Super Tuesday: Sleepy Joe non era così Sleepy, malissimo Bloomberg

Pubblicato il 4 Marzo 2020 alle 09:50 Autore: Domenico Maria Pellecchia

Dopo la serata di ieri la corsa alla nomination democratica per lanciare la sfida di novembre a Donald Trump è entrata decisamente nel vivo: con 14 Stati (più le Samoa americane) al voto, i delegati in palio erano 1.344.
Più del 30% dei delegati totali e di poco inferiori al numero di delegati necessari per ottenere la maggioranza alla convention di Milwaukee di Luglio (1.991).

La corsa democratica è arrivata all’appuntamento del Super Tuesday con il ritiro dai giochi di Pete Buttigieg e Amy Klobuchar: entrambi hanno annunciato il loro dropout poco prima del voto di ieri, perché le loro campagne non potevano più reggere il confronto sul piano economico e perché i numerosi sondaggi dopo il voto in South Carolina hanno rivitalizzato la campagna di Joe Biden, vero frontrunner moderato della sifda.

La vittoria nel primo martedì di marzo ha quasi sempre significato poi la nomination: dal 1988, chi vince le primarie negli Stati del Super Tuesday vince poi la nomination, sia democratica che repubblicana.

Nella settimana che ha preceduto la vittoria di Biden nella South Carolina e i successivi endorsement in suo favore di Amy Klobuchar, Beto O’Rourke e di Pete Buttigieg il quadro del voto sembrava decisamente diverso: Sanders correva indisturbato verso una vittoria fondamentale di quasi tutti gli Stati in gioco ieri, cosa che gli sfuggì quattro anni fa contro Hillary Clinton, poi però la sorprendente vittoria di Biden nello Stato ha cambiato le carte in tavola, e di colpo la corsa per la nomination si è infiammata.

E alla fine, Joe Biden può considerarsi soddisfatto dei risultati di questa tornata elettorale, fino a due settimane fa quasi impossibili da prefigurarsi.

Chi ha vinto e dove, questa notte

I risultati arrivati dai 14 Stati al voto hanno un chiaro vincitore: Joe Biden, con 10 Stati (e al momento 453 delegati) si aggiudica il Super Tuesday democratico del 2020, tornando il favorito per la nomination e giocandosi il tutto per tutto negli ultimi Stati che voteranno a Marzo.

[infogram id=”dashboard-red-1h984wd7m8gd2p3?live”][infogram id=”dashboard-red-1h984wd7m8gd2p3?live”]

Lo straordinario risultato dell’ex vicepresidente – straordinario perché i primi appuntamenti elettorali non sono andati proprio bene – mostra che, come in South Carolina, la piattaforma di Sleepy Joe sa come mobilitare la base dei democratici. Più di quanto abbia fatto Sanders, che in molti Stati si ritrova indietro di parecchio (come in Virginia, North Carolina e Oklahoma) e in Texas addirittura secondo (a sorpresa), al momento della stesura dell’articolo.

Lo spoglio non è ancora terminato e non sono stati ancora assegnati tutti i delegati in palio ieri notte (per la California ci vorrà qualche giorno nel conteggio dell’early voting), ma al momento la situazione è favorevole a Biden grazie ad un (risicato) vantaggio elettorale nei delegati: vince il North Carolina, la Virginia, l’Arkansas, l’Alabama, l’Oklahoma, il Tennessee, il Massachussets e il Minnesota, mentre Sanders conquista Vermont, Colorado, Utah e la California. In Texas lo spoglio sta proseguendo e non si riesce ancora ad annunciare un chiaro vincitore.

La situazione si mette piuttosto male per Mike Bloomberg: il magnate della pubblicità ha investito tantissimi soldi per la campagna negli Stati che hanno votato questa notte, aprendo numerosi uffici elettorali, ma ha raccolto solamente 44 delegati e vinto solo nelle Samoa americane al momento, e in mattinata potrebbe arrivare l’annuncio del suo dropout dalla corsa.

La senatrice Elizabeth Warren, che perde il suo stato (Massachussets) arrivando terza, ha costituito un problema di non poco conto nei calcoli elettorali di Sanders. Ha contribuito a rallentarlo in Stati nei quali alla fine ha vinto Biden o il senatore del Vermont poteva giocarsela sul filo del rasoio. Con 50 delegati conquistati fino ad oggi, Warren non sembra che abbia intenzione di ritirarsi dalla corsa, facendo capire che cercherà di avere un ruolo alla convention di Luglio.

Il prossimo 10 marzo le primarie faranno tappa in Dakota, Idaho, Mississipi, Michigan, Missouri e nello Stato di Washigton, e probabilmente diranno in quest’occasione chi fra Biden e Sanders prenderà un allungo decisivo sulla corsa.

Biden è avanti in molti di questi Stati, Sanders in quelli più grandi.