anche dal presidente Inps. Bisognerà confrontarsi con il Governo per capire come costruirla. Siamo fiduciosi”. Il segretario Cisl auspica dunque un maggior impegno da parte delle istituzioni, per trovare un nuovo meccanismo di pensione anticipata, davvero equilibrato e condivisibile da tutti. Ed anche Domenico Proietti della UIL non usa parole dissimili da quelle appena riportate: l’ipotesi di Tridico insomma non convince per nulla.
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Per i sindacati è necessario un progetto che metta d’accordo tutti
Dal punto di vista tecnico, i sindacati sottolineano che la proposta del presidente dell’INPS Tridico è da bocciare, perchè se attuata, di fatto ridurrebbe il livello di tutela economica per i lavoratori. Anzi, su di essi andrebbe a gravare un vero e proprio regime penalizzante, o una sorta di compromesso al ribasso che prenderebbe di mira soggetti che hanno lavorato per anni e anni, molto spesso con fatica e sudore.
Piuttosto, i sindacati sottolineano la necessità di un progetto in tema di pensione anticipata, di ben più ampio respiro. La riforma strutturale in materia dovrà dunque avvenire, tenendo conto – in primo luogo – della flessibilità in uscita per tutti i lavoratori, che abbiano raggiunto almeno 41 anni di contributi pensionistici; o in alternativa, che abbiano raggiunto i 62 anni di età anagrafica e i 20 anni di contributi.
Concludendo, i sindacati fanno notare che il dibattito sulla pensione anticipata ha ancora molti capitoli da affrontare e non può di certo ritenersi concluso dalla proposta Tridico. Cigl, Cisl e Uil, in particolare, ricordano che il tema si intreccia con quello dell’imminente sblocco dei licenziamenti e con possibile o probabile ritorno della legge Fornero, contro cui i sindacati si oppongono in modo netto.
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