Ungheria, proposta modifica della legge elettorale
Nelle ultime settimane Viktor Orban si è reso protagonista di alcune mosse che hanno suscitato un acceso dibattito in Europa e nel suo Paese. Il veto al Recovery Fund è un fatto assai noto, un po’ meno ciò che ha scatenato le critiche dell’opposizione in Ungheria. Il Premier magiaro ha ottenuto nuovamente dei poteri straordinari per la durata di 90 giorni, con un consenso parlamentare abbastanza ampio, per contrastare efficacemente la nuova impennata di contagi da Coronavirus e le drammatiche conseguenze socio-economiche correlate. Tuttavia, le prime misure adottate più che essere legate alla lotta al Covid-19 sembrano essere legate alla battaglia politica.
Le modifiche alla legge elettorale
Poche ore dopo aver ottenuto l’estensione dei poteri, appena un minuto prima della mezzanotte, è stato depositato un emendamento piuttosto controverso che ha scatenato l’ira delle opposizioni. Si tratta di una modifica alla legge elettorale che prevede che possano partecipare alle elezioni soltanto le liste che hanno propri candidati in almeno 50 collegi elettorali, anziché i 27 previsti dalla legge attualmente in vigore. Il Governo ha giustificato questa misura, ritenendola un argine agli pseudo-partiti che concorrono alle elezioni solo per ottenere fondi pubblici.
Le proteste delle opposizioni
Le opposizioni ritengono la mossa un chiaro tentativo di avvantaggiare Fidesz – il partito del Premier – alle elezioni del 2022. Infatti è cosa nota che i partiti di opposizione stiano lavorando da un po’ di tempo a un progetto di collaborazione per superare l’esperienza di Orban, cosa che ha dato i suoi primi frutti alle amministrative dello scorso anno dove le opposizioni unite sono riuscite ad ottenere risultati importanti, come la vittoria a Budapest. Le modifiche alla legge elettorale potrebbero obbligare le opposizioni ad organizzarsi in una, massimo due, liste per portare avanti il progetto unitario. Però non va dimenticato che si tratta di mondi veramente opposti tra loro, dalle sinistre alla destra passando per i centristi. Una lista unitaria con candidati di estrazioni molto distanti tra loro potrebbe disorientare gli elettori e indebolire il progetto delle opposizioni unite.
I sondaggi
La situazione è piuttosto interessante, perché Orban nelle ultime tre rilevazioni dei sondaggisti continua a viaggiare tra il 48 e il 51% dei consensi, ma i partiti di opposizione disposti ad unirsi arrivano al 46-48%. Il distacco è minimo, quindi ogni mossa capace di spostare anche una piccola fetta di voti può essere decisiva. A trainare le opposizioni c’è la Coalizione Democratica di centrosinistra seguita dai centristi di Momentum e la destra di Jobbik, che nel corso degli ultimi anni ha ammorbidito di molto le sue posizioni. Seppur con percentuali minori, non è da sottovalutare l’apporto che potrebbero dare socialisti ed ecologisti.
Gli ultimi tre sondaggi mostrano l’andamento della coalizione a sostegno di Orban e delle Opposizioni unite