La Valle d’Aosta torna al voto dopo due anni
Un’elezione regionale straordinaria si aggiunge alle tornate ordinarie del 20 e 21 Settembre ed è quella del rinnovo del Consiglio regionale della Valle d’Aosta.
Lo scioglimento anticipato è la conseguenza della mancata formazione di una nuova maggioranza e di un nuovo governo pienamente funzionante entro i 60 giorni dalla data di presa d’atto delle dimissioni dell’ex Presidente Antonio Fosson, coinvolto nell’indagine Egomnia sul voto di scambio politico-mafioso insieme ad altri politici che siedono e sedevano in Consiglio regionale.
Il Presidente ad interim Renzo Testolin non è riuscito difatti a consolidare attorno a sè una coalizione capace di far proseguire la legislatura.
L’indizione di elezioni anticipate a seguito delle dimissioni del Governatore non è automatica in Valle d’Aosta, dove il Presidente non è eletto direttamente dal popolo ma dal Consiglio regionale, quest’ultimo eletto a suffragio universale (si parla quindi di elezione indiretta).
Una forma di governo quella valdostana condivisa a livello regionale in Italia soltanto dal Trentino-Alto Adige.
Le liste in campo
- Centro destra Valle d’Aosta (Forza Italia, Fratelli d’Italia)
- Lega
- Movimento 5 Stelle
- Vallée d’Aoste Unie (MOUV’, VdA Ensemble)
- Progetto Civico Progressista (Partito Democratico, Europa Verde, Rete Civica, Area democratica, Possibile)
- Alleanza Valdostana (Italia Viva, Stella Alpina)
- Pour l’Autonomie (Union Valdôtaine Progressiste)
- Union Valdôtaine
- Rinascimento
- Pays d’Aoste souverain
- Valle d’Aosta Futura
- VdALibra-Partito Animalista Italiano
La legge elettorale
La normativa prevede l’elezione dei 35 consiglieri con un sistema proporzionale a turno unico.
Ogni lista deve essere composta da un minimo di 18 nomi a un massimo di 35. L’elettore può indicare una sola preferenza.
È previsto un premio di maggioranza sottoposto però ad una stringente condizione: la lista o il gruppo di liste che raggiunge il 42% dei voti ha diritto a 21 seggi.
La soglia di sbarramento opera a due livelli: il primo esclude le liste che non abbiano raggiunto il ‘quoziente’ minimo (dato dalla divisione tra la somma dei voti totali e il numero dei seggi da assegnare).
Si ripartono quindi i seggi tra le liste sopravvissute e si applica poi il secondo sbarramento: vengono escluse tutte le liste che non hanno ottenuto almeno due seggi, che vengono riassegnati alle altre liste.