Le elezioni parlamentari tagike di Domenica 1 Marzo si sono concluse come previsto: il partito del Presidente Rahmon ha riconfermato la sua maggioranza in parlamento. Secondo la Commissione Elettorale Tagika hanno votato 4 milioni di elettori, l’86% degli aventi diritto.
Il Partito Popolare Democratico (PPD), partito governativo guidato dal Presidente, ha ottenuto il 50,4% del voto popolare e 47 seggi su 63 in parlamento. Il PPD ha ottenuto 12 di questi seggi tramite le liste proporzionali, utilizzate per eleggere 22 dei 63 seggi, vincendo i restanti nei distretti uninominali.
Il secondo partito è stato il Partito per le Riforme Economiche con il 16,6% dei voti, partito che appoggia tradizionalmente i governi PPD. Sono anche entrati in parlamento il Partito Agrario con il 16,5%, il Partito Socialista e il Partito Democratico con il 5,1%, e il Partito Comunista con il 3,1%, tutti filo-governativi. Nonostante la percentuale di voti del Partito Comunista sia sotto la soglia di sbarramento del 5%, uno dei suoi candidati ha vinto in un distretto uninominale, ottenendo un seggio.
Il Partito Social Democratico, unico partito di opposizione a competere nelle elezioni, è anche stato l’unico partito a non entrare in parlamento. Il partito non ha superato la soglia del 5% e i suo cinque candidati non hanno vinto nessun seggio uninominale.
Con questo risultato Rahmon e il PPD si riconfermano solidamente alla guida del paese, con il Partito Social Democratico, unico a criticare apertamente il Presidente in campagna elettorale, fuori dal parlamento. La principale forza di opposizione del paese, il Partito del Rinascimento islamico, è bandito dal 2015 in quanto partito islamista. Nessun partito in Tagikistan può avere un’affiliazione religiosa esplicita, e le formazioni islamiste sono bandite in tutti i paesi dell’Asia Centrale.
Più tardi quest’anno gli elettori tagiki andranno al voto anche per le elezioni presidenziali in cui Rahmon rimarrà il netto favorito. Il Presidente tagiko, con i suoi 67 anni di cui 26 in carica, è sia il presidente più anziano che quello più duraturo dell’Asia Centrale. Nel caso non si presentasse alle elezioni potrebbe essere sostituito da suo figlio, Rustam Emomali, a 32 anni già sindaco della capitale Dušanbe.