L’elezione di Giovanni Paolo II, il Papa “venuto da lontano”
«Questa mattina, 29 settembre 1978, verso le 5.30, il segretario privato del Papa, non avendo trovato il Santo Padre nella Cappella del suo appartamento privato, come di solito, lo ha cercato nella sua camera e lo ha trovato morto nel letto, con la luce accesa, come persona intenta alla lettura. Il medico, dr. Renato Buzzonetti, immediatamente accorso, ne ha constatato il decesso, avvenuto presumibilmente verso le 23 di ieri, per infarto miocardico acuto.»
-Comunicato ufficiale della Santa Sede
Come un fulmine a ciel sereno, quella mattina di fine settembre, il mondo si ritrova a piangere il successore di Pietro: dopo solo 33 giorni di pontificato, Giovanni Paolo I si spegne, eletto il 26 agosto in un Conclave nel quale era entrato da patriarca di Venezia.
Come ogni mattina, alle 7,30 va in onda il Gr2. Il giornalista alla conduzione inizia a leggere il sommario, ma a un certo punto succede qualcosa, la sua voce viene sovrastata da quella del direttore del radiogiornale, Gustavo Selva: “Interrompi, interrompi”. Così il direttore annuncia la morte del Papa, avvenuta nella notte per un attacco cardiaco.
Video dell’epoca sulla morte di Papa Giovanni Paolo I (diffuso su Rai Storia)
In una giornata cupa e piovosa di inizio ottobre (il 4), Roma e il mondo intero danno il loro estremo saluto al Vicario di Gesù Cristo: sulla bara di legno quello stesso epitaffio di Leone XI, che nel 1605 fu Pontefice per 27 giorni, ostensus magis quam datus (più mostrato che dato). Un papato brevissimo ma ha avuto il tempo per abolire alcuni riti “troppo sfarzosi” come la sostituzione della Messa di Intronizzazione con più modesta Messa Solenne di inizio pontificato; anche la tiara e il trono con Papa Luciani sono andate in pensione. Si apre così ancora una volta la sede vacante.
Quell’entrata da Papa in Conclave di Siri
Il Conclave che si apre sabato 14 ottobre 1978 vede come protagonisti gli stessi cardinali dell’elezione d’agosto. I favoriti per l’elezione sono il cardinal Benelli, diplomatico della Santa Sede e allievo di Paolo VI alla Segreteria di Stato vaticana (dunque su posizioni “progressiste”), prima di diventare arcivescovo di Firenze. In contrapposizione a Benelli, è oramai ricorrente la candidatura di Cardinal Siri (al suo quarto Conclave), arcivescovo di Genova e spesso etichettato come un conservatore; ma il porporato genovese, a questa etichetta rispose (al quotidiano socialista di Genova “Il lavoro”): “Non sono né conservatore né progressista e ho spesso osservato che queste definizioni sono superficiali […] Se dovessi qualificarmi, vorrei essere considerato un indipendente, un uomo che marcia da solo e non fa parte di gruppi. Cerco di osservare, e di fare osservare, la legge di Cristo”.
Un servizio del Tg2 dell’epoca sulla figura del Cardinale di Genova prima del Conclave
Secondo le ricostruzioni di alcuni vaticanisti, alcuni giorni precedenti all’inizio del Conclave, diversi cardinali della curia romana, cardinali italiani e cardinali europei avrebbero raggiunto un accordo per l’elezione di Siri, sulla base di 50 voti sicuri.
Ma un imprevisto cambia drasticamente il quadro della situazione. L’arcivescovo della città della Lanterna, poche ore prima di entrare nella Cappella Sistina, rilascia un’intervista a Gianni Licheri della Gazzetta del Popolo in cui traccia quello che assomiglia ad un vero e proprio programma. Nel mirino finisce, soprattutto, la collegialità dei vescovi. L’articolo che, secondo gli accordi, avrebbe dovuto vedere la pubblicazione solo il giorno dopo l’avvio del Conclave, quando le comunicazioni dei cardinali con il mondo esterno erano già blindate, ma l’articolo esce con 24 ore d’anticipo; così finisce, tutt’altro che inosservato, nella cartella stampa dei porporati. Siri però resiste.
Alle 16,30 di Sabato 14, i Principi della Chiesa (elettori) in abito corale, si recano in processione cantando le Litaniae Sanctorum (Litanie dei santi) dalla Cappella Paolina verso la Cappella Sistina. Una volta dentro avviene l’invocazione “col canto del Veni Creator l’assistenza dello Spirito Santo” ed il giuramento dei cardinali elettori. Il maestro delle celebrazioni pontificie, successivamente ordina l’Extra omnes, il “fuori tutti”: è l’inizio vero e proprio del Conclave.
Le prime votazioni vedono un braccio di ferro impossibile da sbloccare. Siri e Benelli, Siri e Benelli, il loro nomi andavano giù e su, come i ceci in una pentola di acqua che bolle. Un sogno cullato per anni, vicinissimo a diventare realtà all’inizio di questo nuovo Conclave: Siri, secondo Padre Damaso Testa di Celle Ligure (confessore personale del cardinale di Genova), sarebbe arrivato a pochissimi voti dall’elezione.
La svolta dall’Est
Ad un certo punto del Conclave, il Cardinal Franz Konig di Vienna disse: “Abbiamo bisogno di un contendente credibile, io propongo Wojtyła. Credo che la rinascita dello spirito, della stessa cristianità verrà da Est: dalla parte del mondo dove l’ateismo di stato non è riuscito ad annientare il desiderio trascendente. Ora dobbiamo mettere il nostro destino nelle mani di gente che ha più familiarità con l’ateismo che con la religione” e all’appello cardinal Ratzinger rispondendo “Io oggi ho votato per Wojtyła” (ricostruzione di S. M. Olaf in La profezia dell’ultimo Papa).
Così si iniziò a far forte la strada del cardinale arcivescovo di Cracovia, ma l’unica paura dei porporati rimaneva quella di un’eventuale rinuncia all’elezione. Sembra che proprio la domenica sera, dopo la quarta votazione, che prese quota la candidatura di Wojtyła.
All’arcivescovo di Torino Michele Pellegrino, Wojtyła aveva rivelato i suoi timori durante il primo giorno di votazioni, dopo che i tre scrutatori avevano letto cinque schede col suo nome: “Prego Dio che mi allontani da questa prova». «Se Dio la presceglie, Dio la sosterrà» gli aveva risposto, sottovoce, il cardinale piemontese.
Le cose cambiarono con il settimo scrutinio, il lunedì 16 ottobre, quando raccolse quasi la metà dei voti, o forse più. Fu allora che le ultime resistenze caddero. Stefan Wyszynski, il primate di Polonia, prima della votazione decisiva disse al futuro Papa: “Se ti eleggono, ti prego di non rifiutare”, adoperando per l’ultima volta la sua autorità primaziale sull’arcivescovo di Cracovia.
Nell’ ottava votazione, nella sera stessa di lunedì, Wojtyła raddoppiò i suoi voti e raccolse una maggioranza schiacciante (si parla di circa una centinaia di voti). Dopo il lungo applauso dei colleghi cardinali, il Camerlengo Villot si avvicinò al nuovo eletto e toccandolo sulla spalla pronunciò la formula canonica: “Acceptasne electionem de te canonice factam in Summum Pontificem?” (Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice?). Allora il nuovo Papa alzò lo sguardo: “Obbedendo nella fede a Cristo mio Signore, abbandonandomi alla dolcissima Madre di Cristo e della Chiesa, consapevole delle grandi difficoltà, accetto”.
“Quo nomine vis vocari?” (Come vuoi essere chiamato?): “Per la mia devozione a Paolo VI, e per l’affetto per Giovanni Paolo I, mi chiamerò Giovanni Paolo II”. Erano le 17,40. Venti minuti più tardi, prima ancora che la fumata bianca annunciasse al mondo l’elezione (avvenuta alle 18,18), il nuovo pontefice con la veste talare bianca ricevette l’omaggio dei cardinali che lo avevano eletto. E poco meno di mezz’ora dopo – alle 18,45 – il cardinale protodiacono Pericle Felici dette l’annuncio che il cardinale Karol Wojtyła, arcivescovo di Cracovia, era stato eletto 264° Papa, scegliendo di chiamarsi Giovanni Paolo II.
E dopo poco il mondo scoprì il volto del nuovo Vescovo di Roma…
Con l’elezione di Wojtyła si interrompe la serie plurisecolare di pontefici italiani, che si succedevano da 455 anni, l’ultimo predecessore straniero fu Adriano VI da Utrecht, eletto nel lontano 1522. Cinquantottenne, Giovanni Paolo II è anche il più giovane eletto dopo Pio IX, e il suo pontificato (1978-2005) sarà infatti anche il più lungo dopo i quasi trentadue anni del regno di Papa Mastai Ferretti e San Pietro. Iniziava così, quella sera di ottobre, uno dei più lunghi e straordinari pontificati della storia della Chiesa.