Venerdì 23 ottobre 2020, gli europarlamentari si sono riuniti in seduta plenaria per adottare la riforma della Politica Agricola Comune (PAC).
Con 425 voti favorevoli, 212 voti contrari e 51 astensioni, il Parlamento Europeo adotta la riforma della PAC.
Questa politica è stata istituita nel 1962 e l’ultima riforma effettuata risale al 2013.
La posizione approvata è frutto dell’alleanza tra i tre principali gruppi di maggioranza: PPE, S&D e Renew Europe. Essi ritengono che la nuova PAC sia pensata per essere allineata al Green Deal e all’Accordo di Parigi sul clima.
Al contrario, i Verdi ritengono che i tre gruppi non abbiano posto abbastanza attenzione al ruolo dell’agricoltura sui cambiamenti climatici e ambientali.
Ad oggi, La PAC rappresenta il 34,5% del bilancio UE 2020. Circa il 70% del suo bilancio sostiene il reddito di 6/7 milioni aziende agricole nell’UE.
L’obiettivo della nuova PAC è rendere quest’ultima più flessibile, sostenibile, a prova di crisi e che possa coincidere meglio con i bisogni dei vari stati membri.
Nello specifico, vengono individuati quattro nuovi piani di azione.
A sostegno di chi rispetta il clima è l’ambiente
Innanzitutto, al fine di ottenere il sostegno diretto, il Parlamento ha stabilito il rafforzamento delle pratiche in favore del clima e dell’ambiente obbligatorie da parte dei singoli agricoltori.
È stato inoltre stabilito che il 35% del bilancio per lo sviluppo rurale debba essere destinati a misure riguardanti il clima e l’ambiente.
Oltre a ciò, si chiede agli Stati membri di incoraggiare gli agricoltori a destinare almeno il 10% dei propri terreni a interventi paesaggistici a sostegno della biodiversità, quali siepi, alberi non produttivi e stagni.
Meno contributi per le grandi aziende e sostegno alle PMI
Inoltre, dopo aver ridotto i pagamenti diretti annuali agli agricoltori al di sopra dei 60.000 euro, è stato fissato il massimale di aiuti diretti agli agricoltori a 100.000 euro. Di pari passo, è stato anche stabilito che almeno il 6% dei pagamenti diretti nazionali debba andare a sostegno delle piccole e medie imprese.
Infine, almeno il 4% dei pagamenti diretti deve essere indirizzato ai giovani agricoltori.
In ogni caso, il PE sottolinea che “i finanziamenti dell’UE dovrebbero essere riservati a chi svolge almeno un livello minimo di attività agricola”.
Sostegno nei momenti di crisi
In seguito, Il Parlamento ha richiesto ulteriori misure per aiutare gli agricoltori a gestire rischi e possibili crisi future. Spera in una maggiore trasparenza del mercato e l’esenzione dalle norme sulla concorrenza per quelle pratiche che adottano standard ambientali o sulla salute o sul benessere degli animali più elevati.
Sanzioni sempre più rigide
Infine, l’Europarlamento si è dichiarato a favore di sanzioni più severe nei confronti di chi non rispetta i requisiti europei in materia ambientale, benessere degli animali. La sanzione è pari ad almeno il 10% dell’importo totale dei pagamenti.
I prossimi passi?
Iniziano ora i “triloghi”, ovvero i negoziati interistituzionali tra Parlamento, Commissione e Consiglio. Per fare in modo che durante le trattative gli agricoltori possano comunque usufruire dei fondi, la PAC entrerà in fase transitoria dal 1 gennaio 2021 per due anni.