Myanmar, bloccata la riforma per ridurre il potere dei militari
Il Parlamento del Myanmar ha bocciato martedì un emendamento costituzionale volto a diminuire l’influenza dell’esercito nella politica. L’emendamento è stato proposto dal partito di governo Lega Nazionale per la Democrazia, il partito di Aung San Suu Kyi. La popolarità della celebre leader birmana, de facto capo di stato del paese, non è bastata però a convincere i deputati.
Con l’attuale costituzione all’esercito è garantito il 25% dei seggi in Parlamento, mentre l’emendamento proponeva di ridurli gradualmente fino al 5%. Nonostante 404 deputati su 633 abbiano votato in favore la modifica però non è passata, dato che in Myanmar è richiesta una maggioranza del 75% per le riforme costituzionali.
Questa modifica è parte di una serie di 135 emendamenti su cui si sta esprimendo il parlamento birmano. Un’altra modifica bocciata martedì è quella di conferire a un civile la carica di comandante supremo delle forze armate. In Myanmar la carica è ora automaticamente attribuita al capo di stato maggiore dell’esercito, mentre è consuetudine che nelle repubbliche il comandate supremo sia il capo dello Stato. Inoltre, secondo la costituzione preparata dal governo militare nel 2008, l’esercito nomina direttamente i ministri della Difesa, dei Confini e dell’Interno.
Le votazioni su altri emendamenti continueranno fino al 20 Marzo, ma Aung San Suu Kyi ha poche speranze di ridurre il controllo dei militari sulla politica birmana. L’opposizione in aula alle prime riforme è già stata durissima, con urla e scontri fra deputati che di rado si vedono nel parlamento del Myanmar. I deputati militari inoltre possono automaticamente bloccare ogni riforma che li colpisce direttamente, controllando un quarto dei seggi in Parlamento.