Blocco licenziamenti, stop alla proroga: chi rischia da luglio?
Blocco licenziamenti, stop alla proroga: chi rischia da luglio?
Introdotta all’ultimo momento ‘di nascosto’ nel dl Sostegni bis, secondo la tesi Confindustria, da parte del Ministro del Lavoro Orlando, ora la norma sulla nuova proroga del blocco licenziamenti fino a fine agosto, è stata cancellata.
In buona sostanza, la squadra di Governo avrebbe deciso che il termine per la Cig ordinaria resta fissato al 30 giugno. Mentre sembra definitivamente confermato lo stop ai contributi addizionali fino a fine anno. I principali osservatori ritengono che alla base dell’improvviso dietrofront vi siano le pressioni dell’associazione degli industriali, che peraltro hanno già raccolto il dissenso dei sindacati, i quali hanno definito “pericolosa” la posizione assunta da Confindustria, proprio sul tema del blocco licenziamenti.
Ma tant’è: lo stop ai licenziamenti per le imprese che sfruttano ancora la cassa Covid permane nei termini di cui al decreto Sostegni 1, ossia:
- 30 giugno per le imprese che utilizzano la CIGO;
- 30 ottobre per le imprese che utilizzano FIS e Cassa in deroga (artigianato terziario somministrazione).
Blocco licenziamenti: cosa succede ora?
In buona sostanza, il termine per la CIGO resta fissato al 30 giugno. Mentre fino a fine anno varrà lo stop ai contributi addizionali: una sorta di agevolazione mirata ad indurre i datori di lavoro a non licenziare.
La situazione attuale in tema di blocco licenziamenti è dunque la seguente: la nuova proroga ideata da Orlando viene meno – come accennato sopra – quindi niente allungamento del divieto per il settore industria ed edilizia al 28 agosto, a condizione che il datore di lavoro utilizzasse la cassa Covid entro la fine di giugno. Invece, è conservato il testo della seconda parte della norma, ossia la parte in cui è disposto che dal primo luglio, una volta archiviata la cassa Covid, la Cig ordinaria sarà di fatto esente dai cd. contributi addizionali (pari al 9,12 e 15% sulla scorta del numero di settimane sfruttate) fino a fine 2021, a patto di rispettare il divieto di licenziamento.
In pratica, abbiamo che nei settori dell’industria e dell’edilizia, da inizio luglio gli imprenditori potranno lasciare a casa i lavoratori considerati in esubero. Fra circa cinque settimane, dunque, le imprese di queste due aree potranno di fatto ridurre i propri organici per motivi di ambito economico – quello che è denominato ‘giustificato motivo oggettivo’ – se lo riterranno necessario per fattori contingenti.
Le richieste di Confindustria sono state decisive
Il dietrofront circa la nuova proroga blocco licenziamenti è da attribuirsi al comportamento di Confindustria. Quest’ultima, infatti, ha fortemente polemizzato nei giorni scorsi, tanto da indurre il Premier Draghi a mediare tra le opposte richieste, riscrivendo la norma, che ora concede una tutela più ‘light’ ai lavoratori. Gli industriali non erano d’accordo, in particolare, anche riguardo al metodo utilizzato per addivenire alla nuova proroga blocco licenziamenti.
Infatti, la mancanza di confronto preventivo avrebbe di fatto colto alla sprovvista le imprese, ora in piena di fase di progettazione della ripartenza post pandemia. Ed è chiaro che per molte aziende, restano comunque in ballo licenziamenti. Ecco perchè il vicepresidente di Confindustria si è opposto alla novità della nuova proroga, facendo presente che il cambio di regole improvviso e con una mossa dell’ultimo momento, da parte del ministro Orlando – e soprattutto senza confronto con le parti sociali – costituirebbe una scorrettezza, tale da mettere in difficoltà le imprese già gravate dalla crisi economica dell’ultimo anno. E nel contesto vi è anche l’assenza di un quadro normativo chiaro nel medio-lungo termine.
Non è servita la immediata reazione di Orlando verso Confindustria, che ha anche minacciato di dimettersi. L’intervento del Presidente del Consiglio, in veste di mediatore e pacificatore, è dunque stato essenziale per arrivare alla situazione odierna circa lo stop al blocco licenziamenti.
Il costo del provvedimento riscritto: ecco la cifra
A chiudere, in qualche modo, la spinosa vicenda, un comunicato stampa della Presidenza del Consiglio, con queste parole: “E’ stata definita una proposta che mantiene la possibilità per le imprese di utilizzare la cassa integrazione ordinaria, anche dal primo di luglio, senza pagare addizionali fino alla fine dell’anno impegnandosi a non licenziare. Nell’ambito di questo percorso resta aperto il confronto con le parti sociali“. Parafrasando il contenuto di quanto appena riportato, è chiaro dunque che la questione della conservazione dei posti di lavoro, da qui ai prossimi mesi, sarà un argomento che permarrà tra i temi caldi dell’agenda di Governo.
Per quanto riguarda, invece, il costo stimato del provvedimento – che mette da parte la proroga fino a fine agosto del blocco licenziamenti – si tratta di circa 165 milioni di euro per 380mila lavoratori coinvolti.
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