L’associazione Rousseau ha un problema di budget
175 mila euro. È questa la cifra a cui ammonterebbe il disavanzo dell’associazione Rousseau di Davide Casaleggio, che si occupa della gestione dei servizi online per il Movimento 5 Stelle. La piattaforma nata nel 2016 offre agli iscritti pentastellati le funzioni di democrazia diretta e vive grazie alle micro-donazioni degli iscritti e ai contributi versati mensilmente dagli eletti in Parlamento. Non utilizza giri di parole il figlio del guru Gianroberto: “Negli ultimi mesi abbiamo avuto qualche problemino con il budget e le entrate – spiega – Il nostro è un metodo di autofinanziamento lontano dai finanziamenti pubblici: abbiamo sempre innovato e cercato nuovi modi di finanziare le attività con Rousseau. È vero che negli ultimi 2 anni abbiamo adottato un particolare modo di finanziamento, ma ora dovrà essere affiancato da altri”.
Le mancate rendicontazioni
Fino ad ora, gran parte delle entrare per garantire il completo funzionamento di Rousseau provenivano dai parlamentari e dai consiglieri regionali. Tra tutte le voci che gli eletti 5 Stelle devono decurtare dalla loro indennità mensile, infatti, c’è un capitolo relativo ai 300 euro da destinare alla piattaforma tecnologica. Ebbene, dando una sbirciata al sito “tirendiconto.it” è possibile verificare come molti deputati e senatori non siano ancora in regola con i pagamenti. Per essere in regola, i portavoce grillini devono aver completato la rendicontazione fino ad agosto 2020. Se per il 2018 tutti gli importi risultano versati, alcuni eletti non hanno ancora completato i pagamenti relativi all’esercizio 2019. Tra questi ci sono le deputate Francesca Galizia, Angela Ianaro, Marianna Iorio, Caterina Licatini, Francesca Troiano e il senatore Emanuele Dessì. Ancora più numerosi quelli non in regola nell’anno in corso, e qui troviamo anche alcuni big come Nicola Morra, Danilo Toninelli e Nunzia Catalfo. Manca dunque all’appello una quota di gettito non trascurabile per l’associazione Rousseau, motivo che potrebbe aver spinto Casaleggio jr. ad imprimere una svolta nelle nuove modalità di finanziamento.
Non sarà certo un percorso facile, visti i rapporti non idilliaci che da un po’ di tempo intercorrono tra la Casaleggio Associati e il Movimento 5 Stelle. Durante la kermesse via web degli Stati generali, è stato affrontato il tema che riguarda proprio le relazioni con l’associazione Rousseau. Nel documento finale il riferimento a Rousseau non viene mai fatto, ma si specifica che dovrà essere previsto un contratto di servizio: “La piattaforma tecnologica – si legge – è uno strumento di servizio a supporto dell’azione politica decisa dagli organi del Movimento e per l’esercizio della democrazia diretta nelle forme e nei modi previsti dallo Statuto. I rapporti con il gestore della piattaforma devono essere regolati da apposito contratto di servizio o accordo di partnership che definisca i servizi delegati, ruoli, doveri reciproci”.
Il Piano per un nuovo autofinanziamento
A partire dal 2 ottobre sono stati ridotti inoltre alcuni servizi che solitamente eroga la piattaforma. È di alcuni giorni fa la presentazione di un Piano 2020/2021 di rilancio delle attività e per un nuovo autofinanziamento, illustrato dallo stesso Casaleggio e dai soci Enrica Sabatini e Pietro Dettori. I nuovi progetti messi in campo consistono nel miglioramento del profilo attivista e del sistema meriti della piattaforma, strumenti pensati per far emergere coloro che creano valore per la comunità del Movimento.
Il primo progetto coinvolge gli “ambasciatori della partecipazione” e ha come obiettivo quello di dare strumenti ad attivisti riconosciuti dalla comunità per promuovere la partecipazione dal basso, la democrazia diretta e la cittadinanza attiva. Vengono introdotte anche le sedi digitali territoriali e tematiche, che consentiranno agli attivisti di incontrare altri iscritti del proprio territorio e coinvolgerli in iniziative locali. Per quanto riguarda il finanziamento, Casaleggio ha lanciato una nuova campagna di donazioni basate sui versamenti periodici e messo a disposizione degli utenti il calendario dei “Santi laici” 2021, che gli iscritti potranno prenotare e ricevere a casa in cambio di una donazione minima.
L’opzione “mi fido” nell’occhio del ciclone
Ma la novità che fa più discutere, in questo caso slegata da diatribe finanziarie, è il nuovo pulsante “mi fido”, che servirà a “differenziare attivisti e iscritti evidenziando quali persone sono attive e riconosciute dai territori”: sulla pagina personale di ogni iscritto sarà pubblicata la lista dei garanti dell’attivismo, ovvero delle persone che garantiscono per quel singolo attivista davanti alla comunità di Rousseau.
Questa manovra ha già suscitato timori tra i pentastellati, che vi intravedono un rischio concreto di creazione di vere e proprie correnti strutturate. I “mi fido” per Alessandro Di Battista, ad esempio, sarebbero già numerosi, un segnale che sta agitando il gruppo dei “governisti”, sia quelli vicini al Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, sia coloro che provengono dall’area “di sinistra” del Presidente della Camera Roberto Fico. La nuova funzione ha anche la caratteristica di vedere chi sono i portavoce o gli attivisti che assegnano il giudizio: un altro modo per mettere in luce il peso delle fazioni e vedere chi ne fa parte. Il capo politico ad interim Vito Crimi ha preso le distanze da tale progetto sia pubblicamente, parlando di iniziativa “non concordata”, che in privato, nelle conversazioni con i senatori. Da un gruppo di eletti è partita infine la richiesta ai vertici di tagliare l’erogazione dei fondi a Rousseau, ritenuto ormai un corpo estraneo al Movimento, al fine di riportare internamente al partito la gestione della piattaforma informatica.
Un accordo di convivenza tra Rousseau e il M5S andrà comunque trovato per evitare fratture insanabili nella creatura di Beppe Grillo. Di questo sono convinte tutte le parti in gioco che sono emerse, dai sostenitori di Giuseppe Conte agli ortodossi più vicini a Casaleggio.