Thailandia, Premier revoca le misure di emergenza e si riaccendono le proteste
Il Primo Ministro thailandese ha revocato le misure d’emergenza imposte per contrastare le grandi proteste anti-governative nella capitale Bangkok e nel resto del Paese che a gran voce richiedono una svolta democratica.
La revoca dell’emergenza
Il decreto di emergenza imposto circa una settimana fa dal Premier Prayut Chan-o-cha per frenare le proteste pro-democrazia prevedeva: il divieto di assembramenti oltre le 5 persone, la censura di notizie che potessero provocare disordine nel Paese e la concessione di maggior potere alle forze dell’ordine.
I manifestanti, una volta appresa la notizia dell’emanazione del nuovo decreto, hanno dato al Premier un ultimatum di tre giorni per dimettersi dalla carica che ricopre e permettere così al Paese di iniziare una nuova fase. Il Primo Ministro non ha esitato a negare tale possibilità e continuerà a rimanere legittimamente al suo posto.
Thousands of anti-government protesters march in Bangkok between lines of yellow-shirted security forces and royalists. #ม๊อบ14ตุลา #WhatsHappeningInThailand pic.twitter.com/5Hs5Q2W1Hu
— Matthew Tostevin (@TostevinM) October 14, 2020
I manifestanti oltre a chiedere le dimissioni di Prayut Chan-o-cha – ex generale che fu a capo nel 2014 del golpe militare – chiedono anche una nuova costituzione che escluda i militari da tutti i corpi rappresentativi ed una modifica del ruolo del Re limitandone il potere.
Il golpe del 2014 e il futuro sfumato
Gli animi della protesta risalgono al 2014 quando l’allora capo dell’esercito, il generale Prayut Chan-o-cha, fece un colpo di Stato contro il governo di Yingluck Shinawatra.
Con i risultati delle prime elezioni libere nel marzo del 2019 vinte da Potere del Popolo, partito dell’ex generale golpista, i cittadini thailandesi videro sfumare il processo di democratizzazione del Paese promesso dai generali. Questo animò un grande risentimento nel Paese che alimentò ulteriormente le proteste. Tuttavia, il movimento di protesta riuscì a entrare in Parlamento grazie alla conquista di 81 seggi con il partito Futuro Nuovo, ottenendo il terzo posto come forza politica nella Camera Bassa del Parlamento thailandese. Il partito fu successivamente sciolto dalla Corte Costituzionale della Thailandia il 21 febbraio 2020 per l’irregolarità di un prestito da 191,2 milioni di bath fatta da uno dei due fondatori: l’imprenditore trentenne Thanathorn Juangroongruangkit. Dopo la sentenza il partito si ricostituì tramite la fondazione del partito Movimento per il Futuro di stessa ideologia progressista e anti-giunta militare.
Le proteste nate da movimenti studenteschi di opposizione al governo golpista si sono sempre più diffuse nel Paese, trovando l’appoggio nella maggior parte della popolazione insoddisfatta sia delle politiche del Primo Ministro e dello stile di vita del Re Rama X e del pesante ruolo che la Corona ha nella libertà di espressione del popolo.