Il Sindaco di Napoli Luigi De Magistris vede svanire il controllo del suo partito DemA in un’importante municipalità della città.
Paolo De Luca, Presidente della V Municipalità Arenella-Vomero (120.000 abitanti), Antonio Iozzi (Vicepresidente) e Fabiana Felicità, Enrico Von Arx e Adolfo De Santis (consiglieri) hanno annunciato il loro addio a DemA, il partito fondato dal primo cittadino partenopeo.
“Comunichiamo, con rammarico, la decisione di porre fine alla nostra esperienza in Dema – evidenziano i fuoriusciti – siamo giunti a tale sofferta conclusione, a seguito di una lunga riflessione, nel corso della quale abbiamo maturato la consapevolezza di non condividere più alcuno degli attuali tratti identitari del movimento. Non ci appaiono chiare, ne adeguatamente motivate, le scelte territoriali assunte su temi cruciali per la città – accusano i rivoltosi – non condividiamo le modalità di gestione dei conflitti, dei rapporti tra istituzioni, di relazione tra le persone. Riteniamo radicalmente stravolto l’impianto originario del movimento, partito inizialmente per creare un contenitore politico aperto, diffuso, radicato sul territorio e sui territori, nella società, nelle comunità, divenuto, invece, a poco più di un anno dalle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale, un soggetto politico non in grado di andare al di là della mera gestione o della composizione di spazi d’appartenenza, sul cui futuro collocamento e sulla cui possibilità di rilancio, anche in vista delle prossime scadenze elettorali, nutriamo forti perplessità”.
Paolo De Luca, sponsorizzato dalla deputata Michela Rostan, dovrebbe candidarsi alle prossime elezioni regionali di Maggio con Italia Viva, il partito di Matteo Renzi.
La carica di consigliere regionale è compatibile con quella di Presidente della Municipalità. Tuttavia Il numero uno del parlamentino dell’Arenella-Vomero, approdato assieme agli altri fuoriusciti nel gruppo misto, si troverebbe privo di una maggioranza a suo sostegno, dopo aver sostentanto negli ultimi mesi: i consiglieri della maggioranza variopinta che lo appoggiavano erano difatti 15 su 30.