Tra pochi giorni si terranno le elezioni legislative nella Giordania. Il popolo del Regno Hashemita sarà chiamato a rinnovare la camera bassa (majlis an-Nuwaab) del parlamento per i prossimi quattro anni, mentre per quanto riguarda l’Assemblea dei Senatori (majlis al-Aayan) i suoi membri sono nominati direttamente dal Re per un mandato di otto anni.
Il Capo dello Stato, Re Abdullah II, ha emesso un decreto reale confermando che le elezioni parlamentari, per la loro diciannovesima edizione, si terranno regolarmente nei tempi previsti. Con questo decreto, il Monarca pone fine alle polemiche che riguardavano la possibilità o meno dello svolgimento delle elezioni alla luce della situazione pandemica e le relative misure limitative.
In seguito, la Commissione Elettorale Indipendente, che è responsabile della supervisione del processo elettorale, ha fissato l’election day per il 10 novembre assicurando che verranno adottate tutte le precauzioni necessarie.
Le legislative del 2016
Le scorse elezioni del 2016, hanno assistito ad un calo della partecipazione rispetto a quelle precedenti: votarono quasi un milione e mezzo a fronte di un elettorato attivo di circa 4,1 milioni, registrando una mediocre percentuale del 36%. Uno dei motivi di questo abbassamento è la legge emanata antecedentemente, che nega ai giordani espatriati la possibilità di esprimere il proprio voto.
Dei 1252 candidati, solo 253 erano esponenti di partito. Di questi, soltanto 37 furono eletti deputati. Gli undici partiti politici risultati vincitori si sono suddivisi i 37 seggi: di questi, 15 guadagnati dalla Coalizione Nazionale per le Riforme (centro destra) a guida del partito Fronte Islamico d’Azione (FIA).
Il contesto politico e la gara elettorale
A fianco delle tante liste locali che corrono in questa tornata elettorale, partecipano 47 partiti politici. Il partito Salvataggio e Cooperazione (islamico centrista), fondato nel 2017 da una scissione del FIA, sarà l’unico a non presentarsi boicottando le elezioni e denunciando frodi elettorali.
I maggiori schieramenti sono quello del Fronte Islamico d’Azione, capeggiato da Mohammed Al-Zyoud e la Coalizione dei Partiti Nazionalisti e di Sinistra formata da sei partiti: Partito Popolare Democratico, Partito Comunista Giordano, Unità Popolare Democratica, Movimento Nazionalista, Partito Ba’th Progressista, e Partito Ba’th Socialista.
Queste elezioni, rispetto a quelle precedenti, vedono crescere il numero di candidati a nome di un partito politico, in totale sono 382. La ragione dell’aumento della rappresentanza e della concorrenza partitica, secondo il Ministro dello sviluppo politico e degli affari parlamentari Musa Maaytah, è rintracciabile nel “nuovo sistema di contribuzione finanziaria dei partiti” volto ad incentivare l’attività e la partecipazione di questi.
Sistema elettorale
La camera bassa del parlamento bicamerale della Giordania è composta da 130 seggi, di cui 115 vengono ricoperti con il sistema proporzionale plurinominale con lista aperta e voto di preferenza. Di questi, nove seggi sono riservati alla minoranza cristiana e altri tre alle minoranze cecena e circassa. La normativa non prevede alcuna soglia elettorale, per cui ai candidati che ottengono il maggior numero di voti di preferenza vengono assegnati i seggi in via prioritaria. Allo stesso modo, in ciascuna circoscrizione con seggi riservati per le minoranze, vince il candidato che si è precedentemente iscritto come membro della minoranza di riferimento e che ha ottenuto il maggior numero di voti.
Infine, si aggiungono 15 posti riservati alle donne secondo il sistema “best losers”. Ovvero vengono assegnate ai candidati di genere femminile, sempre nel rispetto del voto preferenziale, che non risultino rientranti nei 115 seggi iniziali.
Le circoscrizioni elettorali sono 23, ciascuna corrisponde ad un numero di seggi che va da un minimo di tre ad un massimo di nove.