L’HDP rischia la chiusura e gli USA avvertono la Turchia
Il procuratore generale della Cassazione di Ankara, mercoledì 17 marzo, ha presentato alla Corte costituzionale una richiesta di messa al bando dell’HDP. Il partito filo-curdo, terza forza nel parlamento, viene accusato di favoreggiare attività terroristiche.
Secondo l’agenzia turca Anadolu, nella dichiarazione accusatoria formulata dal Procuratore Bekir Sahin, si afferma che “i membri del Partito Democratico dei Popoli cercano, attraverso le loro dichiarazioni e azioni, di sovvertire l’unità indivisibile tra lo Stato e la nazione”.
Tra politica e legalità
Politicamente, i promotori della dissoluzione del partito di Selahattin Demirtaş, sono Erdogan e il suo partner nella coalizione di governo, il nazionalista di destra Devlet Bahçeli. Sia il Presidente che l’MHP (partito di Bahçeli) hanno spesso accusato l’HDP di essere il braccio politico del gruppo paramilitare PKK (organizzazione terroristica per Australia, Austria, Canada, Spagna, Giappone, Iran e ovviamente Turchia ed i suoi alleati).
Ora la parola spetterà alla massima magistratura del paese. La suprema Corte capeggiata da Zühtü Arslan, è spesso entrata in contrasto con la presidenza di Erdogan.
L’HDP rischia la chiusura e i suoi membri l’interdizione
La stretta sull’HDP si è rafforzata dopo la fallita operazione militare turca, per la liberazione di 13 ostaggi detenuti dal PKK in Iraq, conclusasi con l’uccisione di tutti i detenuti a metà febbraio scorso.
Oltre al partito nella sua interezza, la proscrizione colpisce anche i suoi membri individualmente. Solo qualche giorno fa, il parlamento turco ha revocato il mandato del deputato Omer Faruk Gergerlioglu, dopo la sua condanna per aver diffuso “propaganda terroristica” attraverso i social media.
La stessa richiesta sul banco della Corte costituzionale, comprende l’interdizione per cinque anni dalle attività politiche di 687 dirigenti dell’HDP.
La versione “dell’imputato”
Da parte sua il partito in questione rigetta le accuse di “attività terroristiche” mossegli contro, e nega fermamente qualsiasi presunto legame con il PKK. Afferma di essere vittima di una campagna di persecuzione a causa della sua opposizione a Erdogan e di essere sottoposto ad una violenta repressione, culminata con l’arresto del suo leader Salahuddin Demirtas nel 2016 (accusato di coinvolgimento con lo scoppio di un’autobomba davanti alla sede di polizia di Dyarbekir).
Inoltre l’HDP, che rischia la chiusura, fa appello a “tutte le forze democratiche” invitandoli a “lottare insieme contro questo golpe politico”.
Sul piano internazionale, la prima reazione in difesa del partito filo curdo è arrivata da Ned Price. Attraverso un comunicato, il portavoce del Dipartimento di Stato degli USA sostiene che “la decisione sovvertirebbe ingiustamente la volontà degli elettori turchi” “privando milioni di cittadini della loro rappresentanza”, oltre al “pericolo che comporterebbe alla democrazia in Turchia”.
Il ministero degli Esteri turco condanna queste “ingerenze estere”, ricordando che bisogna attendere la pronuncia della Corte costituzionale. Asserendo che le “dichiarazioni di altri Paesi su procedimenti legali in corso, non sono compatibili con lo stato di diritto”
La lista nera dei banditi
La Turchia, la cui storia è costellata da colpi di stato, non è nuova a casi di partiti politici messi fuori legge.
Ritenuti una minaccia a seconda delle circostanze del caso, sono quasi 20 i partiti banditi a partire dal 1982, anno di adozione dell’attuale costituzione dopo il golpe militare dell’80.
Partiti filo-curdi e di ispirazione islamista sono i protagonisti assoluti della banned parties list. Nel 2008 addirittura il partito di governo AKP ha rischiato la propria chiusura.
Qui un breve elenco dei maggiori partiti messi al bando:
- 1993 – Partito popolare laburista, filo curdo
- 1998 – Partito del Benessere, islamista
- 2001 – Partito della Virtù, islamista
- 2003 – Partito della Democrazia del Popolo, filo curdo
- 2009 – Partito della Società Democratica, filo curdo