La missione diplomatica cinese presso le Nazioni Unite ha condannato il tweet pubblicato dall’equivalente statunitense, dove si bolla come “affronto ai principi dell’ONU” l’esclusione di Taiwan dall’Organizzazione e dai tavoli di coordinamento per la gestione dell’emergenza coronavirus.
La Cina, che considera l’isola una propria provincia ribelle, ha espresso “ferma opposizione” alla dichiarazione a stelle e strisce, accusando un’interferenza nei propri affari interni e ribadendo l’appartenenza di Taipei alla Repubblica Popolare Cinese.
.@UN was founded to serve as a venue for all voices, a forum that welcomes a diversity of views & perspectives, & promotes human freedom. Barring #Taiwan from setting foot on UN grounds is an affront not just to the proud Taiwanese people, but to UN principles. #TweetForTaiwan
— U.S. Mission to the UN (@USUN) May 1, 2020
Another political trick. UNGA Resolution 2758 has long put an end to the Taiwan question. Strongly oppose using this question to interefere in China’s internal affairs. Trying to shift the blame for inadequate response to #COVID19 in US? No way. @USUN @State_IO pic.twitter.com/aA9jMCq3qW
— Chinese Mission to UN (@Chinamission2un) May 1, 2020
In questa guerra social è per ultimo da sottolineare come l’ambasciatore americano all’ONU, Kelly Craft, abbia ritwittato l’uscita della sua missione diplomatica, che nei scorsi giorni ha inoltre condiviso la posizione del Dipartimento di Stato USA che chiedeva il coinvolgimento di Taiwan alla prossima assemblea del WHO.
Ricordiamo che Taiwan ha rappresentato la Cina all’ONU, ricoprendo di conseguenza il relativo seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza, fino al 1971, anno nel quale venne approvata dall’Assemblea Generale la risoluzione 2758, che sancì il riconoscimento della RPC quale unico rappresentante della Cina presso le Nazioni Unite.