UE aggiunge le Isole Cayman nella black list dei paradisi fiscali
L’Unione Europea ha inserito le Isole Cayman, territori d’oltremare britannici, nella lista nera dei paradisi fiscali. Una decisione che l’ECOFIN, il consiglio dei ministri dell’economia e delle finanze degli stati membri, ratificherà con ogni probabilità la prossima settimana.
Questo arcipelago di tre isole situato nel Mar dei Caraibi rientra in questa categoria dal momento che offre una legislazione societaria favorevole e non impone alcuna tassazione diretta ai residenti e alle compagnie che hanno lì sede, aggiungendosi così a Fiji, l’Oman, Trinidad e Tobago, isole Samoa, Vanuatu e anche tre territori sotto il controllo statunitense: le Samoa Americane, Guam e le Isole Vergini.
Si tratta del primo effetto tangibile della Brexit nei confronti del Regno Unito e di un monito al governo di Boris Johnson in vista dell’inizio dei negoziati di Marzo sui futuri rapporti tra Unione Europea e il regno di Elisabetta II.
Qual è allora il nesso tra il recesso britannico dalla comunità europea e l’inserimento del territorio appartenente alla Corona in questa lista?
L’Unione Europea attesta a circa 600 miliardi di euro annuali l’evasione fiscale effettuata grazie anche all’ausilio dei paradisi fiscali.
La prassi UE prevede di evitare di inserire nella black list territori sotto il controllo degli Stati membri, condizione ora però venuta meno per il Regno Unito dal 31 Gennaio. Le principali preoccupazioni dell’unione a 27 concernono lo sfruttamento di una legislazione societaria di comodo in un territorio privo di alcuna reale attività economica.