Non c’è pace per la Spagna.
A destabilizzare il paese ma soprattutto il fragile governo di coalizione guidato da Pedro Sanchez è di nuovo la Catalogna che andrà a elezioni anticipate ma non prima di aver approvato il bilancio dell’anno 2020.
Così ha dichiarato il Presidente della Generalitat Quim Torra, definendo la legislatura “conclusa” a causa dei continui scontri tra il suo partito JxCat (Junts per Catalunya) con il loro partner dell’ERC (Esquerra Republicana de Catalunya).
Le cause della rottura tra le due formazioni catalane indipendentiste sono state sia le continue divergenze su come ottennere l’indipendenza dalla Spagna sia il rifiuto di ERC di sostenere Torra nella sua lotta per conservare il proprio diritto di voto e il proprio ruolo, dopo che la Giunta Elettorale spagnola lo ha privato del suo status di deputato per essersi rifiutato di rimuovere i simboli che inneggiavano all’indipendenza durante la campagna elettorale per le elezioni di Aprile 2019.
Nonostante non sia stata annunciata una data certa, sono cominciati a circolare i primi sondaggi sulle intenzioni di voto dei cittadini catalani.
Secondo un’indagine del GESOP, basato su un campione di 1.435 intervistati, se si votasse oggi, assisteremmo ad un parlamento regionale ben diverso rispetto a quello del 2017 e con equilibri politici capovolti.
Esquerra Republicana de Catalunya risulterebbe essere primo partito della Catalogna, passando da 32 a 33-34 scranni, seguiti dai loro ex alleati, Junts per Catalunya, con 29-30 seggi.
L’indagine prevede inoltre un crollo di voti per Ciudadanos, primo partito durante le elezioni regionali del 2017, che vedrebbe dimezzata la sua rappresentanza dai 36 ai 16-17 deputati.
Ad avvantaggiarsi sarebbero sia il Partito Popolare che vedrebbe un leggero aumento di voti, conquistando 5-6 seggi, sia Vox che entrerebbe per la prima volta nella Generalitat.
Se le intenzioni di voto fossero confermate, ERC potrebbe scegliere se rinnovare il patto con i suoi ex alleati, JxCat e la CUP che aumenterebbe i suoi deputati da 4 a 8-9, o tentare la formazione di un governo con l’appoggio delle forze di sinistra, il Partito Socialista Catalano che otterrebbe tra i 22-23 seggi e Catalunya En Comù-Podem con 11-12 deputati.
Anche questa volta, come nel 2017, troviamo una Catalogna equamente divisa circa la questione dell’indipendenza. I partiti indipendentisti, quindi, non raggiungerebbero la soglia del 50% dei voti.
Secondo il relativo sondaggio i voti a ERC (22%), JxCat (19%) e CUP (6,6%) raggiungerebbero il 47,6% alle prossime elezioni.