“Liberi di essere sé stessi nell’Unione europea“.
È questo il principio cardine cha ha guidato la Commissione europea nella stesura della prima strategia dell’UE per l’uguaglianza delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, non binarie, intersessuali e queer (LGBTIQ).
Nell’ottica di costruire “un’Unione dell’uguaglianza”, come annunciato dalla Presidente von der Leyen nel suo discorso sullo Stato dell’Unione 2020, l’esecutivo comunitario si impegna per i prossimi cinque anni a combattere la discriminazione e garantire pari opportunità ai membri della comunità LGBT+.
La strategia dell’Unione europea si basa su quattro pilastri: combattere la discriminazione, garantire la sicurezza, costruire una società europea inclusiva, e promuovere i medesimi obiettivi nel resto del mondo.
Discriminazione in aumento nell’UE
Secondo un rapporto dell’Agenzia dell’UE per i diritti fondamentali, la discriminazione sulla base di orientamento sessuale e identità/espressione di genere sta aumentando negli Stati membri. Nel 2019, il 43% delle persone LGBTIQ ha dichiarato di sentirsi discriminato, dato in aumento rispetto al 37% del 2012.
La crisi pandemica ha esacerbato questo senso di insicurezza e vulnerabilità. Il confinamento ha costretto diversi membri della comunità LGBT+ in ambienti ostili, dove veniva loro preclusa la libertà di esprimere la loro identità. Uno studio pubblicato da ILGA-Europe riporta che solo il 55% delle famiglie europee sarebbe a proprio agio se il loro figlio si frequentasse con una persona lesbica, gay o bisex.
Stanno anche crescendo gli episodi di violenza contro gli eventi e le manifestazioni arcobaleno e le costituzioni di cosiddette “LGBTIQ free-zones”. In Polonia dozzine di città si sono dichiarate ‘libere dall’ideologia LGBT’, un comportamento che non deve trovare spazio nell’Unione secondo la Commissione.
“Le istituzioni dell’UE, insieme agli Stati membri, hanno il dovere di schierarsi in prima linea per proteggere i diritti fondamentali dell’individuo e garantire la parità di trattamento a prescindere dall’orientamento sessuale”.
Lotta alla discriminazione
Il primo obiettivo della strategia si concretizzerà soprattutto attraverso proposte legislative ad hoc. Nel 2021 l’esecutivo pubblicherà una relazione sull’applicazione della direttiva del 2000 sulla parità di trattamento in materia di occupazione, che dovrebbe proteggere dalla discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale, ma che viene spesso elusa all’interno dei Paesi membri.
Sulla base delle conclusioni della relazione, nel 2022 la Commissione proporrà un quadro legislativo per correggere i “malfunzionamenti” nel sistema, con particolare attenzione agli “organi di uguaglianza”, la cui istituzione era stata raccomandata per trattare casi di discriminazione di ogni tipo.
La maggior parte dei settori politici legati all’uguaglianza delle persone LGBT+ è di competenza nazionale. Tuttavia, l’UE può fornire orientamenti, coordinare le misure e vigilare sui progressi. Inoltre, l’esecutivo comunitario si impegnerà per un’armonizzazione dei quadri normativi nazionali in materia e promuoverà lo scambio di best practices tra gli Stati. Infine, l’UE investirà delle risorse europee (‘Asylum and Migration Fund’ e ‘Horizon Europe’) per eradicare la discriminazione dalle comunità più vulnerabili.
Protezione delle persone arcobaleno
La protezione di tutti i cittadini, nella realtà e online, è il secondo pilastro su cui si basa la prima strategia europea per l’uguaglianza delle persone LGBTIQ, che soffrono in misura maggiore di reati d’odio, violenza e hate speech.
Anche in questo campo, le legislazioni nazionali andranno armonizzate, in quanto sussistono differenze rilevanti in materia di difesa della comunità LGBT+. In Italia, ad esempio, la Camera ha approvato a inizio novembre la Legge su prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi legati al sesso, al genere, all’orientamento sessuale, all’identità di genere e alla disabilità, c.d. Legge Zan contro l’omotransfobia.
La Commissione presenterà un’iniziativa per includere nella lista dei “crimini europei” (art. 83 TFUE) i reati d’odio e l’hate speech, e metterà a disposizione fondi UE per iniziative volte a minimizzare i pericoli dell’omofobia in senso lato (attraverso i programmi ‘Citizens, Equality, Rights and Values’ e ‘Justice’)
Verso una società più inclusiva
Il diritto fondamentale della libertà di movimento all’interno dei confini europei sarà arricchito di nuove linee guida nel 2022 per includere un’attenzione speciale alle “famiglie arcobaleno”. L’Esecutivo presenterà un’iniziativa legislativa sul riconoscimento transfrontaliero della genitorialità delle coppie LGBTIQ.
Infine, la Commissaria per l’Uguaglianza Helena Dalli guiderà la prima Task Force for Equality, che integrerà in tutte le prossime politiche e iniziative europee degli elementi di lotta alla discriminazione.
Attraverso Eurostat, la Commissione si impegna a fornire supporto metodologico e a raccogliere e condividere dati statistici sulle condizioni delle persone LGBTIQ, basandosi sulla collaborazione volontaria degli Stati membri. Nel 2023 verrà inoltre pubblicato un Eurobarometro specificamente dedicato alla discriminazione nell’Unione.
I diritti LGBTIQ nel mondo
L’Unione europea “vuole fungere da esempio” per i Paesi terzi in materia di lotta alla discriminazione e riconoscimento legale delle persone della comunità LGBT+.
Oltre a potenziare i dialoghi con i partner su come ridurre le leggi discriminatorie, le istituzioni UE richiederanno ai paesi candidati il rispetto dei diritti LGBTIQ, attraverso lo Strumento di Assistenza pre-adesione.
La Commissione condividerà con i Paesi terzi le best practices europee e collaborerà con il Consiglio d’Europa e le Nazioni Unite per difendere i diritti fondamentali dei membri della comunità arcobaleno, basandosi soprattutto sulle linee guida contenute nel Piano d’azione dell’UE per i diritti umani e la democrazia 2020-2024.