Dopo il G8, verso il G14?
Dopo il G8, verso il G14?
Evento di prima grandezza a livello politico e mediatico, il G8 sembra essere stata un’arena in cui ha prevalso la volontà di confrontarsi rispetto a quella di decidere. I leader delle maggiori economie planetarie hanno concordato un programma di aiuti da 20 miliardi di dollari per sostenere l’agricoltura nei Paesi più poveri così da combattere le peggiori situazioni di indigenza, ma non sono stati capaci di giungere ad accordi finali su temi ben più sensibili.
[ad]Nessuna decisione sulla proposta franco-britannica per la regolamentazione del mercato dell’energia, nessun taglio alle emissioni di gas serra, nessuna proposta utile per la definitiva chiusura del Doha Round e nessuna indicazione decisiva sulla fine delle politiche messe in atto dai Governi negli ultimi mesi per fronteggiare la crisi economica. Indicazioni più precise sono invece giunte rispetto alla volontà di fare ulteriori pressioni diplomatiche sull’Iran affinché Teheran decida di interrompere il programma nucleare, ma il veto posto dalla Russia su nuove sanzioni lascia la sensazione che neanche davanti alla proliferazione nucleare le leadership mondiali siano disposte ad allinearsi per condividere una strategia comune.
Il summit tenutosi all’Aquila sembra però aver portato alla consapevolezza che solo con una maggiore volontà inclusiva nei confronti delle nuove potenze come Cina, Brasile e India si renderanno i prossimi incontri internazionali dei consessi in grado di rappresentare le istanze di un mondo che sembra avviarsi verso la frammentazione in macro-aree geopolitiche. L’allargamento dell’attuale G8 ad un più ricco G14, in grado di rappresentare l’80% dell’economia mondiale, non porterà sicuramente ad una maggiore stabilità del sistema internazionale. Potrebbe però essere un passo in avanti importante verso l’apertura di un sistema di dialogo e decisione finora rimasto appannaggio delle maggiori potenze, forse dominato da un certo eurocentrismo data la sua composizione. Cina, Brasile ed India sono già ora e saranno sempre più nel prossimo futuro perni geopolitici ed economici attorno a cui ruoteranno regioni fondamentali come quella del Pacifico e del Sudamerica. La loro inclusione nei forum internazionali tra le potenze classiche potrebbe facilitare un dialogo internazionale che rischia di divenire sempre più intricato e caotico, data la molteplicità delle questioni in agenda e i diversi approcci per la risoluzioni di crisi o attriti tra Stati.
E’ ancora presto per poter affermare con certezza come si svilupperà nei prossimi anni un sistema internazionale che sembra non avere riferimenti nella storia recente né in quella passata. Dopo le età degli Imperi e il bipolarismo della Guerra Fredda il mondo sembra avviarsi verso un unicum globale la cui struttura sarà pluricomposita e probabilmente stratificata. Potenze regionali più che globali, potrebbero infatti decidere di formare rigidi blocchi contrapposti, ma più probabilmente cercheranno alleanze a geometria variabile per poter accumulare quelle risorse della potenza fondamentali per contare nel panorama globale.