Primarie in South Carolina: ora o mai più per Joe Biden

Quando alle 17 di domani (sabato 29), a Columbia ed in tutto il Palmetto State, si chiuderanno i seggi per le primarie democratiche capiremo se Joe Biden avrà ancora chance di vincere in questa corsa verso la nomination di Milwaukee. L’ex numero 2 della Casa Bianca è favorito nei sondaggi nel South Carolina, una sua vittoria potrebbe riavviare una campagna presidenziale che è stata quasi “abbandonata” ai deludenti risultati nei caucus dell’Iowa e nelle primarie del New Hampshire. Il successo nello Stato del Sud non è più scontato, vista la grande rimonta nei sondaggi del front-runner di queste primarie, Bernie Sanders, che ormai sembra sulla cresta dell’onda dopo il trionfo nelle primarie in Nevada. Attualmente il senatore del Vermont è il candidato con il maggior numero di delegati, ben 45.

NEL 2016 IL TRIONFO DI HILLARY CLINTON

Quattro anni fa, in South Carolina, ci fu la vittoria schiacciate di Hillary Clinton con il 73,5% dei votanti. Non fu una sorpresa: l’elettorato democratico in South Carolina è composto da un consistente numero di afroamericani, una constituency con cui la Clinton aveva dei legami antichi e solidi. Lo stesso Sanders aveva fatto poca campagna elettorale in South Carolina, consapevole di avere poche chance.

Nel 2008 a trionfare nello Stato del Palmetto fu Barack Obama, con una vittoria nettissima sulla sua rivale, Hillary Clinton. Il futuro presidente degli Stati Uniti conquistò più del doppio dei voti dell’ex first lady (55,4% a 26,5%), “Dopo quattro battaglie – disse Obama dopo la vittoria – noi abbiamo più voti e più delegati e la più grande coalizione che si sia vista da molto tempo: l’America ha voglia di cambiare”.

IL SUPER MARTEDI’ È ALLE PORTE E GLI ATTACHI A SANDERS NON SONO MANCATI

Nel palcoscenico Gaillard Center di Charleston, nella serata americana di martedì, è andato in scena il decimo atto dei dibattiti delle primarie democratiche. Davanti alla grande opportunità di provare a fermare l’inarrestabile marcia di Bernie Sanders verso la nomination, gli altri contendenti democratici non hanno neanche perso un instante per attaccarlo.

Nei momenti iniziali del dibattito, l’ex sindaco di New York Michael Bloomberg ha deriso l’abbraccio di Sanders al socialismo, sostenendo che il presidente russo Vladimir Putin sta cercando di farlo vincere in modo da perdere contro Trump. L’ex Vicepresidente Joe Biden ha evidenziato i ripetuti voti di Sanders contro la cosiddetta legislazione sul controllo delle armi e si è chiesto se sarebbe stato morbido con i leader autoritari.

“Mi sono opposto all’autoritarismo in tutto il mondo”, ha risposto Sanders. Ha insistito sul fatto che i suoi recenti commenti su Cuba erano in linea con quelli che l’ex presidente Barack Obama ha fatto, lodando i progressi del paese in materia di istruzione. “Potrebbe essere una buona idea essere onesti sulla politica estera americana, e questo include il fatto che l’America ha rovesciato i governi di tutto il mondo in Cile, in Guatemala, in Iran”, ha continuato Sanders. “E quando le dittature, che siano cinesi o cubane fanno qualcosa di buono, bisogna riconoscerlo. Ma non c’è bisogno di scambiare lettere d’amore con loro”.

La sua candidata più vicina, Elizabeth Warren, ha evitato di attaccare il senatore del Vermont ma ha affermato che sarebbe stata più efficace nell’attuazione di un programma progressista. Secondo i media americani, la strategia della senatrice del Massachusetts sarebbe quella di ottenere la candidatura alla vicepresidenza con il ticket di Sanders alla presidenza. Pete Buttigieg, in modo succinto, ha sostenuto ripetutamente che Sanders avrebbe fatto affondare il Partito Democratico a novembre, trascinando con sé membri del Congresso negli stati cruciali nelle primarie democratiche. “È giunto il momento di smettere di comportarsi come se la presidenza fosse l’unico ufficio che conta. –  ha spiegato ex sindaco di South Bend – Non solo questo è un modo per far rieleggere Donald Trump. Abbiamo un Congresso di cui preoccuparci. Abbiamo un Senato di cui occuparci”.

Durante i nove dibattiti precedenti, i rivali di Sanders avevano provato un “tocco” più leggero, attaccandolo sulle sue idee o sostenendo che la sua candidatura non fosse sostenibile per via della sua età avanzata. Ma con le primarie del South Carolina e del Super martedì a pochi giorni di distanza, hanno adottato durante il dibattito organizzato da CBS un tono molto più deciso, per cercare di colpire Sanders dal suo piedistallo.

Il dibattito è stato piuttosto accesso e caotico, tanto che spesso le voci dei candidati si sovrapponevano. Sanders, difendendosi degli attacchi, ha continuato a sostenere la sua eleggibilità, affermando aver costruito una “campagna di energia ed eccitazione” e ha promesso di continuare a lavorare per la “più grande affluenza nella storia degli Stati Uniti”. “Dobbiamo riportare i lavoratori nel Partito Democratico. – ha continuato Sanders – Dobbiamo far votare i giovani in un modo che non abbiamo mai visto. Ecco di cosa tratta la nostra campagna”.

“Sento il mio nome menzionato frequentemente questa sera” ha detto Sanders “mi domando il perché”.

BIDEN IN VANTAGGIO NELLA CORSA IN SOUTH CAROLINA

Tutti i più autorevoli sondaggi sulle primarie in South Carolina sono d’accordo sul fatto che il favorito sia Joe Biden, con una forbice tra il 27% e il 35%; dietro di lui, in grande recupero Bernie Sanders, intorno al 22-23%. Il primo posto dell’ex vicepresidente degli Stati Uniti è dato dalla forte presenza della comunità afroamericana, il 19% della popolazione, a lui molto vicina.

Il South Carolina è uno stato fedele alla causa repubblicana come testimoniano le ben tredici vittorie repubblicane alle presidenziali dal 1968 ad oggi, ad eccezione del 1976 con Jimmy Carter.