La tornata elettorale di Sabato ha consegnato senza sorprese al paese del trifoglio una Camera bassa priva di una maggioranza monocolore.
A quota 38 si sono attestati i liberal-conservatori del Fianna Fáil di Micheal Martin: 37 eletti + 1 (il Presidente dell’assemblea uscente che, di diritto, è rieletto qualora volesse ricandidarsi).
Segue a ruota la sinistra nazionalista dello Sinn Féin di Mary Lou McDonald, che arriva a 37 seggi; mentre solo terzo è il Fine Gael del Premier uscente Leo Varadkar, che si ferma a 35 deputati.
L’esecutivo rimarrà comunque in carica per gli affari correnti.
I repubblicani di SF hanno annunciato di voler intraprendere delle difficili trattative per un governo di minoranza sostenuto dalle altre forze di sinistra e da alcuni deputati indipendenti (19 in totale) ma la strada appare in salita considerati i numeri in Parlamento. FF e FG annunciarono in campagna elettorale di non voler intraprendere alcun governo di coalizione con SF.
In un’intervista alla televisione pubblica RTE Michael Martin (FF) aveva dichiarato domenica che rimangono incompatibilità significative con SF ma «è importante ricordare che il Paese viene prima di tutto». Ieri però il suo vice, Dara Calleary, è tornato a sottolineare le differenze tra i due partiti.
Un’altra ipotesi al vaglio è lo switch tra le maggiori forze uscenti dal Parlamento: un governo di minoranza di FF sostenuto da FG e indipendenti (l’esecutivo attuale fa capo a FG, sostenuto da FF e indipendenti). Tuttavia questa mossa sembrerebbe scartata per evitare di lasciare a SF il ruolo di leader dell’opposizione.