Boris Johnson: “La mia morte è stata presa in considerazione”
Boris Johnson ha rilasciato oggi la sua prima intervista dopo essere stato dimesso dal St. Thomas Hospital al Sunday Sun, il domenicale del più popolare dei tabloid inglesi. Il Primo Ministro, rientrato al lavoro lunedì 27 aprile, ha dichiarato che esisteva un “piano B in stile morte di Stalin nel caso in cui le cose fossero andate per il peggio” e di aver ricevuto molti litri di ossigeno.
Le parole di Johnson
I particolari del racconto di BoJo mettono i brividi. Il Primo Ministro ha infatti dichiarato di essere stato cosciente nel momento in cui i medici discutevano delle modalità in cui comunicare la sua morte e della possibilità di intubarlo (“siamo arrivati a una possibilità di 50-50″), il che significava indurlo al coma, con il serio rischio di non svegliarvici mai. Johnson, che è stato in terapia intensiva per tre notti e ricoverato in ospedale per una settimana complessiva, ha ammesso di aver sottovalutato l’impatto del virus sul suo corpo. Nonostante la notizia di essere positivo al Covid-19, il Primo Ministro ha infatti continuato a lavorare, pur sentendosi “provato”. Il 5 aprile, contro la sua volontà, fu portato in ospedale per ordine dei medici che, visto il rapido peggioramento, hanno dovuto trasferirlo in terapia intensiva. Johnson si è emozionato durante l’intervista parlando di medici e infermieri, che l’hanno curato in “maniera eccezionale e commovente”. La gratitudine l’ha portato a dare al proprio figlio, nato il 29 aprile, il nome (oltre a Wilfred come suo nonno e Lawrie come il nonno della fidanzata) di Nicholas, come i due medici che l’hanno curato, Nicholas Price e Nicholas Hart.
La situazione Covid-19 nel Regno Unito
Johnson era stato fortemente criticato per la sua gestione nelle prime settimane della pandemia, a partire dall’ormai famosa conferenza del 12 marzo. Rivolgendosi alla stampa, il Primo Ministro dichiarò che “molte famiglie avrebbero perso i loro cari” (in molti casi erroneamente riportato come “abituatevi a perdere i vostri cari”) e il dottor Vallance, consigliere scientifico del governo, disse che “era impossibile impedire a tutti di prendere il virus e nemmeno desiderabile, dal momento che un certo grado di immunità nella popolazione sarebbe stato utile per proteggerla dal virus nel futuro”, e che l’obiettivo era quello di proteggere i più deboli e il sistema sanitario. L’immunità di gregge non è dunque mai stata menzionata, ma è probabile che l’impatto del virus sia stato sottovalutato. Il lockdown è stato imposto solamente il 23 marzo, anche perché, a differenza di Italia e Spagna, il sistema sanitario britannico non è mai stato al collasso.
Al momento il Regno Unito conta 182mila casi accertati e 28mila decessi da Coronavirus, numeri paragonabili a quelli italiani. La ripresa sembra essere però più indietro, con una media di circa 5000 nuovi casi accertati e 600 nuovi decessi al giorno nell’ultima settimana. Non esiste ancora una data fissata per la fine del lockdown: il governo, ora nuovamente guidato da Johnson, si riserva di attendere gli sviluppi della situazione epidemiologica.