Primarie Dem in America: tappa in Ohio
Martedì 17 Marzo le elezioni primarie del Partito Democratico americano faranno tappa in Ohio, oltre che in Florida, Arizona e Illinois.
Il Buckeye State mette in palio 136 delegati e Biden sa che vincendo ampiamente qui e negli altri Stati al voto potrebbe, di fatto, intascare la nomination. L’Ohio rappresenta dagli anni ’80 uno Swing State, ovvero cambia colore politico molto spesso. Dal 1960 lo Stato ha sempre votato per il candidato che poi ha vinto le elezioni generali.
La popolazione ammonta a 11.747.694 milioni di persone, il che rende lo Stato il settimo per popolazione, e il decimo per densità di popolazione, che ha un tasso di crescita pari solo allo 0,67%. Le città più popolate sono la capitale, Columbus, che ospita 850.000 mila persone e Cleveland, che ne ospita 388.072 mila. Situato in pieno midwest, l’Ohio conta su una popolazione abbastanza omogenea. I bianchi corrispondo all’81%, mentre la fascia afro-americana rappresenta solo il 12,35% degli abitanti. Gli asiatici costituiscono una vera e propria minoranza, con una percentuale del 2,15%. E’ lo Stato, inoltre, che ha dato i natali a più presidenti: ben sette.L’età media è in linea con gli Stati centrali: 39,3 anni.
Il tasso di povertà sfiora il 15% e quello della disoccupazione si avvicina al 6%, di poco superiore alla media nazionale. Nello Stato operano infatti diverse industrie specializzate, soprattutto nell’energia. In un’economia fortemente agricola, l’Ohio negli ultimi anni investe nel mercato energetico. Grazie alla forte deregolamentazione e agli investimenti operati nel sottosuolo infatti lo Stato ha potuto controllare le forniture naturali di gas che costituiscono un enorme ammontare della terra. Ad oggi risultano investimenti privati per almeno 70 miliardi di dollari nel solo settore energetico. Ci sono diversi aeroporti commerciali importanti, e lo Stato vanta una rete di collegamenti ottimizzati con Chicago e New York.
Biden è in testa, Sanders rischia
Se qualcuno, a Gennaio, avesse detto a Joe Biden che la sua corsa alla nomination democratica avrebbe subito un grande sprint, probabilmente non ci avrebbe creduto neanche egli stesso: pochi uffici elettorali, difficoltà a riunire il centro moderato e particolare propensione per le gaffe. La campagna di Biden sino alle primarie del South Carolina si possono riassumere essenzialmente in questo modo. Poi, però, alla prima prova del voto afro-americano l’ex-Vicepresidente di Obama ha calato l’asso costringendo gli altri pretendenti moderati a ritirarsi per consentirgli di avanzare. E, alla fine, ha avuto ragione: Biden guida tutti i diversi sondaggi dell’Ohio con percentuali molto alte, simili a quelle degli Stati del Sud che ha conquistato nel Super Tuesday.
Sanders si conferma incapace di invertire una tendenza che lo vede come il candidato da evitare, e probabilmente rimane in corsa con il solo obiettivo di influenzare i temi della nomination democratica (cosa, per altro, già cominciata grazie al contributo di Elizabeth Warren e dello stesso Sanders). Se il senatore del Vermont non riuscirà ad invertire il trend cominciato dal Super Tuesday poco importano le percentuali che Biden raggiunge negli Stati al voto questo martedì, perché la battaglia sarà conclusa.
Negli utlimi giorni Biden ha infatti cominciato a porsi su un piano completamente diverso rispetto a quello del candidato alle primarie di partito: ha annullato gli eventi elettorali per parlare della minaccia del Coronavirus, e ha dedicato una importante conferenza stampa alle misure da adottare, tutte in contrasto con l’operato del Presidente Trump.
Insomma, Ohio o meno, la campagna elettorale vera e propria è cominciata, mentre martedì molto probabilmente finirà quella democratica.