Coronavirus, le proposte economiche di Potere al Popolo contro la crisi
Dal sito di Potere al Popolo
Queste le nostre rivendicazioni:
1. Non si possono rispettare il Fiscal Compact e i vincoli di bilancio imposti dall’Unione Europea.
Stiamo affrontando una crisi senza precedenti che va già a gravare su un’economia in difficoltà. Probabilmente siamo di fronte a un nuovo 2008, a una recessione globale che avrà effetti devastanti sull’Italia. Quest’anno ci sarà certamente una contrazione del PIL, che potrebbe portare a tagli automatici dei servizi pubblici che non possiamo più permetterci. È evidente infatti che quest’epidemia è esplosa in un paese in cui le strutture pubbliche – a partire dalla sanità – sono state demolite in anni di ricette scellerate, perseguite da tutti i partiti di governo: dal Pd come dalla Lega.
Non si può reagire a questa crisi con le stesse misure di austerità del 2008. Il Governo deve rifiutarsi di osservare il Patto di Stabilità, il vincolo del 3% e imporre una vera flessibilità che permetta politiche economiche e fiscali espansive per mettere in condizioni le classi popolari di non morire. Per impedire speculazioni e tenere a bada paura e mercati, occorre che il Governo dica apertamente che lo stato farà fronte a tutti i bisogni della crisi, quali siano i loro costi.
2. Reperire fondi per la sanità pubblica tagliando spese militari e redistribuendo la ricchezza.
Bisogna subito fermare le spese militari come l’acquisto di F35. Con ogni aereo militare ci si pagano migliaia di posti letto e strutture di terapia intensiva. Sentiamo parlare della revoca del reddito di cittadinanza o di quota 100. No, se servono i soldi vanno presi dove stanno: ci vuole una tassazione straordinaria dei grandi patrimoni e un recupero dell’evasione fiscale dai grandi evasori, cominciando dalle multinazionali.
Con questi soldi bisogna finanziare, senza sprechi e con controllo popolare, assunzione e internalizzazione di personale, sia sanitario che per la ricerca, la riapertura delle strutture ospedaliere chiuse negli ultimi anni.
Bisogna mettere tutto il personale sanitario militare a piena disposizione, anche facendo rientrare le missioni dall’estero.
La sanità privata e soprattutto quella cattolica, ampiamente finanziata in questi anni, va completamente messa al servizio del pubblico. La drammatica esperienza che stiamo vivendo ci indica che è urgente che il sistema sanitario torni centralizzato chiudendo con l’assurdità dimostrata dalla regionalizzazione e dalla privatizzazione della salute.
3. Aiutare i genitori con figli: garantire congedi parentali e permessi retribuiti.
La chiusura delle scuole è un problema enorme per i lavoratori che non sanno dove lasciare i figli. Non si può scaricare questo peso sulle famiglie, che si vedono o costrette a rinunciare al salario non andando a lavoro o a pagare babysitter. È urgente e necessario un decreto legge che garantisca, per il tempo dell’emergenza, che i genitori possano prendere permessi pienamente retribuiti sul modello della 104. Lo stato deve sostenere economicamente le imprese i cui lavoratori prendono questi permessi. Lo stato deve anche garantire il rimborso delle rette per gli asili e scuole materne pubblici chiusi.
4. Blocco dei licenziamenti, cassa integrazione per i lavoratori costretti a stare a casa, misure economiche di sostegno per educatori dei servizi scolastici e lavoratori di portinerie e pulizie in appalto, per lavoratori dello spettacolo, stagionali, lavoratori autonomi e finte partite IVA.
Molti lavoratori in queste settimane vengono lasciati a casa vista la contrazione delle attività, o gli vengono imposte ferie forzate. Ci vuole un decreto di blocco dei licenziamenti durante la crisi e la generalizzazione della Cassa Integrazione, anche in deroga. Nel frattempo altri lavoratori che figurano come “a progetto” o “autonomi”, perdono lavori e commesse. Chiediamo che per i lavoratori dipendenti del settore privato intervenga la cassa integrazione e per i lavoratori privi di tutele misure di sostegno al reddito che garantiscano la continuità salariale.
Ricordiamo che il Governo ha vietato manifestazioni e scioperi, dunque impedisce ai lavoratori di protestare. Intervenga subito perché non ce ne sia bisogno.
5. Dispositivi di sicurezza per chi lavora.
Nei luoghi di lavoro vanno tassativamente rispettate le norme di sicurezza generali sul contagio. Là dove non sia possibile, il lavoro va fermato garantendo il salario e sostegno alle imprese.
6. Bisogna fermare subito gli sfratti.
Chi ha perso il lavoro o reddito in questo mese e non può pagare l’affitto, non può essere cacciato di casa, anche perché questo attenterebbe alla sua salute.
7. Sospensione del pagamento di mutui e tasse per i soggetti che non hanno potuto recarsi al lavoro o che l’hanno perso.
Le misure annunciate dal Governo sono insufficienti. Di fatto sono ricalcate su quelle dei terremoti o delle calamità naturali: qualche esenzione, qualche rinvio di scadenza. Ma la crisi che si prepara non è detto che metta i lavoratori in condizione di poter pagare a breve mutui e tasse. Per questo motivo serve la sospensione immediata per i lavoratori licenziati o che non possono recarsi a lavoro.
8. Regolarizzazione dei migranti.
La politica dei decreti sicurezza ha creato irregolarità, ghettizzazione e marginalità sociale, e questo può determinare – in una situazione di emergenza – maggiori difficoltà nello sviluppo di politiche di tutela della salute pubblica. In particolare c’è il rischio che migranti in posizione di “clandestinità” non beneficino di controlli e cure, con gravi conseguenze per la salute.
9. Rinvio delle elezioni regionali.
Il Governo ha rinviato il referendum sul taglio dei parlamentari. Ma vanno rinviate almeno di un mese anche le elezioni regionali che si dovrebbero tenere a fine maggio in Veneto, Liguria, Campania, Puglia, Toscana, Marche. In queste settimane infatti non c’è modo di fare iniziative pubbliche, di informare adeguatamente le persone e di raccogliere le firme per permettere alle forze politiche non già rappresentate di presentarsi. La consultazione sarebbe dunque falsata.
Le misure sociali e democratiche che proponiamo possono essere prese subito. Serve fare pressione sul governo e sugli organi istituzionali. Queste misure possono non solo aiutare ad arginare l’epidemia – perché rafforzano la sanità ed evitano che il contagio si espanda – ma soprattutto a creare una maggiore tranquillità e rafforzare la solidarietà degli italiani.
La crisi del coronavirus mostra tutta la crisi di un sistema che non potrà ripartire come se nulla fosse accaduto. Oggi abbiamo la dimostrazione pratica che il mercato non può governare la società ed il pubblico deve tornare ad essere al centro. Per uscire dalla crisi economica che si annuncia occorrerà un piano straordinario di investimenti in ospedali e sanità, scuola e ricerca, edilizia popolare, ambiente. Redistribuire la ricchezza verso le classi popolari, investire soldi nell’innovazione e nella scienza, nazionalizzare i settori strategici: solo così potremo salvare il nostro paese.