Riforma Giustizia: nuovo accordo nel Governo Draghi. Le novità
Riforma Giustizia: nuovo accordo nel Governo Draghi. Le novità
Riforma Giustizia: è uno dei nodi centrali del piano di ammodernamento del sistema paese programmato dal Presidente del Consiglio Draghi nonché un passaggio fondamentale per accedere alle risorse del Recovery Fund. Dopo una prima approvazione nelle scorse settimane, alcuni partiti della maggioranza con i 5 stelle in testa avevano richiesto delle modifiche al testo.
Riforma Giustizia: nuovo accordo nel Governo Draghi
Riforma Giustizia: il Governo Draghi voleva lanciarla definitivamente entro agosto, d’altra parte, dopo averla approvata all’unanimità in un CdM di inizio luglio, alcuni partiti di maggioranza con il Movimento 5 Stelle in testa avevano chiesto di apportare urgentemente delle modifiche, minacciando addirittura di non votare la fiducia in caso contrario. Lo stesso Presidente del Consiglio Draghi allora ha promesso “miglioramenti di carattere tecnico”.
Queste però si sarebbero dovute concordare in Cdm e non durante i passaggi parlamentari della Legge (al primo voto di fiducia sulla Riforma solo il Movimento ha presentato circa 900 emendamenti con il chiaro intento di forzare le trattative). Alla fine, una nuova intesa è stata trovata nel corso di un Consiglio dei Ministri tenutosi ieri giovedì 29 luglio: secondo le indiscrezioni la trattativa è stata aspra e complicata ma pare ormai certo il ritiro di tutti gli emendamenti finora presentati dalle forze che sostengono il Governo (ne rimangono circa 65 presentati da FdI e Alternativa c’è). .
Quali sono le novità?
Riforma della Giustizia: dopo l’accordo di ieri vengono previste due novità importanti rispetto alla prima versione della Legge. Entrambe riguardano i termini entro cui scatterà l’improcedibilità dei processi di Appello e Cassazione. Innanzitutto, verrà previsto in via transitoria per i primi tre anni (fino al 2024) di applicazione della Riforma un’estensione dei processi di Appello per un anno e di sei mesi per quelli in Cassazione. Inoltre, per alcuni tipi di reati gravi (associazione mafiosa, violenza sessuale, terrorismo e diverse imputazioni da “colletti bianchi”) viene fatta salva la possibilità di allungare la durata dei processi ma solo in caso di esplicita richiesta dei magistrati.
In pratica, fino al 2024, i processi potranno durare fino a 6 anni in Appello e fino a 3 anni in Cassazione, successivamente, quando la riforma entrerà a regime, i processi in Appello potranno andare avanti fino a 5 anni in Appello e fino a 2 anni in Cassazione. Per i reati di stampo mafioso, invece, il processo potrà continuare per sei anni in Appello e per tre in Cassazione.
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