Domenica 15 marzo i francesi si sono recati alle urne per il primo turno delle elezioni municipali. Più di 30 mila comuni sono stati chiamati a scegliere il proprio sindaco.
Il dato che più ha colpito è stato quello dell’astensione, comprensibilmente basso a causa dell’emergenza sanitaria. Poco meno della metà dei francesi (44,66%) ha esercitato il diritto di voto, circa il 16% in meno rispetto al primo turno del 2014.
A Parigi la partecipazione si attesta sotto la media nazionale, con un’affluenza del 42,31%. Il 29,33% dei votanti ha confermato il sindaco uscente, la socialista Anne Hidalgo. Segue a breve distanza la sfidante repubblicana Rachida Dati (22,72%). Il partito di Macron, con la candidata Agnès Buzyn, ha convinto il 17,26% dei francesi che si sono recati al seggio. La corsa del partito macronista per la Capitale ha subito una brusca interruzione a metà febbraio, quando il candidato Benjamin Griveaux ha dovuto rinunciare alla corsa perché vittima di sexting (è stata pubblicata una conversazione online tra lui e una donna, con del materiale pornografico che lo riguardava direttamente e frasi compromettenti).
A Lione trionfano i verdi, con Grégory Doucet scelto con il 28,46%. Il sindaco uscente, il socialista Gérard Collomb, non si è ricandidato. Al secondo posto il repubblicato Etienne Blanc (17,01%), seguito dal macronista Yann Cucherat (14,92%). Affluenza al 38,95%.
A Marsiglia un testa a testa tra la candidata di sinistra Michèle Rubirola (23,44%) e l’avversaria repubblicana Martine Vassal (22,32%). Il sindaco uscente Jean-Claude Gaudin non si è ricandidato. Terzo posto per il Rassemblement national di Marine Le Pen, con Stéphane Ravier che ottiene il 19,45% dei consensi. Il tasso di affluenza di ferma a 32,76%.
Il secondo turno si tiene, per legge, la domenica successiva al primo, in questo caso domenica 22 marzo. Tuttavia, date le particolari circostanze dettate dall’emergenza epidemiologica da coronavirus, Macron ha annunciato che l’appuntamento elettorale sarà rinviato. In attesa dell’ufficializzazione, gli esperti si interrogano sulle conseguenze della decisione: un rinvio del secondo round imporrebbe che l’intero processo elettorale ricominciasse da capo.
Marine Le Pen ha già chiesto che il secondo turno venga rimandato di qualche mese, ma che i risultati già ottenuti restino validi, e il Ministro degli Interni francesi ha aperto alla possibilità di varare un’apposita legge che consentirebbe di posticipare di almeno sei settimane il secondo turno, senza dover vanificare il voto già espresso.