Coronavirus, le proposte economiche di Azione contro la crisi

Pubblicato il 14 Marzo 2020 alle 20:18 Autore: Redazione

Dal sito di Azione

 

Piano di rilancio dell’economia nazionale

Inquadramento

  • L’impatto economico della diffusione del COVID-19 prima in regioni dal rilevante peso industriale ed ora su tutto il territorio nazionale, è e sarà fortissimo, con gravi rischi per l’occupazione e per la capacità produttiva di interi settori.
  • Prima dell’esplodere della crisi sanitaria, l’Italia era già di fatto in recessione tecnica. Dopo un quarto trimestre 2019 negativo (-0,3%), le previsioni per il primo trimestre 2020 scontavano un’ulteriore contrazione (da -0,4% a -1%).
  • L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato il Coronavirus pandemia mondiale. Gli effetti, in particolare sull’export potrebbero essere pesantissimi. Ricordiamo che nel 2009 il calo dell’export mondiale superò il 12% e quello italiano il 20%.
  • L’Italia non può permettersi una terza recessione dopo quelle del 2008 e del 2012 che hanno spazzato via un quarto della nostra base manifatturiera. Le emergenze in questo momento sono due: quella sanitaria e quella economica. Vanno affrontate insieme.
  • La sostenibilità finanziaria del debito deriva in primo luogo dalla tenuta del PIL. Occorre agire subito predisponendo un piano straordinario, dotato di ampie risorse finanziarie, articolato su azioni di contenimento della crisi e su nuove misure di supporto del PIL. Occorre impedire l’infarto dell’economia e sostenerne la tenuta attraverso il rilancio degli investimenti pubblici e privati, attraverso misure di “difesa” e di “attacco”.
  • Di seguito sono riportate le misure secondo tre direttrici:
  1. Misure di tutela della stabilità finanziaria delle imprese e dei livelli occupazionali;
  2. Misure per il rilancio della crescita economica;
  3. Misure in ambito sanitario (“Piano Sanità”).
  • Nell’ultima sezione sono elencate le iniziative da intraprendere in ambito UE per assicurare la massima efficacia delle soluzioni proposte, e un sufficiente spazio di intervento economico finanziario.
    1. Misure di tutela della stabilità finanziaria delle imprese e dei livelli occupazionali 

 

Ammortizzatori sociali e misure di sospensione degli adempimenti fiscali 

  1. Al fine di contrastare le crisi occupazionali e di liquidità di breve periodo delle imprese, per tutti i lavoratori dipendenti che non sono coperti da CIG (aziende piccole e piccolissime), si deve prevedere il ricorso a permessi retribuiti (fino ad un massimo di 30 giorni lavorativi) giustificati e motivati dal datore di lavoro con semplice accordo scritto tra le parti. Il datore di lavoro potrà compensare le somme corrispondenti in sede di versamento dei contributi previdenziali – eventuali costi eccedenti saranno comunque a carico dell’INPS – a partire dal secondo mese successivo a quello in cui il lavoratore ha usufruito dei permessi retribuiti. Tale misura è destinata alle imprese operanti in tutti settori e su tutto il territorio nazionale.
  2. Per quanto riguarda il sostegno al reddito dei lavoratori dipendenti, è necessario semplificare il ricorso alla CIG ordinaria ed estenderlo ai lavoratori autonomi e alle partite IVA, prevedendone l’attivazione mediante semplice dichiarazione da parte del datore di lavoro per iniziali 13 settimane, estensibili a 26, a favore di tutte le imprese operanti nei settori colpiti dalla crisi e su tutto il territorio nazionale.
  3. In materia di norme su lavoro, è inoltre necessario introdurre in ambito nazionale:
    1. La facoltà per 12 mesi di introdurre part-time allentando i vincoli al suo utilizzo in modo unilaterale da parte dell’azienda;
    2. L’allentamento dei vincoli ai rinnovi dei contratti a termine e di somministrazione (abolendo in via almeno straordinaria tutte le rigidità introdotte dal DL dignità);
    3. La deroga ai limiti numerici ai contratti a termine in caso di problemi di operatività in alcune sedi aziendali in modo da compensare la capacità produttiva su aree geografiche diverse;
  4. Al fine di alleggerire il carico fiscale delle imprese su tutto il territorio nazionale è necessario introdurre:
    1. Una sospensione totale degli acconti fiscali IRAP e IRES da versare nell’anno 2020; 
    2. La rateizzazione in cinque anni del versamento del saldo degli acconti fiscali. 

Il gap di finanziamento del SSN derivante dalle minori risorse IRAP verrà coperto dallo Stato. Questo provvedimento mira a contenere il problema delle tante imprese con bilancio in forte utile nel 2019 che, senza questa misura, pagherebbero acconti alti in un anno di crisi economica.

  1. Per il solo settore del turismo, su tutto il territorio nazionale, verrà sospeso per il 2020, il pagamento dell’IMU .

 

Accesso al credito e pagamento debiti della PA 

  1. Al fine di compensare l’attuale crisi di liquidità delle imprese, è necessario sospendere il pagamento dei debiti verso gli istituti di credito e al tempo stesso introdurre strumenti pubblici di garanzia che garantiscano nuova liquidità alle medesime. Pertanto, è necessario:
    1. Introdurre una moratoria di 12 mesi per le imprese di tutte le dimensioni sul rimborso dei finanziamenti di breve, medio e lungo termine agli istituti di credito;
    2. Estendere la garanzia pubbliche per l’accesso al credito da parte delle imprese attraverso il raddoppio della dotazione finanziaria del Fondo Centrale di Garanzia (2 mld di dotazione per circa 40 mld di prestiti coperti), sul nuovo credito ed in bonis (in regolare pagamento delle rate di finanziamento) sulle garanzie esistenti;
    3. Prevedere un allargamento dei criteri di concessione delle garanzie a valere sul Fondo di Garanzia, tornando a garantire fino all’80% i finanziamenti del capitale circolante.

 

  1. Verrà inoltre accelerato il pagamento dei debiti della PA. Attualmente lo stock di scaduto, non pagato, è di circa 27 mld di euro. Procedure semplificate e straordinarie di liquidazione dei debiti dovranno portare rapidamente il tempo medio dagli attuali 70gg al livello della media UE (40gg).
  1. Misure di rilancio della crescita economica

 

Investimenti privati e patrimonializzazione delle imprese 

  1. Ripristino integrale dell’iperammortamento e del superammortamento del Piano Impresa 4.0 con aliquote indifferenziate per dimensione degli investimenti, ed estensione ad almeno tre anni del periodo di validità degli incentivi. Includere negli investimenti ammessi quelli legati (i) all’economia circolare e (ii) alla decarbonizzazione; (iii) alla innovazione ambientale; (iv) e alle tecnologie abilitanti lo smart working.
  2. Sul credito d’imposta per la Ricerca & Sviluppo è invece necessario maggiorare le aliquote attualmente in vigore e introdurre un meccanismo di ruling con l’Agenzia delle Entrate per un accordo di applicabilità del credito di imposta sugli investimenti in R&S di significativo importo. È inoltre necessario inserire tra gli investimenti qualificati per i quali è riconosciuto il credito d’imposta Ricerca & Sviluppo anche gli investimenti legati all’integrazione del lavoro agile (c.d. smart working) all’interno dei processi produttivi. Questo può avvenire tramite un intervento poliennale (con procedura immediata di fruizione) a favore delle riorganizzazioni d’impresa in chiave smart working.
  3. Introduzione per il 2020 di un rendimento nozionale ACE ad hoc per PMI e Mid- Cap – tra il 6% e il 7% del nuovo capitale –, al fine di aumentare la propensione alla patrimonializzazione in un momento di crisi delle imprese su modello dello strumento in vigore in Belgio.
  4. Modifica del Codice sulle Crisi d’Impresa: differimento dell’obbligo di nomina del Revisore per le PMI.

 

Investimenti pubblici 

  1. Costituzione di un’agenzia pubblica di supporto alle amministrazioni centrali e locali sia nella fase di progettazione (con contributo statale ai relativi costi) che in quella di realizzazione delle opere pubbliche mediante assistenza tecnica, economico-finanziaria, ingegneristica e legale per interventi, tra gli altri, di messa in sicurezza del territorio, di riqualificazione anti-sismica ed energetica del patrimonio edilizio e scolastico. Si prevede inoltre la razionalizzazione delle strutture di supporto esistenti (CDP, Invitalia, Agenzia del Demanio) e la ricognizione di quelle abrogate (UTFP).
  2. Introduzione di deroghe a carattere ordinario per grandi opere ed opere cd. strategiche e immediato ricorso all’istituto del commissariamento, sul modello della ricostruzione del Ponte Morandi, per le opere strategiche. È inoltre necessario semplificare il processo di approvazione del CIPE.

 

  1. Semplificazione del Codice Appalti: messa a regime di alcune deroghe già previste dallo sblocca cantieri e introduzione di ulteriori semplificazioni in linea con le direttive comunitarie in materia (es. appalto di servizi, subappalto, varianti etc). Previsione

della possibilità di affidamento diretto da parte degli enti locali per tutti gli appalti al di sotto della soglia di gara europea (senza differenza tra i diversi importi). Si deve inoltre prevedere l’estensione della possibilità di ricorso all’appalto integrato purché l’affidamento avvenga sulla base di un progetto almeno di livello definitivo.

  1. Agevolare la capacità di spesa in conto capitale degli Enti Locali, consentendo maggiore flessibilità, ad esempio, mediante la riduzione delle percentuali di accantonamento del Fondo crediti di dubbia esigibilità (Fcde).
  2. I fondi europei non spesi dalle regioni meridionali verranno riattratti dallo Stato centrale in un Fondo Unico per il Sud gestito attraverso procedure semplificate e poteri Commissariali.
  3. Nel luglio scorso 2017 è diventata operativa la norma che consente il co- finanziamento Ue al 95% dei fondi di Sviluppo Regionale impiegati per operazioni di ricostruzione legate a calamità naturali. Questa agevolazione può tuttavia riguardare solo il 5% del totale dei fondi di Sviluppo Regionale allocati allo Stato Membro. Questo tasso di cofinanziamento agevolato per risorse Ue destinate alla ricostruzione di aree colpite da calamità naturali, deve essere esteso a tutti i fondi europei 2014-2020 ancora non spesi da tutte le regioni italiane, tanto quelli strutturali quanto il Fondo Sociale Europeo. Per ottenere questo trattamento le Regioni in questione dovranno fare richiesta alla Commissione Europea. Parallelamente verrà richiesto dal Governo italiano l’aumento della percentuale (5%), consentita per cofinanziamento agevolato.

 

Strategia Energetica Nazionale e Piano Nazionale Energia e Clima 

  1. Accelerare e completare gli investimenti sulla Rete di Trasmissione previsti dalla Strategia Energetica Nazionale (SEN) e dal Piano Energia e Clima (PNIEC);
  2. Costituire una cabina di regia tra Ministeri competenti, insieme al coinvolgimento delle Regioni, per favorire l’attuazione coordinata degli investimenti previsti dalla Strategia Energetica Nazionale e monitorarne lo stato di realizzazione e i risultati.
  3. Tra i capitoli di “Reti e Infrastrutture”, “Fonti Rinnovabili” ed “Efficienza Energetica” la SEN prevede 175 miliardi di euro di investimenti, pubblici e privati, fino al 2030, con l’obiettivo di (i) uscire dal carbone superando gli obiettivi ambientali europei 2030 ed in linea con gli obiettivi COP21 e Road Map 2050; (ii) ridurre il gap di prezzo dell’energia allineandosi a prezzi UE e (iii) migliorare la sicurezza e la flessibilità del sistema di approvvigionamento energetico.
  4. Nonostante l’attuale alta propensione all’investimento nel settore dell’economia circolare e della decarbonizzazione, le procedure autorizzative a carico di imprese e cittadini hanno tempi eccessivamente lunghi: è necessario semplificare e ridurre i tempi delle autorizzazioni, recependo urgentemente e senza complicazioni aggiuntive le direttive europee in materia.
  5. Accelerare gli interventi sul patrimonio edilizio pubblico, introducendo procedure di project financing semplificate per gli interventi che riguardano la riqualificazione energetica di scuole e uffici pubblici e la successiva gestione attraverso contratti di rendimento energetico (EPC) e il coinvolgimento di ESCO e imprese edilizie. III. Piano Sanità

 

Il rischio di una estensione dell’emergenza Covid-19 alle regioni del Sud meno equipaggiate, e con una sanità indebolita, va affrontato con un piano complessivo di rilancio del SSN da realizzare in tempi rapidissimi. D’altro canto il rischio che i tempi di attesa per gli interventi “ordinari” si allunghino ulteriormente appare ogni giorno più concreto.

 

  1. È necessario rafforzare immediatamente le terapie intensive e sub intensive per dare supporto respiratorio aumentando le prime del 50% e le seconde del 100%. È inoltre necessario aumentare di 2500 unità i posti in rianimazione e raddoppiare i posti in terapia subintensiva.
  2. Assunzione di 8.000 medici (2.6 miliardi in 5 anni) e 35.000 infermieri (4.4 miliardi in 5 anni).
  3. Richiamo in servizio di medici e infermieri che sono andati in pensione anticipatamente, previa definizione di opportuni incentivi finanziari. 
  4. Finanziamento per intero di 11.500 borse di specializzazione per i prossimi 4 anni – 255 milioni all’anno per azzerare i camici grigi, dopo il quarto anno si torna a regime con 10.000 borse.
  5. Ammodernamento strutturale e adeguamento tecnologico: 1.7 miliardi lavori di ristrutturazione e di ammodernamento tecnologico delle strutture sanitarie. 250 milioni per acquisto di apparecchiature sanitarie.
  6. Piano sanità digitale: 400 milioni il primo anno e ulteriori 50 milioni all’anno per i 4 anni successivi (per arrivare a una spesa di 32€ pro-capite e colmare parte del gap con i paesi europei).
  7. Fino al termine dell’emergenza sanitaria, è necessario consentire ed abilitare l’insegnamento scolastico a distanza, in modo da prevedere la possibilità per le scuole di rimanere chiuse fino al rientro dell’emergenza medesima;

 

In ambito UE 

Occorre evitare che, come nel caso della crisi del 2008, l’UE reagisca debolmente e in ritardo. Come previsto dai trattati europei (art.5 (1) del Regolamento UE No 1466/1997 e 3/5 del Regolamento No 1467/1997) in caso di eventi particolari o di crisi economiche severe nell’area Euro o nella UE, va richiesta la sospensione delle regole europee di finanza pubblica (Patto di Stabilità e Crescita, Fiscal compact, two-pack, six-pack).

  1. Prevedere deroghe alla normativa sugli aiuti di Stato nei settori più colpiti (trasporti, turismo, spettacolo e cultura) per poter mettere in atto misure di aiuto selettivo.
  2. Anche la BCE deve svolgere un ruolo attivo e non interrompere l’azione a favore dell’immissione di liquidità, rivedendo al contempo provvisoriamente, di concerto con le altre autorità competenti, le normative Basilea per favorire la gestione di NPL e l’immissione di liquidità nel sistema economico.

L'autore: Redazione

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