Tre giorni fa si è tenuto, in forma virtuale, il vertice multilaterale promosso da Germania e Nazioni Unite sulla crisi libica. L’esigenza di un incontro si è fatta più forte con il peggiorare della situazione nel Paese, dilaniato dalla guerra civile dal 2011. Due sono stati i fattori che hanno destato particolari preoccupazioni. Il primo è la dichiarazione del numero uno del Governo di Accordo Nazionale della Libia, Fayez al-Sarraj, che lo scorso 17 settembre ha annunciato la volontà di dimettersi dal suo incarico. Il secondo è la recrudescenza dell’offensiva su Tripoli, roccaforte del GNA, lanciata dal generale Khalifa Haftar, capo del Consiglio Nazionale di Transizione.
Il meeting del 5 ottobre segna un progressivo coinvolgimento della Germania, Presidente dallo scorso luglio del Consiglio dell’Unione Europea e membro non permanente del Consiglio di Sicurezza ONU dal 2019, nella crisi libica. Lo scorso gennaio si era tenuta a Berlino una conferenza sulla Libia, i cui risultati sono stati incerti. Due punti, in particolare, sono stati ampiamente disattesi: il mantenimento del cessate il fuoco e l’impegno dei Paesi terzi di rispettare l’embargo sulle armi secondo la risoluzione 1970/2011 del SC.
La Libia è terreno di guerra civile dal 2011, quando il regime del colonnello Muammar Gheddafi cadde vittima delle Primavere Arabe. Dal 2014 sono due i principali attori nel conflitto: il GNA presieduto dal Presidente Serraj e sostenuto da ONU, Italia e Turchia, e il CNT del generale Haftar, sostenuto principalmente da Egitto, Russia ed Emirati Arabi. Quasi inutile a dirsi, il supporto di stati stranieri ai due Paesi, che si esprime anche attraverso la vendita illegale di armi, rende la situazione più delicata.
Nonostante le premesse non proprio incoraggianti, il Ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, ha espresso “cauto ottimismo” circa la buona riuscita dell’iniziativa. Il Ministro Maas ha inoltre sottolineato che adesso le possibilità di fare concreti passi avanti sono maggiori rispetto a prima. Ora serve la volontà di sfruttarle.