La strada verso la nomination di Milwaukee passa anche e soprattutto per The Golden State, nella grande notte del Super Thursday. La California, con i suoi 416 delegati, è uno dei più importanti Stati chiamati al voto nelle primarie democratiche di martedì. La storia delle primarie in questo Stato ha, da sempre, regalato gioie e dolori: dalla vittoria di Barry Goldwater nel 1964 alla delusione tra i sostenitori di Bernie Sanders nel 2016.
DAL SUCCESSO INASPETTATO DI GOLDWATER ALLA DELUSIONE DI SANDERS
In quel 1964, Barry Goldwater stava correndo contro Nelson Rockefeller per la nomination repubblicana, dopo una sconfitta nelle primarie dell’Oregon. Rockefeller sembrava capeggiare in California, ma Goldwater mobilitò 50 mila volontari e finì per vincere le primarie californiane, dal 52 al 48 percento. Fu una gara all’ultimo voto e sostanzialmente sigillò la nomination di Goldwater.
In casa democratica, 4 anni più tardi, Robert F. Kennedy sfidava Eugene McCarthy. Fu un episodio tragico: Kennedy sconfisse McCarthy con un margine molto ristretto, ma subito dopo aver pronunciato il suo discorso di vittoria a Los Angeles fu assassinato.
QUEL SUCCESSO DI HILLARY CLINTON AVVICINO’ LA NOMINATION
Il 2008 fu una vittoria amara per l’ex-first lady, infatti Hillary Clinton vinse le primarie democratiche con circa il 52 percento contro il 43 di Barack Obama. Naturalmente, Obama finì per ottenere la nomination e la Casa Bianca più tardi, ma vincendo, la Clinton dimostrò di essere ancora in corsa.
Raggiante, con un elegante vestito bianco, i capelli perfetti, circondata da una folla di sostenitori in tripudio, Hillary Clinton in quella notte di giugno del 2016 rivendicò la vittoria delle primarie in California e la conquista della nomination democratica per la Casa Bianca (53% contro il 46% di Sanders).
«Insieme ce l’abbiamo fatta – disse Hillary dai suoi quartieri generali a Brooklyn – abbiamo posto una pietra miliare nella nostra storia. Per la prima volta una donna è la candidata di un partito per l’elezione a presidente degli Stati Uniti. Mi congratulo con Bernie Sanders: la sua campagna elettorale è stata incredibile. Milioni di voti, soprattutto tra i più giovani. Il confronto che abbiamo avuto sarà un valore aggiunto per il partito democratico».
LE MODIFICHE AL VOTO FANNO RIEMERGERE LE PAURE DI CAOS
I grandi cambiamenti di come le persone voteranno in California hanno interessato l’opinione pubblica. Il primo cambiamento è avvenuto nel calendario dell’elezione: le primarie californiane sono state spostate da giugno a marzo per dare più peso allo stato più popoloso degli USA nella scelta del candidato democratico alla nomination. I cambiamenti sono mirati all’incremento della partecipazione elettorale attraverso l’introduzione di nuove apparecchiature di voto, nuovi centri di voto in alcune contee ed la possibilità di registrarsi al voto direttamente nel seggio elettorale anche il giorno stesso della votazione; questo creerà un ritardo nella chiusura dei seggi. “Stiamo andando a queste elezioni con registrazioni da record e una grande energia” ha dichiarato Alejandro Padilla, ex senatore democratico della California.
Questi cambiamenti possono confondere alcuni elettori. La paura è che la California finisca in un pasticcio molto più grande della debacle in Iowa, dove il Partito Democratico dichiarò il vincitore dopo diversi giorni a causa dei problemi con la nuova app utilizzata per raccogliere dati dei caucus. Secondo i rumours dell’organizzazione, i risultati della California potrebbero non essere resi noti nella notte di martedì, in quanto saranno accettate le schede che arriveranno fino a tre giorni dopo la data delle elezioni. Paul Mitchell, vicepresidente della società di dati Political Data Inc., prevede che l’affluenza in California sarà del 50% circa, più o meno la stessa delle primarie del 2016, con la maggioranza delle persone che dovrebbe votare martedì.
CON IL SUPER MARTEDI’ ENTRA IN CAMPO BLOOMBERG
Dopo una salita costante e di più settimane nei sondaggi nazionali, alimentata da stravaganti spese per annunci, personale ed eventi, Michael Bloomberg si sottopone alla prova dei voti. Il suo debutto al dibattito nazionale a Las Vegas la scorsa settimana ha messo a nudo le sue vulnerabilità riguardo agli attacchi di razza e genere, e ha dato a molti elettori un primo assaggio della sua irritabilità. La performance ha circoscritto la sua ascesa nei sondaggi e da allora non ha fatto progressi contro il frontrunner Bernie Sanders in California. Inoltre, ci sono segni di una rinascita per Joe Biden in Carolina del Sud, questo fine settimana – un risultato che sconvolgerebbe il piano di Bloomberg di impadronirsi dell’area dei moderati alla ricerca di un sostituto all’ex vicepresidente.
Bloomberg, che ha passato mesi ignorando i suoi avversari democratici e concentrando la sua potenza di fuoco su Donald Trump, conta ancora su un grosso bottino di delegati la prossima settimana. Ma diverse fonti vicine e coinvolte nella campagna hanno riconosciuto le preoccupazioni per i suoi recenti sondaggi interni e pubblici. I suoi sforzi, negli ultimi giorni, si stanno intensificando in Texas, Tennessee e Alabama.
“Pensiamo di essere ben posizionati, dove abbiamo già costruito infrastrutture e investito tempo e risorse per raccontare agli elettori il record di successo di Mike e la capacità di fare le cose,” portavoce della campagna Julie Wood ha affermato.
OLTRE ALLE PRIMARIE…LE ELEZIONI DEL 25° DISTRETTO CONGRESSUALE
Era la fine di ottobre, quando la 32enne californiana Katie Hill, deputata democratica del Congresso Americano, rassegnò le sue dimissioni dopo essere stata accusata di aver avuto una relazione con un suo assistente: “È la cosa più difficile che abbia mai dovuto fare, ma credo che sia la cosa migliore per i miei elettori, la mia comunità e il nostro Paese”. A seguito di tali dimissioni sono state indette nuove elezioni suppletive per il 12 maggio 2020, ma nella giornata di martedì ci saranno le primarie.
Se nessun candidato alle elezioni speciali riceve più del 50% dei voti, i primi due classificati alle primarie per le elezioni speciali avanzeranno alla tornata elettorale del 12 maggio 2020. I 4 principali candidati (2 democratici e 2 repubblicani) sono in corsa anche per le primarie alla nomination al Congresso del 3 novembre.
SANDERS DAVANTI A TUTTI NEI SONDAGGI
Il senatore del Vermont sembra non avere rivali nella sfida californiana: l’avanzata di Bernie Sanders è iniziata nello Stato d’Oro all’inizio delle primarie quando Joe Biden ha collezionato risultati deludenti. Secondo i più autorevoli sondaggisti, il vantaggio del front-runner democratico è registrato al di sopra del 10%.