Pensione anticipata: Quota 100 non ha convinto gli italiani. I numeri
Quota 100 non ha fatto presa nei partiti politici complessivamente considerati e, nonostante le turbolenze dei sindacati sul fronte del nuovo modello e dei requisiti per l’accesso alla pensione anticipata, è da rimarcare che i numeri non premiano la misura voluta dal Governo Conte 1. Insomma, a fine anno Quota 100 sarà abbandonata, ma non sembra che ciò potrà comportare significativi rimpianti.
Qui di seguito vogliamo focalizzarci sugli ultimi dati numerici disponibili proprio sul tema pensioni. In particolare, nel periodo compreso tra inizio 2020 e primi tre mesi del 2021, ossia il periodo della pandemia da Covid-19, qual è stato l’orientamento dei lavoratori sul fronte previdenziale? Vediamolo.
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Pensione anticipata: i numeri del mezzo flop di Quota 100
Il tema della riforma pensioni e del requisiti per l’accesso alla pensione anticipata è certamente tra quelli primari nell’agenda di Governo da qui ai prossimi mesi. E’ necessaria una sostanziale modifica delle regole del gioco, anche perchè il Paese è chiamato ad approvare una serie di riforme strutturali per poter di fatto incassare gli aiuti europei del Next Generation UE.
Della necessità di rivedere il funzionamento del sistema pensionistico, abbiamo già parlato più volte, come ad esempio quando ci siamo occupati delle ipotesi Quota 41 e Quota 102. Quanto al sistema attuale, come accennato, Quota 100 è destinato a scomparire dalla scena a fine anno, così come ribadito anche dal testo del Recovery Plan italiano.
Lo abbiamo detto all’inizio: la costosa misura pensionistica, della quale fu artefice il Governo Conte, non è stata particolarmente gradita da chi ha scelto di ritirarsi dal lavoro. Quota 100 consiste in un meccanismo di pensione anticipata che fa anticipare l’ uscita dal lavoro al momento nel quale la somma tra l’età anagrafica del lavoratore e il numero di anni di contributi previdenziali accreditati è 100. Per fare un esempio, 60 anni di età e 40 di contributi, oppure 61 anni di età e 39 di contributi.
Ciò che appare evidente è che soltanto il 43% degli ex lavoratori ha di fatto scelto la via d’uscita più agevolata dal mondo del lavoro. Infatti, ben il 57% dei nuovi pensionati ha richiesto l’assegno nella fascia d’età compresa tra i 63 e i 66 anni. In pratica, dagli uno ai quattro anni in più rispetto al minimo previsto. Gli ultimi dati disponibili ci fanno dunque intendere che la soglia limite, su cui molto puntò il Governo Conte 1, non è stata tenuta in grande considerazione dai lavoratori over 60.
Che cosa cambierà con Draghi sul fronte pensioni?
Il punto ora è capire quale sarà lo scenario futuro del sistema pensionistico italiano e, dunque, anche della pensione anticipata. Quale sarà il nuovo modello che prenderà il posto di Quota 100? Ebbene, si parla insistentemente delle modalità per attenuare lo scaglione quinquennale al passaggio di regime pensionistico.
Il Premier Draghi intenderebbe rivoluzionare le norme per l’accesso al sistema pensionistico, attraverso l’introduzione di regole meno elastiche di quelle di Quota 100 che, dati alla mano, non avrebbero comunque convinto la generalità degli italiani.
L’ipotesi-base comporterebbe la creazione di un temuto scaglione per l’ottenimento dei servizi previdenziali, ossia una soglia di ingresso spostata in avanti di un quinquennio. Evidentemente troppo. I tecnici del Governo stanno dunque valutando di prevedere un passaggio graduale dalle agevolazioni di Quota 100 a un sistema più rigido, ma sostenibile dalle finanze dello Stato. Come peraltro richiesto dalle stesse istituzioni UE.
Al momento siamo ancora sul piano dei progetti in tema di nuova pensione anticipata, e nulla è stato posto nero su bianco o formalizzato. Tra le ipotesi più solide, quelle che imporrebbero almeno 41 di contributi per tutti i lavoratori, senza guardare all’età; ma anche Quota 102, che scatterebbe a 64 anni, ma avendo versato regolarmente contributi per 38 anni. Per questa via, gli aventi diritto al trattamento pensionistico calerebbero di numero, e al contempo lo Stato risparmierebbe risorse.
Restiamo dunque in attesa delle prossime mosse del Governo sul fronte riforma pensioni e nuovo modello di pensione anticipata, ma sottolineiamo un ulteriore aspetto degno di nota. Come avevamo già avuto modo di notare, le statistiche ci dicono che il ricorso alla pensione anticipata è più frequente rispetto alla pensione di vecchiaia: infatti, sono circa 290mila i lavoratori che hanno preferito la prima e 266mila quelli che invece hanno optato per la seconda tipologia. Numeri che dunque impongono una rivisitazione del meccanismo, che tenga conto però di queste tendenze.
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